18 Apr 2014

Recuperare i rifiuti in un mondo usa e getta

Questa settimana Terranave parla di oggetti e di cosa possiamo fare per modificare il loro ciclo di vita, insieme a […]

Salva nei preferiti

recycle1
Questa settimana Terranave parla di oggetti e di cosa possiamo fare per modificare il loro ciclo di vita, insieme a chi si impegna ogni giorno per invertire la parabola della vita degli oggetti. La fine vita reale di un oggetto spesso non coincide con il momento in cui il suo possessore decide di disfarsene: la gran parte delle cose che viene gettata nel cassonetto il più delle volte è riutilizzabile, riparabile o pronta per essere smontata e riciclata in parte.

In Italia esistono decine di cooperative, associazioni,  gruppi informali che si impegnano ogni giorno per modificare il ciclo della vita degli oggetti, intercettandoli prima che raggiungano le discariche. Un lavoro che secondo le normative europee dovrebbe essere svolto dai “centri di riuso” ma che oggi è spesso affidato a esperienze auto-organizzate.

La cooperativa Reware è nata a febbraio del 2013, la sua attività principale è  il riutilizzo di computer dismessi. Per lo più provenienti da grandi aziende e uffici, le macchine che arrivano a Reware vengono controllate, riparate, reinstallate con Linux e rimesse in vendita. “I computer che trattiamo spesso non hanno raggiunto il fine vita” racconta Nicolas Denis, tra i soci della cooperativa “in genere sono in grado di funzionare per almeno altri cinque anni, eppure sono considerati rifiuti dai loro detentori”.
A volte però accade che nei lotti arriva qualche computer non più recuperabile, in quel caso Reware si occupa dello smaltimento, portando il PC presso l’azienda municipalizzata di Roma,  l’Ama, che li smonta in pezzi e li rivende agli utilizzatori finali delle materie prime e seconde. Secondo i dati reperiti dalla cooperativa Reware, oggi il rifiuto elettronico annuale è di venti chili pro-capite, mentre il soggetto che ne gestisce lo smaltimento – il centro di coordinamento dei consorzi Raee – riesce a recuperarne circa quattro. Più difficile è reperire il dato preciso che riguarda il rifiuto alla fonte (ossia il rifiuto fatto in fase di produzione di bene industriale), stimabile approssimativamente tra i seicento e i duemila chili annui per persona.
Oggi secondo la legge italiana quando un bene diventa rifiuto non può essere ritrasformato in un bene. Inoltre ancora non è entrata in vigore la normativa europea in materia dei centri di riuso, che consentirebbero il riutilizzo di beni riusabili presenti nel flusso dei rifiuti solidi urbani.
centri italiani di riuso che esistono sono solo dei progetti pilota, come il centro di Vicenza e di San Benedetto del Tronto, che ancora non riescono a lavorare una quantità di materiale realmente capace di impattare positivamente sull’ambiente.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La sostenibilità in mostra: a Palma Campania Naturae trasforma la spazzatura in arte
La sostenibilità in mostra: a Palma Campania Naturae trasforma la spazzatura in arte

L’economia circolare di Relicta: pellicole biodegradabili che si sciolgono in acqua – Io Faccio Così #397
L’economia circolare di Relicta: pellicole biodegradabili che si sciolgono in acqua – Io Faccio Così #397

Oltree, il sogno di Barbara di un’impresa etica ispirata all’economia circolare
Oltree, il sogno di Barbara di un’impresa etica ispirata all’economia circolare

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

La Grecia vieterà la pesca a strascico, primo paese in Europa – #920

|

L’assalto eolico è ingiustizia climatica: le conseguenze sul patrimonio culturale sardo

|

Franco D’Eusanio e i vini di Chiusa Grande: “È un equilibrio naturale, noi non interveniamo”

|

L’arte collettiva del sognare: il social dreaming arriva in Liguria

|

Quanto inquinano gli aerei? Ecco cosa dicono i dati e le leggi

|

No border books, un kit di benvenuto per i piccoli migranti che approdano a Lampedusa

|

Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?

|

HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo

string(9) "nazionale"