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21 Lug 2015

#biellesechecambia 19 – Da Biella a Sostegno

Scritto da: Roberto Vietti

Biella - Dopo qualche giorno di pausa riprende il nostro viaggio, con il solito entusiasmo. Le previsioni per oggi danno […]

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Biella - Dopo qualche giorno di pausa riprende il nostro viaggio, con il solito entusiasmo. Le previsioni per oggi danno pioggia nel tardo pomeriggio, vedremo se si avvereranno o meno. Prima delle due tappe giornaliere è a Vigliano al Raggio Verde. Stefano ci aspetta sull’uscio della struttura. Si vede che è ben organizzato e preciso nel lavoro, così lo è anche nella nostra chiacchierata. Ci racconta così di Raggio Verde.

 

La Cooperativa Raggio Verde nasce nel 1997 su iniziativa di un gruppo di ragazzi che, al termine del Servizio Civile, decidono di continuare a lavorare insieme per promuovere valori condivisi quali lo Sviluppo Sostenibile e in particolare il Commercio Equo Solidale. Si aggiungono presto altri compagni di viaggio e per un anno il Raggio Verde si dedica alla divulgazione e al commercio dei prodotti equo solidali, allestendo mercatini e banchetti ovunque possibile.

 

il raggio verde2

Nel settembre 1998 viene inaugurata la prima Bottega Raggio Verde a Cossato, creata con pochi risparmi e con il lavoro volontario, manuale e intellettuale, di una decina di persone appartenenti a tutte le età (pensionati, studenti, lavoratori..), che dedicano il loro tempo libero ai turni in bottega e all’educazione sul territorio.

 

Nel 1999 il Raggio Verde diversifica le proprie attività, cercando metodi più efficaci per divulgare il Commercio Equo Solidale e per poter trasformare il gruppo, come auspicato fin da principio, in un’impresa no profit fondata su principi etici ed economici che diano un significato diverso al lavoro. Cinque soci ed amici del Raggio Verde decidono di dedicarsi a tempo pieno in questo settore e investono i propri risparmi e il proprio lavoro nell’attività di catering, nei distributori automatici di caffè e nella consegna a domicilio dei prodotti.

 

Al momento attuale la Cooperativa gestisce 6 botteghe del mondo (Borgomanero – Cossato – Verbania – Cannobbio – Vercelli – Borgosesia) e segue 3 progetti di importazione, uno in Mozambico (Artes Maconde) uno in Brasile (Caraiberas) -e uno in Kenya (Kivuli Center). Inoltre importa direttamente dall’organizzazione di commercio equo Aarong (Bangladesh) prodotti tessili per il merchandising . Raggio Verde ha professionalizzato il servizio di catering e si propone in tutto il nord d’Italia per eventi di ogni tipo (matrimoni – pranzi aziendali – coffe break – feste private ecc. ecc.).

 

Inoltre si è specializzata nel settore dei distributori automatici, sostituendo quindi ai classici prodotti quelli del commercio equo. Con particolare attenzione ci si rivolge alle scuole: ogni giorno oltre 2000 studenti possono bere il caffè equo solidale nonché partecipare ad attività di formazione nelle scuole.
È stato inoltre avviato un importante e ambizioso progetto di produzione e promozione di capi in abbigliamento in cotone biologico (Becotton) proveniente da progetti di commercio equo, che crea un ponte diretto tra il nord e il sud del mondo.

 

Ci racconta di questa avventura e di come essa sia nata dalla volontà di uscire da un lavoro classico, offrendoci un succo di frutta al mirtillo. I soci fondatori erano tre: un bancario, un venditore ed un giornalista. Si sono inventati qualcosa che potesse gratificarli. Spera che altre persone seguano con determinazione e volontà tale via, ognuno divenendo imprenditore di se stesso.

 

Ed ecco la tanto attesa tappa, quella “dal Manenti”. Molte infatti tra le persone che abbiamo incontrato ci hanno parlato di questa persona, tanto da lasciarci molto incuriositi a riguardo. Il Sole continua ad accompagnarci. Il temuto acquazzone non è arrivato. Giungiamo a Sostegno, dopo esser usciti e rientrati più volte dalla provincia di Biella. Davanti a noi l’insegna Manenti – Prodotti biologici . Siamo arrivati insieme a due clienti che venivano per comprare verdura e frutta. Ci accoglie Cristina , donna dal viso puro e dalle gote rosse.

 

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Entriamo in casa dove Gigi si è appena risvegliato dal riposino pomeridiano. Barba lunga, sigaretta accesa, voce roca e profonda. Iniziamo subito a dialogare. Si capisce subito l’autorevolezza e la tenacia di quest’uomo. Parliamo di mele. Gigi ci tiene parecchio all’argomento: per lui la storia delle mele è lo specchio della storia dei nostri tempi. La mela, per natura, è resistente, resiliente, cresce e vive per molti anni. Quel che abbiamo fatto nel tempo è stato quello di trasformare il suo ciclo di vita naturale, riducendo e di molto il suo tempo di vita, rendendola più debole e precaria. Ci accompagna nella casa dove dormiremo per due notti. E’ nel paese di Sostegno.

 

In questa casa avevano già accolto per alcuni anni tre ragazzi che erano sfuggiti dalla guerra del Kosovo. Tale struttura risale al XV secolo e venne anche incendiata dai spagnoli. Ci facciamo una doccia e ritorniamo a casa di Gigi e Cristina per la cena. Prepariamo la cena, e Cristina ci espone un concetto che sembra essere particolarmente a cuore ad ambedue: è il pensiero che guida l’azione. Non c’è tempo di riflettere su questa affermazione, che Gigi parte con un’altra sagace intuizione: per lui il problema attuale dei nostri tempi non è quello sull’energia e sulla fine dei combustibili fossili, ma parte tutto dalla questione cibo e alimentazione. È un fiume in piena Gigi.

 

In loro v’è un equilibrato mix di sapere filosofico e scientifico. A volte sembra apparir più il primo, altre volte il secondo. Si incontrarono per la prima volta sui banchi dell’università di filosofia a Milano. Lavorarono per un centro di ricerca per anni, raggiungendo ottimi risultati. Capirono fin da subito determinati meccanismi presenti nelle alte sfere, ancor prima dell’esplosione di tangentopoli. Decisero quindi di lasciare questo mondo e dedicarsi all’agricoltura. Di qui iniziò tutta un’altra storia.
La cena è pronta. Ci sorprende vedere contadini che mangiano così tardi, sono le dieci di sera. Molti di essi solitamente vanno a dormire a quest’ora. In tavola anche una zuppa fredda di yogurt, cetriolo e aglio. A Roberto ricorda la Bulgaria, dove è stato per parecchio tempo: è infatti un piatto tipico dell’Est Europa, chiamato Tarator. 

 

Insistono sulla necessità di andare a fondo delle questioni per poterle comprendere e intervenire su di esse. Gigi accende un’altra sigaretta. Ci fa il seguente esempio: due amici vanno in vacanza all’estero nello stesso periodo. Uno torna e dice che ha fatto tremendamente freddo, e l’altro invece che ha fatto molto caldo. A chi credere? Per saperlo l’unico modo è quello di sapere quale era la temperatura, solo così potremmo capire con precisione quale era la situazione atmosferica in quel luogo.

 

Stappiamo una bottiglia di birra. È una serata piacevole, gli aneddoti e le storie si susseguono ad un ritmo incalzante in un crescendo rossiniano. Dall’ex mercato di Borgo D’Ale e i tre fischi che i vigili facevano per segnalare l’impossibilità di comunicare nel momento delle trattative tra compratori e venditori, a quando i poveri piantavano fagioli in mezzo alle grandi piantagioni di mais per poter recuperare del cibo dai territori altrui, alla loro appassionante storia personale.
Ricchi di stimoli e nuove conoscenze, andiamo a dormire.

 

 

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