28 Apr 2016

Madre Terra e l’impronta ecologica maldistribuita

Scritto da: Francesco Gesualdi

L'attuale livello di consumi dell'umanità richiede 20 miliardi di ettari di terra fertile, mentre ne abbiamo a disposizione solo 12. Il dato emerge dal dossier “L’impronta maldistribuita”, realizzato dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo. La buona notizia? Possiamo invertire il senso di marcia ed imboccare la strada della sobrietà.

Salva nei preferiti

E dopo averla devastata, ci prendiamo pure gioco di lei dedicandole una giornata, come se commemorandola per un giorno, poi fossimo autorizzati a depredarla per il resto dell’anno. Mi riferisco a nostra madre Terra, che ormai non consideriamo più neanche una matrigna, ma una schiava da abusare fino all’ultima goccia di vita. Per fingere di rispettarla le abbiamo assegnato la giornata del 22 aprile, ma non essendo stata trasformata in festività, pochi se ne ricordano e tutti continuiamo a pesticciarla come se niente fosse. Però la giornata viene buona per ministri e capi di governo che possono approfittarne per sfoggiare impegni mai rispettati e riempirsi la bocca di retorica come sviluppo sostenibile, green economy e green generation.

 

152121687-feet-on-earth-1.1

Precisiamo che preoccuparsi di madre Terra, significa preoccuparsi di noi, perché se la Terra non sarà più capace di nutrirci a scomparire non sarà lei, ma noi. In conclusione continuando a prenderci gioco della Terra, in realtà ci prendiamo gioco di noi: della nostra sopravvivenza e del nostro futuro. Dunque dobbiamo agire e dobbiamo farlo in fretta perché il laccio attorno al collo si sta facendo sempre più stretto.

 

 

A ricordarcelo è un dossier infografico realizzato dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo  dal titolo “L’impronta maldistribuita” . Il dato più allarmante è che come umanità abbiamo un livello di consumi che richiede 20 miliardi di ettari di terra fertile, mentre ne abbiamo a disposizione solo 12. E che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità ce lo ricorda il cambiamento climatico, frutto dell’accumulo di CO2 che da decenni produciamo oltre la capacità di assorbimento del sistema naturale.

 

Ovviamente dire che l’umanità vive al di sopra delle proprie possibilità è solo un modo di dire, perché sappiamo molto bene che il mondo è attraversato da profonde iniquità, per cui abbiamo gli eritrei con uno stile di vita che richiede a malapena mezzo ettaro di terra fertile e gli statunitensi che ne richiedono 8 mentre gli italiani quasi 5.

 

maxresdefault

Per cui il problema di maltrattare madre Terra è essenzialmente nostro, di noi occidentali con un’impronta ben al di sopra di quella sostenibile. Ma la buona notizia è che con un po’ di buona volontà possiamo invertire il senso di marcia.

 

La strada è quella della sobrietà che non significa ritorno alle caverne o alla morte per tetano, ma capacità di saperci liberare dalla schiavitù dell’inutile e del superfluo, oltre a saper adottare tecnologie dolci e ad avere una maggiore disponibilità alla condivisione, che poi significa cambio di società. Ed è proprio con l’invito a reinventare la società che si conclude “L’impronta maldistribuita”, ricordandoci che la vera rivoluzione per passare dall’economia della crescita all’economia del limite è il superamento del mercato e del lavoro salariato.

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Ardea, tutela e divulgazione ambientale nel napoletano e non solo
Ardea, tutela e divulgazione ambientale nel napoletano e non solo

Al via il primo Action Bootcamp Transistor, il futuro della Sicilia dipende da noi
Al via il primo Action Bootcamp Transistor, il futuro della Sicilia dipende da noi

Laura Cocco: “L’olio d’oliva in Sardegna è un fattore identitario, ma bisogna valorizzarlo”
Laura Cocco: “L’olio d’oliva in Sardegna è un fattore identitario, ma bisogna valorizzarlo”

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Scurati e gli altri. C’è un problema di censura in Rai? – #919

|

No border books, un kit di benvenuto per i piccoli migranti che approdano a Lampedusa

|

Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?

|

HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo

|

Lo strano caso di RWM Italia, tra business delle armi e la “cancellazione” di due fiumi

|

Arte e ricerca al femminile: a Cagliari un stanza tutta per loro, artiste del nostro tempo

|

MAG4, la mutua autogestione piemontese, si schiera contro il mercato delle armi

|

Percorsi Spericolati, continua la formazione per sviluppare progetti innovativi per le aree interne

string(9) "nazionale"