9 Mar 2018

Ridere, ridere, ridere ancora. Così la risata è diventata una terapia

Scritto da: Lucia Berdini

“Vuoi ridere con me?”. È questa la domanda che una mattina del 1995 il medico Madan Kataria rivolge alle persone che incrocia in un parco di Mumbai. Da qui prende vita il percorso che porterà alla nascita dello Yoga della risata e a quella del primo Club: oggi ne esistono migliaia in oltre 100 paesi del mondo.

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Nel marzo del 1995 Madan Kataria, un medico di Mumbai, in India, decide di scrivere per una rivista medica un articolo sui benefici delle risata intitolato “Ridere – la migliore medicina”. Le ricerche che conduce lo portano a scoprire dei personaggi che anni prima avevano già cominciato un percorso in quella che oggi è chiamata – fate un bel respiro! – psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), la scienza che studia le relazioni tra la psiche, il sistema nervoso, quello immunitario e quello endocrino (in parole povere, come il corpo influenza la mente e viceversa) e gelotologia (la disciplina che studia le implicazioni terapeutiche della risata).

 

Kataria poteva attingere a decenni di ricerche scientifiche che avevano già provato che la risata ha un impatto fortemente positivo su corpo, mente ed emozioni. Può essere infatti considerata una forma di prevenzione complementare e in alcuni casi una vera e propria terapia.

Madan Kataria, Lucia Berdini e Madhuri Kataria

Madan Kataria, Lucia Berdini e Madhuri Kataria


La storia di Norman Cousins
In particolar modo Madan Kataria rimane colpito dalla storia di Norman Cousins, un giornalista americano a cui, nel 1964, era stata diagnosticata una malattia degenerativa autoimmune (la spondilite anchilosante) e al quale erano stati dati sei mesi di vita. Cousins – al quale i medici avevano spiegato che la malattia con molta probabilità era stata causata da un forte stress fisico, mentale ed emotivo – decise di provare a curarsi usando la risata come parte della terapia.

 

Guardava ore di film divertenti ogni giorno e si era circondato di amici e comici con i quali cercava di ridere il più possibile. Era infatti convinto che se le emozioni negative avevano causato quella malattia, quelle positive potevano aiutarlo a guarire.

 

Un giorno, dopo dieci minuti di risate continuate Cousins riuscì ad avere un sonno di due ore senza dolori e incredibilmente, la paralisi che lo stava uccidendo lentamente, cominciò a regredire. Dopo diversi anni Norman decise di scrivere il libro in cui racconta la sua storia: La volontà di guarire: anatomia di una malattia.

 

Il primo club della risata
Kataria sente dentro una fortissima spinta all’azione e decide di voler fare qualcosa. Il 13 marzo 1995 si sveglia presto, si reca nel parco di Mumbai e comincia a fermare le persone chiedendo a ognuno “Vuoi ridere con me?”. Soltanto quattro persone accettano la sua proposta e con loro comincia a trovarsi ogni mattina per raccontare barzellette e ridere insieme. Nel giro di una settimana il gruppo si allarga a… 50 persone!

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Ridere senza motivo
Dopo un paio di settimane però la scorta di barzellette comincia ad esaurire e qualche partecipante si lamenta per la presenza di storielle di dubbio gusto. Kataria comprende che non era quello di cui la gente aveva bisogno. Osservando il gruppo però si accorge che, anche se la barzelletta non faceva ridere tutti, bastava la risata di una sola persona a scatenare quella dell’intero gruppo, così – dopo averci pensato su tutta una notte – la mattina seguente propone ai suoi amici un nuovo esperimento: ridere senza motivo! Si siede in mezzo al cerchio e comincia a ridere da solo: senza un motivo! A quel punto anche gli altri – contagiati – iniziano a ridere, dando vita a un’onda di risate che durerà più di dieci minuti. Kataria si convince così che questa era la strada da seguire. Era nato il primo Club della Risata.

 

Gioco, respiro e risate
Kataria nel tempo inserì nella pratica anche alcuni giochi e movimenti, oltre a esercizi di propedeutica teatrale, e i partecipanti cominciarono a creare i propri esercizi di risate: si cominciava con una pantomima di un movimento della vita quotidiana (es. stringersi la mano) e semplicemente si iniziava a ridere.

 

Sua moglie, Madhuri Kataria, una praticante di Hatha Yoga, si rese conto della forte connessione tra la risata e il respiro e suggerì di inserire nella pratica alcuni esercizi di respirazione dello Yoga tradizionale. Un giornalista venne a sapere di queste strane riunioni di adulti che si comportavano come bambini in uno spazio pubblico (lo Yoga della Risata ha un focus molto forte sull’espressione della giocosità infantile) e scrisse un articolo per il giornale locale.

 

Il loro comportamento era eccentrico ma i benefici per la salute erano reali! Alcune persone, ispirate da questo movimento, cominciarono ad andare dal Dr. Kataria per capire come potevano dare vita al proprio “Club della Risata”. Ad oggi esistono migliaia di club in più di 100 paesi nel mondo. Qui puoi scoprire dov’è quello più vicino a te.

 

Ma davvero si può ridere senza un motivo? Sì, anche quando sei di cattivo umore. Anche quando sei depresso o la vita non ti sta sorridendo. Scopri come!

 

 

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