17 Lug 2018

Cohousing per anziani e studenti: un’idea vincente contro la solitudine

Scritto da: Elisa Elia

Una casa dove anziani e studenti vivono insieme condividendo spazi e momenti pur mantenendo la propria autonomia. La Casa alla Vela è un progetto innovativo di cohousing intergenerazionale nato a Trento grazie alla cooperativa sociale SAD che da molti anni cerca di rispondere alle esigenze degli anziani, prima fra tutte quella di vincere la solitudine.

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Trento, Trentino Alto Adige - “L’idea della Casa alla Vela è nata per caso. La cooperativa aveva acquistato l’immobile per farne un centro diurno, ma a causa di problemi burocratici aveva perso i contributi: ci siamo ritrovati con questo immobile e abbiamo deciso di proseguire con l’assistenza per gli anziani, ascoltando i loro bisogni. Per questo abbiamo creato una casa dove studenti e anziani vivono insieme”, spiega Daniela Bottura, presidente della cooperativa sociale SAD, che da sempre si occupa di assistenza per gli anziani.

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Nata nel 2009 come cooperativa attiva nell’assistenza domiciliare, infatti, col passare degli anni la SAD ha attivato tutta una serie di nuovi servizi (pasti a domicilio, centri diurni e centro servizi, per esempio) e ha costruito una certa credibilità nel campo, fondata su una serie di valori: fiducia, responsabilità e impegno.

 

Nel 2014 viene fondata la Casa alla Vela, che è solo una delle tre case per anziani nate nella provincia di Trento e gestite dalla cooperativa. La differenza, rispetto alla altre, è che in questa struttura è stato sperimentato con successo un cohousing intergenerazionale, dove giovani studentesse e anziani vivono sotto lo stesso tetto. “Cerchiamo di dare risposte agli anziani, sentiamo cosa ci chiedono e cosa manca. Abbiamo visto che l’anziano la cosa che più chiede è vincere la solitudine. I giovani portano vigore e felicità: la differenza si sente”, spiega ancora Daniela parlando della genesi della Casa alla Vela.

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Nella casa, situata in provincia di Trento, al momento vivono 5 anziane parzialmente autonome e 6 studentesse dell’Università di Trento. La casa è costituita da tre appartamenti e ognuno ha il proprio spazio: le studentesse hanno le loro stanze con una cucina sul piano, mentre le anziane vivono al piano di sotto e generalmente condividono gli spazi comuni al piano terra, cucina compresa. L’idea infatti è quella di creare una sorta di comunità, in cui nessuno si sente solo o escluso, ma neanche costretto a partecipare.

 

Le studentesse, infatti, hanno una vita autonoma e ben diversa da quella delle anziane, ma ciò non toglie che spesso vi siano dei momenti di condivisione che creano un senso di vicinanza e felicità. Al contrario, la giornata delle anziane è scandita da attività da svolgere insieme alle due collaboratrici della casa, al responsabile animazione o ai volontari: c’è la ginnastica dolce ogni mattina, la discussione del giornale e delle notizie o attività pensate giorno per giorno, come può essere una passeggiata o il fare la marmellata tutte insieme.

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Lo scopo della casa, dunque, è creare un’alternativa all’assistenza domiciliare valida e voluta dagli anziani per primi: “È l’anziano a scegliere di venire e per questo è importante che riesca a portare qualcosa di sé, per questo può arredare la propria camera. Noi, da parte nostra, abbiamo creato un ambiente il più possibile attento ai loro bisogni, senza barriere architettoniche, ma anche senza l’aspetto di un ospedale”, spiega Daniela, raccontando di come vadano fieri di essere stati inseriti in una pubblicazione dell’UNECE (Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite): la Casa alla Vela risulta “fra le undici migliori buone pratiche a livello europeo nel settore delle politiche sociali, in particolare tra le strategie innovative di assistenza alla popolazione anziana”.

 

Un esperimento che nel giro di pochi anni si è consolidato e si è trasformato in un progetto concreto e meritevole. Nel frattempo la cooperativa SAD si è occupata anche di gestire nuove case in provincia di Trento: Casa Fasulo e Casa Clis, nate rispettivamente nel 2016 e nel 2017, sono altre forme di cohousing, che, pur non coinvolgendo giovani, si basano su un forte senso di aggregazione e socializzazione con la comunità del luogo. L’obiettivo è sempre lo stesso: creare un luogo confortevole per gli anziani che decidono di andare a vivere lì e farli sentire a casa.

 

 

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