8 Nov 2018

Io faccio così #229 – Superare i conflitti con il teatro sociale: il progetto Mescolarsi

Scritto da: Daniela Bartolini
Intervista di: Daniel Tarozzi e Daniela Bartolini
Riprese di: Daniel tarozzi
Montaggio di: Paolo Cignini

Conoscere l'altro, trovare le differenze e le uguaglianze, esplorare il cambiamento e andare sino alle radici del conflitto. Questo l'obiettivo del progetto “Mescolarsi” nato dal desiderio di quattro amici di avviare un'indagine sui contesti sociali e culturali “altri” attraverso lo strumento del teatro sociale.

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Toscana - La storia che vi raccontiamo oggi è la storia di quattro amici, quattro uomini che nel coltivare la reciproca conoscenza e la relazione hanno deciso di “mescolarsi”, di dedicare il proprio tempo per passione ad una ricerca personale attraverso l’incontro con l’altro, ad un’indagine culturale internazionale alla ricerca di ciò che accade quando conflitto e desiderio di cambiamento si incontrano.

Tutto parte nel 2011 dall’incontro tra Francesco Ridolfi, psicoterapeuta che si occupa di teatro sociale, e Sauro Guarnieri, architetto interessato alle tematiche sociali, per il quale l’architettura stessa è un modo per incontrare l’altro. Un incontro avvenuto attraverso il medium del teatro, del teatro dell’oppresso in particolare.

Come ci racconta Francesco, “il teatro sociale è un teatro che attraverso l’arte, la bellezza, la ricerca teatrale si occupa delle relazioni e dei cambiamenti sociali. Nasce come teatro che si fa con chi ha disagio e nel disagio. Il teatro dell’oppresso invece, che è parte del teatro sociale, si occupa più dell’azione, concentrandosi sul cambiamento. Si lavora su una dinamica, su un conflitto, tra oppressi e oppressori, e si cerca di capire come gli oppressi possono cambiare questa dinamica. Questo avviene durante il laboratorio, con i partecipanti che poi divengono attori, e in una restituzione pubblica attraverso il teatro forum. Il conflitto viene infatti rappresentato ed il pubblico è invitato a salire in scena, seguendo una metodologia e delle tecniche, e si cerca di creare il finale, la risoluzione del conflitto, in scena, insieme”.

Da questo primo incontro tra Francesco e Sauro, colpito dalla modalità con cui questo teatro riuscisse a raggiungere l’intimità delle persone, è nato Mescolarsi. Nel nome l’obiettivo: conoscere l’altro, trovare le differenze e le uguaglianze, esplorare il cambiamento.

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L’idea di partenza è stata quella di “mescolare” chi aveva già fatto una scelta di cambiamento forte, come quella di vivere in un ecovillaggio, con chi aveva in mente di cambiare vita ma era ancora agli albori del cambiamento. Un’idea che si è realizzata dal 2013 con laboratori negli ecovillaggi, in Liguria a Torri Superiore, poi ad Habitat a Gambassi Terme e a Tertulia in Toscana.

Questa indagine sul cambiamento e sul conflitto si è poi allargata attraverso progetti e laboratori che hanno portato Mescolarsi in luoghi in cui il conflitto è stato guerra, come Serbia, Croazia e Guatemala, e poi in Grecia, in uno dei più grandi campi profughi in cui si trovano persone che dalla guerra provengono, come i profughi siriani.

Al gruppo intanto si erano aggiunti gli amici Stefano Dei, che ha portato il suo sguardo da documentarista sociale raccontando visivamente queste esperienze, e Andrea Francesca, interessato come laureando in psicologia al teatro dell’oppresso, che si occupa dell’organizzazione dei viaggi del gruppo e  di facilitare dall’interno, come partecipante attivo, i laboratori condotti da Francesco.

“Questa indagine sui contesti sociali e culturali ‘altri’ attraverso lo strumento del teatro sociale – spiega Sauro – si realizza in laboratori prevalentemente residenziali, da un giorno a qualche settimana, in cui un gruppo di persone di diverse provenienze e estrazioni, si incontra, sta a contatto e lavora insieme, con tecniche e metodologie di teatro, quindi di movimento, corpo e emozioni ma anche cognitivo e biografico, con lo scopo di fare un lavoro personale, un lavoro sul gruppo e un lavoro anche da poter rappresentare verso un pubblico”.

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“Non vogliamo cambiare il luogo dove andiamo – prosegue Francesco – cerchiamo di mescolarci; portiamo qualcosa e prendiamo quello che le persone ci danno in quel momento, influenzandoci a vicenda. L’intento del teatro è quello di portare un cambiamento ma non siamo noi che lo portiamo. Possiamo semmai portare le nostre domande, la nostra curiosità”.

L’indagine di Mescolarsi arriva là dove il flusso degli incontri porta, e, pur essendo un gruppo informale, un gruppo di amici, come è importante per loro sottolineare, arriva lontano… per ritornare poi all’indagine territoriale, come con “Teatro e viaggio: la costruzione di una relazione” in cui la ricerca sui temi dell’immigrazione è tornata “a casa” coinvolgendo persone da tutta Italia e giovani migranti, in un viaggio itinerante in tre tappe, in cui mettersi in gioco e raccontarsi.

Ciò che lega le aree tematiche di indagine di Mescolarsi, è il conflitto e la capacità di riorganizzarsi rispetto ad una vita che non soddisfa. Il conflitto interiore che le persone provano nella tensione tra l’esigenza di un cambiamento e la difficoltà di attuarlo concretamente e quello esterno delle condizioni di vita e della guerra.

Nel lavoro in Guatemala o nel campo profughi Softex in Grecia, Mescolarsi indaga così anche la guerra, cosa è la guerra, “dando parola ad una sofferenza senza la quale non ci sarebbe possibilità di vita. E questo anche, è portare bellezza”.

Per saperne di più sui progetti di Mescolarsi clicca qui

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