14 Nov 2018

Repair Cafè: riparatori volontari contro l'obsolescenza programmata

Gli oggetti guasti possono trovare nuova vita grazie ai riparatori volontari che mettono il proprio tempo e le proprie competenze a disposizione dei partecipanti ai Repair Cafè, incontri spontanei tra persone che vogliono aggiustare apparecchi malfunzionanti. Ne abbiamo parlato con il Repair Man Alessandro Cagnolati che parteciperà al FILFest, il Festival della Felicità Interna Lorda di cui Italia che Cambia è mediapartner.

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Incontrarsi per riparare quegli oggetti guasti che altrimenti verrebbero gettati via producendo una montagna di rifiuti. Iniziativa virtuosa contro l’obsolescenza programmata e volta alla promozione dell’economia circolare, i Repair Cafè sono stati lanciati circa dieci anni fa in Olanda e da allora si sono diffusi in altri Paesi, tra cui l’Italia, grazie ad un esercito di “smanettoni” volontari e di persone sempre più consapevoli dell’importanza di convertirsi ad un consumo critico.

 

Come suggerisce il nome, i Repair Cafè costituiscono anche un’occasione per ampliare la propria rete sociale e mettere gratuitamente a disposizione dell’altro le proprie conoscenze ed il proprio tempo libero. Ne abbiamo parlato con Alessandro Cagnolati, referenti dei Repair Cafè in Europa. Il “Repair Man” sarà tra gli ospiti del FILFest, il Festival della Felicità Interna Lorda che torna a Catania dal 29 novembre al 2 dicembre.

Alessandro Cagnolati

Alessandro Cagnolati


Come possiamo definire un Repair Cafè (RC)?
Per me i Repair Cafè sono la più importante e concreta iniziativa contro l’economia “lineare” e lo spreco di risorge planetarie, al di fuori delle logiche economiche. L’incontro di cittadini responsabili e pronti a impegnarsi per effettuare un cambiamento sempre più necessario e dovuto. Una soluzione vera al problema delle riparazioni ufficiali sempre più costose.

 

Negli ultimi giorni hai partecipato a tre Repair Cafè. Dove?
I tre RC li ho fatti a Bruxelles. Qui in città ce ne sono 25 che si svolgono con regolarità (cioè una volta al mese) più altri occasionali. Vivo in Belgio da circa quattro anni. Ero venuto per un lavoro temporaneo di 6 mesi e dopo aver “assaggiato” un Repair Café ne sono rimasto “stregato”. Il Belgio conta una popolazione di circa 10 milioni di abitanti e circa 260 RC in tutto!

 

E in Italia?
In tutta l’Italia per il momento siamo a 12, di cui 3 in Trentino Alto Adige nell’area di lingua tedesca. Questo numeri spiegano bene la situazione ancora “embrionale” dell’Italia ma l’iniziativa sta riscuotendo sempre più interesse. Chiunque sente parlare di RC trova l’idea geniale (e lo è!) e spesso esprime il desiderio di avviarne uno nella sua città.

 

Puoi tracciare un profilo del frequentatore tipo? Da chi è composta la comunità di “aggiustatutto”?

I tecnici sono spesso “semplici smanettoni” che sin da piccoli (come il sottoscritto) hanno inseguito il piacere di smontare ogni sorta di apparato elettrico/elettronico spinti dalla curiosità di capire come sono costruiti. Una parte minore ma più importante è composta da tecnici veri e propri, ingegneri elettronici, elettricisti, tecnici specializzati ed altre figure. La loro presenza aiuta soprattutto a formare quelli che hanno meno conoscenze tecniche. In realtà la quantità di oggetti che viene portata nei RC è infinita e nessuno sarà mai in grado di conoscere tutte le problematiche di ciascun apparecchio e ripararlo. Certamente avere delle basi aiuta molto. Di sicuro l’impegno che viene messo nel tentativo di riparare ogni oggetto è uguale per tutti i volontari.

 

Un aspetto positivo dei RC, che io adoro, è il fatto che non esiste nessun tipo di competizione tra i volontari riparatori. L’obiettivo di tutti è quello di riparare ogni oggetto. Attualmente la percentuale di riuscita è del 65%. Ognuno, se può, aiuta i colleghi in difficoltà ottenendo un duplice vantaggio: riparare l’oggetto e istruire chi è meno preparato.

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In Svezia è stato deciso un pesante taglio dell’Iva (dal 25 al 12 per cento) sulle riparazioni, proprio per incentivare questo settore. E in Italia? C’è un sostegno a questo settore?

Non conosco la legislatura italiana a riguardo. Quello che posso dire per “sentito dire” è che ci sono interessi economici molto forti verso i rifiuti RAEE (e non solo) per cui spesso le leggi non vengono applicate come dovrebbero. A livello europeo è previsto che nelle isole ecologiche ci sia uno spazio dedicato a quegli oggetti, portati dai cittadini, ancora funzionanti ma in realtà questo spazio non esiste. Immagino che l’idea della legge sia quella di rimettere in circolazione gli oggetti ancora funzionanti ma nelle isole ecologiche a nessuno è permesso di portare via degli oggetti.

 

Il 23 ottobre 2018 l’Antitrust, ha comminato una multa di 10 milioni alla Apple e di 5 milioni alla Samsung: entrambi i giganti della tecnologia hanno imposto ai consumatori di scaricare aggiornamenti software che hanno reso meno efficienti o mal funzionanti modelli di smartphone nuovi e costosi. La decisione del Garante è la prima al mondo che punisce la “obsolescenza programmata”. Cosa ne pensi?

Sono pienamente d’accordo. La trovo una vera “porcata”! Un’attitudine “mafiosa” che obbliga le persone a effettuare delle scelte non volute.

 

In che modo le persone possono difendersi dall’obsolescenza programmata?

I cittadini hanno varie possibilità per evitare l’obsolescenza programmata. La prima è rappresentata da Internet. Informarsi prima di acquistare un prodotto può essere utile per non comprare prodotti dichiaratamente scadenti. Nei tantissimi blog si trovano informazioni su tutto. Ci sono poi siti specializzati che studiano la fattura e la durata di vita di tanti prodotti e infine siti che spiegano come riparare ogni tipo di apparecchio. Informarsi prima per non buttare via soldi e produrre rifiuti.

 

La seconda è quella di diventare “consumatori responsabili”, cioè trovare buoni motivi per continuare ad usare i “vecchi” oggetti invece di cercare buone scuse per acquistare i nuovi. Se è vero che le grandi marche “sfornano” nuovi modelli a ritmi serrati è anche vero che sta alle persone saper decidere se cambiare prima del tempo un oggetto ancora funzionante o continuare a usarlo fino al momento in cui non sarà più, veramente, utilizzabile.

 

Troppo spesso le “nuove funzioni” sono solo specchietti per le allodole che rispondono a bisogni inesistenti. Ho visto dei tostatapane con la funzione di scongelamento o del mantenimento del calore affinché la fetta di pane rimanga calda fino al suo utilizzo. Ma abbiamo veramente bisogno di tutto questo? Per avere queste funzioni bisogna “riempire” il tostapane con tanti componenti elettronici. Tanto più numerosi sono i componenti, tanto più si rischia che uno di questi si guasti e si debba buttare via tutto. Frequentando i RC a Bruxelles ho avuto modo di riparare dei tostapane che avevano 40 o 50 anni! E il problema era il cavo di alimentazione ormai disgregato dal tempo. Un tostapane odierno riesce a malapena a superare i 4 o 5 anni di vita.

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I Repair Cafè sono tra i luoghi simboli del riuso, dell’economia circolare, della lotta agli sprechi. In generale noti negli ultimi tempi una maggiore attenzione versi questi temi?

Certamente! Una cosa che mi ha colpito frequentando i RC in Belgio (al ritmo di circa 4 o 5 al mese!) che le persone che portano gli oggetti a riparare non sono solo persone attente agli sprechi o che non hanno i soldi per ricomprare gli oggetti rotti. Ho visto anche tante persone benestanti o ricche, che avevano piacere a far riparare le loro cose, attratti soprattutto dall’iniziativa e dal fatto che un oggetto riparato non diventa un rifiuto da smaltire, non inquina, non spreca energia supplementare.

 

Persone “consapevoli”, informate sulle problematiche ambientali, sul consumo sostenibile, sulla qualità dei prodotti alimentari, sul cambiamento climatico, tanto per citare alcuni dei temi dell’ecologia moderna. Persone che si preoccupano per la salute del pianeta. Anche in questo caso è la coscienza personale che fa la differenza. Inoltre nei RC si fanno incontri piacevoli con persone preparate e disponibili a condividere le loro conoscenze con chi vuole approfondire questi temi.

 

I RC stanno diventando anche un luogo di incontro per persone sole che non hanno molte occasioni per uscire o frequentare locali dove “bisogna” consumare qualcosa. Molti pensionati adorano venire nei RC per dare una mano o per passare qualche ora in compagnia di gente allegra e simpatica, disposta a dedicare il loro tempo libero ad altre persone, quasi sempre illustri sconosciuti. Una volta una signora mi chiese perché nei RC c’è sempre un’aria piacevole e gente simpatica. Risposi che era naturale, quelli antipatici che non avevano piacere a condividere il loro tempo libero con altre persone se ne stanno a casa!

 

Cosa pensi del FILFest, Festival della Felicità Interna Lorda, in programma a Catania dal 28 novembre al 2 dicembre?

Trovo l’idea del FILFest molto attuale e in linea con il mio pensiero di sempre. La qualità della vita è molto più importante della quantità di giorni che riusciamo a restare “attaccati” al corpo che ci contiene.

 

Per anni ho collaborato con l’Associazione PAEA (Progetti Alternativi per Energia e Ambiente) e ho imparato che basarsi sul PIL per stabilire se una nazione è in buona salute e un’idiozia. Come ho spesso sentito dire a Paolo Ermani, presidente di PAEA, in una nazione in cui i cittadini sono tutti malati e spendono molti dei loro soldi in cure e medicine, il PIL aumenta a indicare lo stato di benessere della nazione. Questo dimostra l’assoluta imbecillità di misurare lo stato di benessere di una nazione basandosi sul PIL.

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Perché hai accettato l’invito a partecipare al FILFest?
Ho accettato molto volentieri di partecipare al festival perché sono convinto che i Repair Cafè portano una nuova modalità di azione utile all’Economia Circolare. Imparare a riparare gli oggetti rotti permetterà di ridurre i rifiuti che produciamo quotidianamente; a ridurre la quantità di oggetti da produrre; a ridurre l’inquinamento dovuto alla produzione e allo smaltimento di beni di consumo. I nostri antenati riparavano tutto fino a quando riparare non era più possibile.

 

So che il mio entusiasmo è contagioso ed è per questo che partecipo al FILFest: per infondere il piacere della riparazione in tutti i volontari che vorranno lanciarsi in questa iniziativa.

 

Il tema di questa edizione è “il tempo”
Esatto, e nei Repair Cafè è proprio il tempo l’elemento che viene “scambiato” tra i partecipanti. Spesso chi viene a portare un oggetto a riparare è sorpreso dalla quantità di tempo che noi gli dedichiamo. A volte per riparare un oggetto ci vogliono anche 2 o 3 ore. Noi con grande pazienza, e serenità, passiamo queste ore accanto alla persona che ci osserva, o ci aiuta, senza mai innervosirci o senza dare segnali di malessere. Queste persone a volte ci dicono di smettere di cercare il guasto perché gli sembra di essere invadenti, di non “meritare” tutta questa attenzione, solo perché nella quotidianità nessuno gli dedica tanto tempo, a meno che non si facciano pagare per la prestazione.

 

Scrivono i promotori del FILFest: “Sempre più il benessere chiama in causa una qualche idea di felicità: contro il prodotto interno lordo (PIL), si fa largo e avanza l’esigenza di ragionare sulla felicità interna lorda (FIL)”. Cosa ne pensi?

Penso che siamo pronti a uscire dalle logiche di mercato per cui “tutto” deve avere un prezzo. Un prezzo da pagare o un prezzo da farsi pagare. Nei 4 anni di permanenza in Belgio ho perfezionato la mia capacità di partecipare gratuitamente a eventi socio-culturali senza utilizzare soldi. Né per comprare beni o servizi, né per farmi pagare. Nei RC non girano soldi. Chi viene a riparare i suoi oggetti non deve pagare la riparazione. Se vuole può lasciare un’offerta, libera e volontaria. Quei soldi li utilizziamo per comprare nuovi attrezzi per le riparazioni o per l’assicurazione che ognuno di noi sottoscrive per eventuali incidenti che potrebbero avvenire (fortunatamente ne succedono pochissimi e mai gravi).

 

Il mio tempo libero lo dedico a persone sconosciute che mi “ripagano” con un gran sorriso. Ho visto persone commuoversi per avergli riparato un oggetto a loro tanto caro, perché appartenuto ai loro genitori e con dentro i ricordi del tempo passato.

 

Sono sicuro che la mia felicità, oggi, arrivi proprio dalla riconoscenza che le persone mi donano in cambio del tempo che io dedico a loro. Il tempo è un bene molto prezioso! Come dice “Il piccolo Principe”, “è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.

 

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