17 Dic 2018

Cop24 sul clima: un accordo che non basta, ma resistiamo

Scritto da: Redazione

Nessun impegno chiaro ed un accordo troppo debole per far fronte all'urgenza climatica. Pur rilevando alcuni segnali positivi, le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e WWF considerano insufficiente l'esito della Cop24 sul clima di Katowice. Ma un accordo c'è: “Resistiamo”.

Salva nei preferiti

Dopo 13 giorni di negoziati, si è conclusa il 14 dicembre a Katowice la Cop24 sul clima. Al termine dei negoziati i delegati di quasi duecento Stati hanno approvato un regolamento relativo all’applicazione dell’accordo siglato a Parigi nel 2015.

 

Secondo Greenpeace a dispetto delle attese non è stato raggiunto in Polonia nessun impegno collettivo chiaro. “Nonostante solo due mesi fa il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici abbia lanciato un chiaro allarme, affermando che restano a disposizione solo dodici anni per salvare il clima del Pianeta, la Cop24 si è conclusa senza nessun chiaro impegno a migliorare le azioni da intraprendere contro i cambiamenti climatici” ha commentato l’organizzazione ambientalista.

forward-3171378_960_720

“Un anno di disastri climatici e il terribile monito lanciato dai migliori climatologi dovevano condurre a risultati molto più incisivi. Invece i governi hanno deluso i cittadini e ignorato la scienza e i rischi che corrono le popolazioni più vulnerabili. Riconoscere l’urgenza di un aumento delle ambizioni, e adottare una serie di regole per l’azione per il clima, non è neanche lontanamente sufficiente allorquando intere nazioni rischiano di sparire”, ha affermato Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International.

 

Greenpeace esorta i governi ad accelerare immediatamente le azioni volte a ridurre le emissioni di gas serra e a dimostrare di aver ascoltato le richieste che arrivano dalla società. Secondo l’organizzazione ambientalista, ha confermato l’irresponsabile distanza tra i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e coloro che continuano a bloccare un’azione decisa per il clima o che vergognosamente stanno agendo con lentezza. Tra le poche note positive di questo summit c’è, per Greenpeace, l’adozione di una serie di regole (il cosiddetto “rulebook”) che se supportato da ambizioni adeguate può contribuire alla difesa del clima.

 

Anche secondo Legambiente i governi riuniti a Katowice non sono riusciti a dare una risposta adeguata all’urgenza della crisi climatica. “La Conferenza sul Clima di Katowice – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – si è conclusa senza una chiara e forte risposta dei governi all’urgenza della crisi climatica, evidenziata dal recente rapporto dell’IPCC. La COP24 non è infatti riuscita a concordare un chiaro impegno di tutti i paesi a rafforzare entro il 2020 gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1.5°C, ad adottare un efficace quadro normativo, il cosiddetto Rulebook, in grado di dare piena attuazione all’Accordo di Parigi e a garantire un adeguato sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo che devono far fronte a devastanti impatti climatici.

high-water-141524_960_720

Risultato debole e in forte contrasto non solo con il grido di allarme lanciato dall’IPCC, ma anche con la crescente mobilitazione dei cittadini, soprattutto giovani, che in ogni angolo del pianeta chiedono una forte azione globale in grado di fronteggiare la crisi climatica che stiamo vivendo. I prossimi due anni devono servire a costruire partnership capaci di raggiungere il livello di ambizione che la scienza ritiene indispensabile per superare la crisi climatica”.

 

In questa Cop24 l’Europa ha tentato di costruire alleanze con altri paesi in grado di raggiungere un accordo ambizioso. Purtroppo senza successo per l’incapacità di molti governi europei di fare significativi passi in avanti nel sostegno finanziario ai paesi più poveri e vulnerabili. Per l’associazione ambientalista il Rulebook adottato a Katowice se da una parte rappresenta un segnale importante, dall’altra parte presenta delle lacune che andranno colmate entro il 2020, in modo che l’Accordo di Parigi possa essere pienamente operativo alla sua entrata in vigore.

 

Non va dimenticato tuttavia, sottolinea Legambiente, che l’Europa, insieme a paesi emergenti e in via di sviluppo, ha promosso la Coalizione degli Ambiziosi che a Katowice si è impegnata ad aumentare entro il 2020 gli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti a Parigi, costituendo un importante esempio che va subito valorizzato ed esteso.

 

La “High Ambition Coalition” è una coalizione che comprende le Isole Marshall, Fiji, Etiopia, Unione Europea (inclusa l’Italia), Norvegia, Regno Unito, Canada, Germania, Nuova La Zelanda, Messico e Colombia, e si è impegnata a migliorare i piani climatici nazionali prima del 2020 e a incrementare l’azione sul clima a breve e lungo termine.

rain-2538429_960_720

“Ora non sono possibili ulteriori rinvii. Serve – aggiunge Ciafani – un forte protagonismo dell’Europa in vista del Summit sul Clima, convocato dal Segretario Generale dell’ONU Guterres per il prossimo settembre 2019 a New York, che deve valutare lo stato di avanzamento del processo di revisione degli attuali impegni, da concludersi entro il 2020 secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi. Ben prima del Summit l’Europa, con il pieno sostegno dell’Italia, deve rivedere il suo obiettivo al 2030, in coerenza con la soglia critica di 1.5°C, andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni proposto già da diversi governi e dall’Europarlamento, in modo da essere per davvero il pilastro di una forte e sempre più larga Coalizione degli Ambiziosi in grado finalmente di tradurre in azione l’Accordo di Parigi”.

 

Anche secondo il WWF, sebbene a Katowice siano stati compiuti alcuni progressi, “ancora non siamo al livello di accelerazione dell’azione necessario per affrontare l’emergenza climatica”.

 

“Questa conferenza ha assegnato una responsabilità diretta ai leader che devono presentarsi al summit sul clima di settembre con obiettivi climatici più in linea con le indicazioni della comunità scientifica o con l’impegno di adeguarli comunque entro il 2020. Qualcosa di meno sarebbe un dichiarazione di incapacità nel fronteggiare l’emergenza climatica e garantire un futuro ai propri cittadini, al proprio Paese, al Pianeta. E questo proprio quando in tutti il mondo si moltiplicano le iniziative dei ragazzi adolescenti che sanno, forse più di chi li governa, cosa rischiano”, ha aggiunto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, a Katowice per la COP24.

 
La COP24, spiega il WWF, ha dato vita al “Libro delle regole” per rendere operativo l’accordo di Parigi, ma permangono lacune critiche da affrontare nei futuri negoziati. Sono arrivate al traguardo molte regole per gestire la trasparenza e la contabilità sui progressi climatici dei paesi, offrendo una certa flessibilità ai paesi in via di sviluppo. La conferenza si conclude, però, con poca chiarezza su come si debba contabilizzare il finanziamento sul clima fornito dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, su come si raggiungerà l’obiettivo dei 100 miliardi entro il 2020 o su come sarà concordato l’obiettivo finanziario globale dopo il 2025.

we-1510788_960_720

“La Cop24 di Katowice è finita con un accordo con degli obblighi e delle regole valide per tutti i Paesi. Un accordo insufficiente, certo, ma c’è stato: quasi un miracolo, considerando il sabotaggio continuo delle delegazioni dei paesi produttori di combustibili fossili – commenta Ugo Bardi, docente di chimica fisica presso l’università di Firenze – La situazione rimane difficilissima, ma dobbiamo resistere, come cento anni fa, al tempo della difesa del Piave. E il risultato della Cop24 è proprio questo: resistiamo. Rimane poco tempo, forse è già troppo tardi, ma resistiamo”.

 

“Il fatto che a Katowice si sia arrivati a un accordo è un grosso risultato – prosegue Bardi – Continuando in questa direzione possiamo sperare che un giorno la questione climatica non sarà più un problema, ma un’opportunità. La lotta contro il disastro climatico potrebbe diventare un nuovo modo di gestire i beni comuni del pianeta Terra: un patrimonio di tutta l’umanità e non più semplicemente qualcosa da accaparrarsi per il massimo profitto di pochi. Ci arriveremo mai? Chissà, nel frattempo, resistiamo”.

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Con Alberea si pianta il futuro adottando o regalando un albero
Con Alberea si pianta il futuro adottando o regalando un albero

Siccità in Sicilia, la regione in zona rossa per carenza d’acqua
Siccità in Sicilia, la regione in zona rossa per carenza d’acqua

ForestaMe, a Messina il sistema digitale per una città più green e vivibile
ForestaMe, a Messina il sistema digitale per una città più green e vivibile

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

C’è speranza per Assange? Cosa dice la sentenza e cosa succede adesso – #893

|

Santa Maria La Palma, quando nel vino batte un cuore sardo – Io Faccio Così #401

|

Zappa Social, la storia di una comunità che ha trasformato una discarica abusiva in un’oasi verde

|

Salute e autosufficienza, i corsi all’insegna della consapevolezza e dell’equilibrio

|

Giornata nazionale delle disabilità intellettive: ecco perché è urgente parlarne

|

A Caltanissetta la ciclofficina sociale che promuove mobilità lenta e cicloturismo responsabile

|

Mourning circle, il cerchio delle lacrime: fare uscire il dolore può guarire

|

Chiusa Grande e i vini biologici concepiti con “vinosophia”

string(9) "nazionale"