19 Feb 2019

TAV in Val di Susa, come prendere una decisione?

Scritto da: Alberto Guggino

Ormai da anni il progetto dell'alta velocità in Val di Susa è al centro di un acceso dibattito che vede favorevoli e contrari sfidarsi puntualmente e duramente per far prevalere la propria posizione sul TAV. Lo scontro oggi è più che mai acceso tra le istituzioni, che proprio in questi giorni discutono dell'analisi costi-benefici sulla Torino-Lione, e sostenuto da un'informazione che spesso alimenta la logica delle fazioni. Come prendere una decisione in un simile contesto? Alberto Guggino espone alcuni concetti che dovrebbero essere alla base di qualsiasi scelta di investimento.

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Torino - La TAVola periodica degli elementi è lo schema con cui sono ordinati gli elementi chimici sulla base del loro numero atomico. Prendendo questo spunto ho cercato di “atomizzare” gli elementi che devono essere alla base di una buona decisione e vi propongo la mia Tavola periodica degli elementi di base con cui si prende una decisione.

 

Di seguito, quindi, potete trovare alcune considerazioni che vanno oltre le posizioni direttamente collegate al TAV e che ritengo servano per una valutazione a monte (parola decisamente appropriata), siano indipendenti da posizioni pro o contro e vadano al di là degli studi specifici (che naturalmente sono necessari, ma di cui non ho grande competenza diretta).

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Il problema, a mio avviso, non è relativo all’alta velocità in generale e deve essere considerato sotto molti aspetti. Provo ad esprimere i concetti alla base di una qualsiasi decisione di investimento che un bravo manager/padre di famiglia/imprenditore/amministratore/politico deve considerare prima di prendere una decisione:

 

1) quando si hanno poche risorse finanziarie la scelta delle priorità è fondamentale e deve considerare da una parte le possibili prospettive future e dall’altra il benessere diffuso che ne può derivare.

 

2) Una volta analizzati questi aspetti qualsiasi investimento deve essere messo in relazione con altri possibili investimenti, anche in altri settori, in modo da permettere che le risorse finanziarie disponibili (o a debito) producano il maggior risultato per gli abitanti di un territorio limitato o più vasto.

 

3) Quando si effettua un investimento di qualsiasi genere occorre considerare il cosiddetto ROI (return on investment), cioè la redditività del capitale investito che misura il rendimento dell’investimento effettuato a prescindere da come è finanziato.

 

4) È importante conoscere se l’investimento è fatto con capitali propri o a debito, nel qual caso è importante definire con chi lo si contrae, a che costo e per quanto tempo.

 

5) Occorre analizzare in modo dettagliato i futuri costi di gestione e manutenzione.

 

6) Devono essere messi in relazione il costo investimento (quindi il costo di ammortamento suddiviso negli anni di durata previsti), il costo degli interessi e i costi di gestione/manutenzione, con la previsione delle entrate per comprendere la sostenibilità economica.

 

7) Deve essere valutato il costo del servizio/prodotto che verrà offerto in modo da verificare se sarà competitivo rispetto ai servizi/prodotti già esistenti, che sono offerti dal mercato di riferimento.

 

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Fonte: Euronews


8) Siccome parliamo di investimenti dello Stato Italiano, a tutte queste considerazioni bisogna aggiungere il valore sociale dell’opera, che assume una dignità almeno pari a quella del ritorno monetario.

 

9) A questo punto occorre verificare la sostenibilità ambientale dell’opera e il consumo attuale e futuro di risorse non rinnovabili per evitare una trasformazione irreversibile di un territorio e dell’ambiente in generale; pertanto i relativi benefici per l’immediato potrebbero risultare estremamente compromettenti per le future generazioni.

 

10) È necessario effettuare un accurato benchmark, analizzando realtà ed esperienze analoghe, anche in altri Paesi, in modo da valutare in anticipo problematiche, differenze, punti di analogia e studiare l’impatto sociale, economico e ambientale che queste esperienze hanno portato.

 

11) Dopo il benchmark si procede con la cosiddetta ristrutturazione, reingegnerizzando prodotto finale e processi per superare i limiti delle altre esperienze ottenendo un miglioramento incrementale qualitativo.

 

12) Dopo aver effettuato questi studi, si parte con l’analisi delle problematiche sollevate da chi è contrario al progetto, questo è un elemento indispensabile in una democrazia e permette, nel caso l’opera venga realizzata, di ridurre i potenziali rischi di insuccesso, considerando gli “oppositori” come essenziali risorse per la costruzione di una società migliore per tutti.

 

13) nel caso di un investimento pubblico è interessante capire se ci sono imprenditori e/o finanziatori interessati a partecipare al capitale di rischio. Se tale opera è interessante per un imprenditore, presumibilmente questi parteciperà almeno in parte con capitali propri; occorre diffidare dagli imprenditori o dalle categorie di imprenditori che auspicano la realizzazione di un’opera senza impegnarsi a partecipare al capitale da investire.

 

14) Qualsiasi progetto non può prescindere da un’analisi di contesto, ma soprattutto da quello che viene chiamato “Approccio Sistemico” (metodi che risalgono ad Aristotele e Leonardo). È utile analizzare la situazione e le prospettive europee e mondiali, ad esempio valutare se l’opera può essere parte di un progetto più ampio e verificarne la disponibilità e l’impegno di altri Paesi a procedere in tal senso.

 

15) Nel caso ci siano finanziamenti a fondo perduto, tutti i punti precedenti non decadono, pertanto tali finanziamenti vanno considerati unicamente come un’opportunità per la riduzione dei costi per gli interessi per il prestito a debito, e nel caso non vengano attivati perché l’opera non si realizza, non devono essere considerati un’occasione persa, perché se l’investimento non rispondesse ai precedenti punti sarebbe solo uno spreco inutile, e le risorse sarebbero così indirizzabili ad altri progetti.

 

16) Sarebbe opportuno inoltre valutare il Life Cycle Assessment o LCA (in italiano la valutazione del ciclo di vita), un metodo che valuta un insieme di interazioni che un prodotto o un servizio ha con l’ambiente e l’impatto ambientale (positivo o negativo) che scaturisce da tali interazioni. Nella sua forma più completa, il Life Cycle Assessment considera l’intero ciclo di vita, includendo quindi le fasi di preproduzione (quindi anche estrazione e lavorazione delle materie prime), produzione, distribuzione, uso (quindi anche riuso e manutenzione), riciclo e smaltimento finale (norme ISO 14040 e ISO 14044).

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Dopo tutte queste considerazioni, deve partire un’analisi che valuti se le opportunità offerte dal nuovo investimento non possano essere realizzate utilizzando e adeguando strutture preesistenti, la blue economy recita: lavoriamo prima di tutto su quello che abbiamo. Il metodo giapponese definito kaisen afferma che invece di raggiungere un’innovazione al 100% dopo molto tempo è meglio agire subito e così si ottiene il 60% dei risultati attesi in tempi rapidi e con minori investimenti. La vision della strategia kaizen è quella del rinnovamento a piccoli passi, da farsi giorno dopo giorno, con continuità, in radicale contrapposizione con concetti quali innovazione, rivoluzione e conflittualità di matrice occidentale. La base del rinnovamento è quella di incoraggiare ad apportare ogni giorno piccoli cambiamenti, il cui effetto complessivo diventa un processo di miglioramento dell’intero processo preso in esame, a costi molto ridotti e ad efficacia immediata e continua nel tempo.

 

Fin qui non abbiamo considerato in nessun modo gli aspetti di una visione della società legata a differenti approcci “politici” e “ideali” (non ideologici) o di un “modello di sviluppo del benessere”. Pertanto è necessario comprendere in quale direzione vogliamo o siamo costretti ad andare a causa dei cambiamenti climatici e delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Cambiano i paradigmi e certe idee di modernità diventano obsolete e superate. Da un punto di vista invece prettamente politico: abbiamo bisogno di spostare noi stessi o le merci sempre più velocemente? Oppure abbiamo bisogno di poter fare esami o interventi per la nostra salute in tempi utili per impedire il progredire di una malattia? Abbiamo bisogno di treni veloci per raggiungere mete, saltuarie per la maggior parte delle persone, o abbiamo bisogno di muoverci in città o dalla campagna alla città tutti i giorni, in maniera decente, con dei servizi sufficienti e decorosi? Sull’economia in generale e sul mondo del lavoro in particolare hanno un impatto maggiore tante piccole opere o una grande opera?

 

Naturalmente ancora meglio sarebbe una progettazione partecipata, ma tutto quello che ho espresso è realizzabile, per la progettazione partecipata, ad esempio con gli stakeolder, i tempi devono ancora maturare… ma è auspicabile per stimolare e ottenere i benefici di quella che gli studiosi chiamano “intelligenza collettiva” molto più evoluta dell’intelligenza artificiale di cui tanto si parla.

 

 

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