22 Lug 2019

Una Casa della Lumaca: educazione nonviolenta in mezzo alla Natura

Scritto da: Annalisa Jannone

Fiducia, rispetto, gioco e pace. Sono questi i principi fondamentali che ispirano il metodo pedagogico adottato dalla Casa della Lumaca, un progetto di educazione nella natura ed ecologia applicata rivolto ai bambini e alle famiglie di Marotta, in provincia di Pesaro-Urbino. L’obiettivo è proteggere l’infanzia dai ritmi e dai modelli che perpetriamo automaticamente per imparare ad essere felici.

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Marche - Sperimentare l’ecologia applicata significare stare in natura e rispettare i legami che abbiamo con essa. E’ questo uno dei principi che guida La Casa della Lumaca, progetto che coinvolge al momento 11 famiglie e bambini dai tre sei anni e che è stato lanciato dall’associazione culturale Una lumachina, che si occupa di educazione outdoor ed ecologia.

Per saperne di più abbiamo intervistato una delle promotrici dell’associazione: Silvia Burini. “Siamo in una delle aree naturali più integre in provincia di Pesaro Urbino in un piccolo borgo, c’è un bosco a ridosso del mare, una macchia intatta con sentieri non asfaltati e attorno coltivazioni biologiche. Siamo in uno spazio ampio senza recinzioni. Il bambino capisce che non deve stare in una gabbia ma che il mondo gli appartiene. Le regole ci sono ma ciò che delimita il proprio spazio è la fiducia, la relazione possibile.

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Quali attività svolgete con i bambini?

Svolgiamo attività all’aria aperta, in una struttura senza cemento; abbiamo iniziato il progetto con una tenda indiana. Tutto ad impatto zero, qualsiasi attività è a impatto zero. Il riscaldamento lo otteniamo con la legna del bosco, laviamo poi con la cenere le stoviglie per non inquinare la terra. La base è la tenda ma i bambini vivono intorno ai sentieri, hanno tutine impermeabili come in Nord Europa. Così solo se fa troppo freddo o per altre necessità stiamo dentro.

Non ci sono giochi strutturati ma elementi naturali e con quelli si costruiscono i giochi. Ad esempio se un bambino vuole giocare con una bambola la si costruisce con stoffe e lana a disposizione, i materiali sono uno strumento per la fantasia, evitando la plastica.

Che ruolo hanno le famiglie e gli educatori?

Portiamo avanti un lavoro di liberazione fatto con le famiglie usando la Comunicazione Non Violenta. Funziona benissimo con i bambini, in poche settimane imparano lo strumento invece con gli adulti ci incontriamo mensilmente. Se ci sono tensioni o conflitti ci incontriamo anche più spesso. Con l’Assemblea tutti impariamo ad esprimere le emozioni e a potenziare la capacità di ascolto.

Abbiamo un adulto ogni 5 bambini. Gli accompagnatori sono figure specializzate nel poter stare in natura con conoscenze che vanno dalla micologia alle piante selvatiche ma anche musicisti e danzatori per le arti-terapie.

Come è iniziato il progetto?

Il progetto è iniziato da 7 famiglie quando 4 anni fa organizzammo incontri sulla nascita, su come accogliere una vita in maniera non violenta e poi su come avviare un percorso per una crescita pacifica e una educazione non violenta. Facemmo incontri sulla genitorialità e sulla maternità. Infine organizzammo incontri su diversi metodi pedagogici. Montessori, Steiner e la Pedagogia della lumaca di Gianfranco Zavalloni che da il nome al progetto. Ci siamo ispirati molto al manifesto dei Diritti naturali dei bambini e delle bambine nato più di 20 anni fa, dall’appassionato e creativo pensiero di Gianfranco Zavalloni. Entrammo anche in contatto con i saperi legati ai nativi americani grazie a Manitonquat che abbiamo ospitato. L’idea è quella di partire dai piccoli per creare qualcosa di diverso a livello sociale.

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Cosa vuol dire “proteggere l’infanzia”?

Nel percorso che portiamo avanti, l’adulto presente consente che l’infanzia venga protetta, perché per come è strutturata la società è l’adulto l’elemento di disturbo e vogliamo proteggere l’infanzia da dinamiche non naturali che ci sono state insegnate e che tramandiamo automaticamente. Invece è importante ascoltare i bambini e la loro unicità.

Il bambino ha bisogno conoscere il mondo attraverso lo strumento del gioco, si deve poter muovere. E’ importante che cerchi di capire cosa gli piace fare perché la ricerca di qualcosa di adatto a sé possa diventare la sua arte, il suo mestiere, il suo lavoro.

Se un bambino ha un’attività apparentemente statica, magari contemplativa davanti ad un albero, l’adulto cerca di non distoglierlo poiché egli sta scoprendo se stesso in quel momento. Va rispettato anche se noi non lo capiamo subito. Invece l’intervento esterno è utile se c’è bisogno di proteggerlo. Ma se c’è un ampio spazio a disposizione, e la regola principale è il rispetto, capita raramente l’intervento esterno. I bimbi imparano naturalmente a collaborare invece che competere, cambiando completamente il paradigma. Imparando il rispetto di sé, dell’altro, dell’ambiente e come prendersi cura delle cose o degli altri si acquisisce l’arte di vivere.

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Che percorsi hanno intrapreso i bambini dopo questa esperienza?

Dopo i 6 anni i bambini, terminato il percorso, hanno preso strade diverse, chi è entrato nelle scuole pubbliche, chi in scuole private con visioni pedagogiche diverse rispetto a quelle pubbliche ma ci sono anche famiglie che hanno scelto homeschooling. Le famiglie sono in grado di portare fuori gli strumenti che hanno imparato, come i cerchi, le assemblee dove si impara a comunicare come si sta o quello che si vuole esprimere. Così è più semplice affrontare i problemi e insieme cercare di risolverli. Questo porta dei cambiamenti negli equilibri anche dei ruoli genitoriali e i sentimenti che emergono vanno ascoltati, visti e bisogna dedicarci tempo.

Considerando che i bambini hanno un impatto precoce con la tecnologia essendo comunque immersi nella società si cerca di proteggere per più tempo possibile l’infanzia nelle sue necessità di base. Forse 60 anni fa non ci sarebbe stato bisogno di fare esperienza di natura perché già accadeva comunemente.

Ricevete ospiti interessati a quello che fate?

Noi accogliamo volentieri chi fosse curioso di quello che facciamo; solo vedendo di persona si può capire. Ognuno può crescere nella propria parte genitoriale anche se non ha figli. E’ importante sapersi rapportare ai bambini anche se si fanno lavori completamente diversi in giro per il mondo. Ognuno dovrebbe accostarsi all’infanzia con maggior rispetto, ci va più attenzione; tutti potremmo diventare educatori di strada con ogni bambino che ci capita di incontrare.

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