24 Ott 2019

Ghesc: il villaggio laboratorio recuperato dagli studenti di tutto il mondo – Io Faccio Così #266

Scritto da: Paolo Cignini
Intervista di: Lorena di Maria e Paolo Cignini
Video realizzato da: Paolo Cignini

“È necessario riappropriarsi dell’utilizzo delle nostre mani”, affermava lo scultore Pinuccio Sciola. L’Associazione Canova, con il suo progetto di ‘villaggio-laboratorio’ di Ghesc in Val d’Ossola, ha trovato il suo modo di metterlo in pratica: coinvolgere studenti da tutto il mondo per recuperare un borgo medievale abbandonato, incastonato in un luogo magico tra i monti. Una storia che testimonia come un'apparente follia possa divenire realtà. Ne abbiamo parlato con Maurizio Cesprini, uno dei motori del recupero di questo luogo a cavallo tra passato e futuro.

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Molte storie che vuoi raccontare le hai sulla punta della lingua e non vedi l’ora di liberarle al lettore. Solo che spesso ci sono così tanti dettagli da assemblare, così tante sensazioni da descrivere che si finisce nella confusione più totale. È ciò che mi sta capitando proprio ora, mentre assemblo il video e provo a scrivervi la storia di Ghesc, termine dialettale che identifica Ghesio, borgo medievale facente parte del comune di Montecrestese, nella Valle dell’Ossola all’estremo nord del Piemonte, quasi al confine con la Svizzera.

borgo-ghesch

Ghesc, borgo abbandonato da oltre cento anni, è oggi teatro di un progetto di recupero, partito grazie a Maurizio Cesprini, originario di questa terra e membro dell’Associazione Canova, e alla sua compagna Paola Gardin, architetto e studiosa di architettura tradizionale in pietra, e che oggi coinvolge studenti universitari e persone da tutto il mondo, configurandosi come un vero e proprio “Villaggio laboratorio”.

Oggi Ghesc è composto da otto edifici, di cui tre sono di proprietà dell’Associazione Canova: sono gli edifici teatro del lavoro degli studenti, tramite la formula dei campi estivi. Gli altri edifici avranno una funzione abitativa privata, e quattro di questi hanno già avviato un percorso di recupero. Dal globale al locale e viceversa, ma con una costante ben definita: la costruzione in pietra, materiale caratteristico di questi luoghi da sempre.

Il luogo

Siamo arrivati fin quassù a Ghesc dopo un lunghissimo viaggio e ci sentiamo (piacevolmente) fuori dal mondo, ma non solo per la distanza e la geografia: per arrivare al borgo percorriamo a piedi un sentiero nel bosco, lungo duecento metri. Siamo nella Valle dell’Ossola, identificata dal bacino idrografico del fiume Toce, caratterizzata per un paesaggio naturale stratificato da diverse fasce altimetriche: dall’area dei laghi si arriva facilmente alle vette del Monte Rosa, passando per sette valli differenti. Un luogo che è stato teatro, dal Medioevo ad oggi, di interessanti simbiosi tra culture differenti: basti citare ad esempio la presenza di colonie Walser, che dal 1200 in avanti hanno fondato diversi nuclei abitativi, insediati prevalentemente nelle terre alte.

Dopo il sentiero raggiungiamo il borgo e incontriamo Maurizio Cesprini, uno dei primi nuovi abitanti di questo luogo in ri-costruzione. Nel 2007 Maurizio e Paola hanno acquistato un edificio del borgo e si sono quasi interamente ricostruiti la loro abitazione qui: «L’abbiamo chiamata Casa Alfio, in onore del vecchio proprietario», ci spiega Maurizio.

Ci sono voluti venticinquemila euro e mille ore di lavoro per ristrutturarla. Missione compiuta: la casa è uno spettacolo di armonia ed eleganza, mentre Massimo e Paola sono riusciti a dimostrare che, nonostante le difficoltà, si poteva ricostruire da soli quasi tutta la casa, senza spese folli. In più, mantenendo l’elemento caratteristico di queste terre: la pietra.

«A chi devo l’interesse per questo materiale? Non solo alle mie radici e alla mia compagna, ma a Ken Marquardt, a sua moglie Kali e di conseguenza all’Associazione Canova», ci spiega Maurizio. Marquardt è un coltivatore di rose nato in Arkansas: nel 1989, venuto insieme alla moglie in vacanza in val d’Ossola, si imbatte nel borgo di Canova, distante dieci minuti da Ghesc e facente parte del comune di Crevola d’Ossola. Abbandonato anche questo? Esatto. Solo che Marquardt e altri lo hanno recuperato completamente, acquistando e ricostruendo le case, e a seguito di questa esperienza nel 2001 hanno dato vita all’Associazione Canova, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che si pone l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico architettonico locale, attraverso attività didattiche, divulgative ed artistiche. Maurizio Cesprini ne è oggi il segretario, e insieme a Ken hanno dato vita ad un sogno che ha più di venticinque anni: recuperare Ghesc e farne un laboratorio di ricostruzione con studenti provenienti da tutto il mondo.

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Il Villaggio Laboratorio: tradizione, sostenibilità e manualità con lo sguardo al futuro

Ogni anno a Ghesc vengono diversi studenti provenienti da diverse facoltà universitarie di tutto il mondo: si va dal Dry Stone Walling del Giappone al Yestermorrow del Vermont (Canada), fino al Politecnico di Milano e di Torino, solo per citarne alcune. In gruppo si realizzano dei campi estivi di lavoro, ed insieme si recuperano e ricostruiscono le abitazioni del borgo che rinasce.

«Le attività didattiche che organizziamo con gli studenti hanno un formato che è sempre molto pratico: ci piace dare la possibilità agli studenti che vogliono partecipare a queste attività di toccare con mano la pietra», ci racconta Maurizio. Per dieci giorni, alcuni dormendo in tenda ed altri in strutture esterne, le ragazze e i ragazzi «attraverso i laboratori e i campi scuola attivati approfondiscono e applicano le tecniche costruttive con la pietra sviluppatesi nel corso dei secoli, recuperandole e proiettandole nel futuro: possiamo cambiare le cose solo se le abbiamo conosciute». ci spiega Maurizio.

Lo sguardo al futuro è presente nel modulo più ‘accademico’: l’Associazione Canova forma i ragazzi riguardo gli aspetti energetici ed antisismici necessari per le nuove abitazioni, cercando di trasmettere come costruire edifici che utilizzino modelli energetici ridotti. «La sostenibilità ambientale è un tema a noi vicino” spiega Maurizio “ed oggi il nostro modo di declinare questo concetto nell’architettura è che si debba ripartire dal riutilizzo di quello che c’è. Il Tema del consumo di suolo è sinonimo del concetto di sostenibilità, c’è un enorme patrimonio storico e architettonico in Italia che aspetta solo di essere salvato e ri-valorizzato».

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La fascia d’età dei giovani protagonisti nella costruzione del Villaggio Laboratorio è quella che va dai venti ai venticinque anni, e il grande valore di questa esperienza sta anche nelle differenti nazionalità dei partecipanti, un elemento che permette di stratificare una serie di elementi che formano, anno dopo anno, l’anima di questo luogo. «Oltre a lavorare sono per noi molto importanti i momenti conviviali, fucina di scambio di idee fondamentale per creare l’esperienza nel suo insieme. Respiro un grande entusiasmo da parte dei diversi studenti che si sono succeduti qua, ed ognuno mette nel proprio zaino un’esperienza da poter spendere nella maniera che ritiene migliore possibile».

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