17 Nov 2014

Cambiando si impara. Ad Ostia Antica il primo corso di formazione sull'Asilo nel Bosco

Scritto da: Sabina Bello

Quando tutte le persone si salutano prima della partenza abbracciandosi, molte con gli occhi lucidi d’emozione, ci rendiamo conto che […]

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Quando tutte le persone si salutano prima della partenza abbracciandosi, molte con gli occhi lucidi d’emozione, ci rendiamo conto che l’evento a cui abbiamo partecipato è giunto al di là del suo pensiero generatore.
Il successo dei tre giorni di formazione (7-8-9 Novembre) tenutisi ad Ostia Antica è stato talmente al di sopra di ogni aspettativa da divenire culla, incubatore di nuovi germogli e future esperienze.

 

Si percepisce aria frizzante. Si sente un brulichio che serpeggia, che attraversa l’Italia, da sopra, da sotto, nel mezzo. Come il formicolio di un piede, che ci rende noto il prossimo risveglio. C’è un suono di campane che si richiamano, rintoccano, così sono i vari suoni di questo lussureggiante autunno, in una tonalità limpida, pulita.

 

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A “L’asilo nel bosco” abbiamo ospitato il primo cerchio con più di 50 persone radunate per approfondire le conoscenze riguardo questa modalità di scuola dell’infanzia. Con l’umiltà di chi si rende conto di divenire strumento di qualcosa di più grande, come organizzatori abbiamo realizzato di avere innanzi un processo che andava oltre le idee e i progetti iniziali, una parentela stretta con l’incontro degli oltre 80 “agenti del cambiamento”  tenutosi a Panta Rei poche settimane fa, però con il focus su l’educazione all’aperto.

 

Questo incontro tematico riguarda l’educazione, il buon vivere, il mettersi le galosce, il desiderio e l’impegno di dar vita ad una scuola “che cambia”, che corrisponda ai bisogni dei bimbi, la condivisione di esperienze e conoscenze tecniche specifiche, ma soprattutto la voglia di rilanciare, di mettersi ancora in gioco, di compromettersi definitivamente.

Una possibilità che è già concreta e che le persone hanno potuto toccare con mano, osservando la “non giornata tipo” di venerdì a L’asilo nel bosco. Entrare a contatto con un prototipo spesso è proprio quell’incoraggiamento necessario a partire in prima persona con un’iniziativa propria, per questo è stato così importante cercare di condividere al massimo le competenze raggiunte.

 

La magia era lì, sin dal mattino, con i primi arrivati, gli avventurieri che avevano deciso di fermarsi a dormire all’asilo già da giovedì notte, con i primi bambini, felici nelle tute da pioggia a ringraziare il nuovo giorno saltando con l’entusiasmo di cui son capaci nelle pozzanghere donate nella notte dall’amica pioggia. Vista la vicinanza con S. Martino le numerose persone venute in visita sono state presentate come amiche della fiaba ed hanno portato doni ai bimbi.

 

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La magia era poesia, quando nel pomeriggio ai laboratori di Arte e Natura si sono trovate a braccetto foglie e argilla, cortecce, muschi, colori estratti da cipolle, spinaci, barbabietole, cavoli, carta, pennelli, sguardi, silenzi, sorrisi. Mi commuove la commistione di poesia e pratica, di teoria e arte, di quotidianità e convivialità, dove la sera si respirava aria di festa, grazie anche alle attenzioni del buon Mimmo che in cucina ha dato il massimo.

 

Nel secondo giorno c’era già emozione, a contarsi, tutti in quel grande cerchio, presentandosi, osservandosi, conoscendosi. La rete web è divenuta in quel momento rete di lana, aggiungendo il valore del tocco, degli attimi di imbarazzo seguiti dalle risate, del potersi vedere, uno per uno, ogni volto con la sua storia, la sua mimica, la sua tridimensionalità.

 

Questo è il vero tesoro. La gemma dell’incontro. L’incontro quando si manifesta nella sua qualità più bella, scevro da ogni polemica, subito operativo, pronto, partecipe. Ci siamo resi conto che nella grande sala si trovavano dei compagni di cammino, con cui scambiarsi racconti ed esperienze, con cui portare avanti una visione comune. Questa sensibilità è oggi rispetto ad un tempo sfacciatamente più diffusa. Oggi è matura. Chissà, forse era un frutto autunnale.

 

È emersa con forza la gioia e la meraviglia di non sentirsi soli. Di scoprirsi in tanti ed in quell’essere molti sentire di avere un orizzonte, un sogno comune. Si è avvertito il coraggio, l’energia che sgorga da dentro come un fuoco, quando ti accorgi di non essere l’ultima bandiera al vento di un baluardo dimenticato, ma parte di un gruppo nutrito di cavalieri. La vicinanza con la festa di S. Martino e la sua estate è un segno di buon auspicio. Ma delle tante cose importanti dette al momento del commiato, ancora rimangono sospese nell’aria le parole del nostro caro amico Pietro, anima semplice e magnifica: “Fino ad oggi avevo nel cuore una gemma, ma dopo questi giorni è sbocciata e adesso c’è un bellissimo fiore”.

 

Accanto alla poesia c’è l’operatività, il desiderio di creare un nuovo evento dove rivedersi tutti, mentre affianco è già cominciata la progettazione di un nuovo week end a febbraio, come il ronzio di insetti indaffarati prosegue lo scambio di mail, contatti, l’organizzazione di possibili incontri in altre parti di Italia e soprattutto il desiderio di continuare a mettere, una pietra dopo l’altra, i tasselli di questa Scuola che Cambia. Ogni uomo semplice, porta in cuore un sogno, con amore ed umiltà, potrà costruirlo.

 

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