23 Giu 2015

Tra Uganda e Guatemala: storie di uomini e di caffè

Scritto da: Redazione

Se la sicurezza alimentare è uno dei grandi temi di cui negli ultimi anni i governi hanno iniziato a occuparsi, […]

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Se la sicurezza alimentare è uno dei grandi temi di cui negli ultimi anni i governi hanno iniziato a occuparsi, il diritto alla sovranità alimentare è sempre minacciato dalle grandi multinazionali e dagli interessi privati. Ma ci sono anche storie diverse, di uomini, donne e caffè. Si chiama “Caffè +9”.

 

 

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Nove come le ore di fuso orario tra Uganda e Guatemala, i due Paesi da cui è importata la materia prima della miscela commercializzata da Shadhilly . Piccola cooperativa marchigiana, Shadhilly si basa su un contatto reale, diretto, fiduciario con i piccoli produttori locali.

Un esempio di come si possa fare impresa basandosi non su criteri dello sfruttamento del lavoro, della massimizzazione dei profitti e della speculazione, ma sulla giustizia e sulla collaborazione con le realtà di piccola scala. Ma come si stanno muovendo i “grandi” del pianeta? La “Nuova Alleanza per la sicurezza alimentare e la nutrizione” siglata al G8 del 2012 ha proposto un accordo multistakeholder, di cui oggi se ne vagliano gli effetti reali: l’accaparramento delle terre volto non alla produzione di cibo per la sicurezza alimentare delle popolazioni ma per l’esportazione di materie prime e agro-carburanti.

 

 
 
«La “nuova alleanza” è solo un esempio emblematico di una tendenza generale delle politiche di sviluppo che tendono sempre più a sopprimere le politiche pubbliche e a lasciare la responsabilità al settore privato per la sicurezza alimentare. E questa è una svista terribile», spiega Paola De Meo, dell’associazione Terra Nuova , che insieme a tante altre realtà internazionali fa appello ai governi per un’inversione di rotta che non violi i diritti dei contadini e delle comunità locali impegnate nell’affermazione dell’autonomia alimentare.
 
 

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