21 Ago 2015

Mettere a disposizione le case sfitte per l’accoglienza dei migranti

Scritto da: Daniela Bartolini

Arrivano le prime adesioni alla proposta del Sindaco di Poppi di mettere a disposizione le case private sfitte per l'accoglienza di migranti e profughi.

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Arrivano le prime adesioni alla proposta lanciata dal sindaco di Poppi, Carlo Toni, l’11 agosto.
Mettere a disposizione volontariamente le case sfitte di proprietà per accogliere le persone migranti e i profughi.

Il sindaco di Poppi ha lanciato l’appello attraverso il social network facendo seguito alla richiesta della Prefettura di Arezzo che chiedeva ai comuni di mettere a disposizione strutture comunali da adibire all’accoglienza, di cui però il comune di Poppi è sprovvisto. Da qui la proposta del sindaco di fare appello ai privati cittadini.
Un’adesione volontaria che permetterebbe al comune di poter ospitare 30 migranti, così come stabilito per i comuni sopra i 3000 abitanti. Permetterebbe inoltre di creare un’ospitalità diffusa, in ogni appartamento nel paese di Poppi o nelle frazioni del comune, in base alla metratura dell’appartamento, potranno essere ospitate da tre a cinque persone per i mesi necessari ad una prima accoglienza e alla compilazione della documentazione delle persone accolte.
Il comune farà da tramite tra i privati cittadini e la Prefettura, che valuterà, con apposita graduatoria, gli eventuali affidamenti e contributi in ordine alle esigenze di accoglienza espresse dal Ministero dell’Interno e gestirà l’attivazione delle convenzioni con i proprietari, utilizzando le risorse statali stanziate appositamente per l’accoglienza dei migranti.

Il progetto prevede anche il coinvolgimento di associazioni locali che si occuperanno di offrire orientamento e servizi, così come stabilito dalla legge. Un supporto che aiuta chi ha deciso di lasciare il proprio paese di origine in cerca di migliori condizioni di vita o di chi lo ha lasciato a causa di eventi esterni (guerre, invasioni, catastrofi naturali) e che si trova in una condizione di sradicamento culturale, linguistico e sociale.

L’Italia ha deciso di distribuire equamente tra le regioni italiane l’accoglienza e la Regione Toscana ha scelto di riproporre il modello del 2011,  un modello che “non prevede grandi concentrazioni di persone in pochi centri di accoglienza, ma al contrario l’inserimento di piccoli gruppi in situazioni di accoglienza accompagnate dal coinvolgimento, in primo luogo, delle Amministrazioni locali, dell’associazionismo e dal volontariato del territorio”.

Nonostante le polemiche seguite alla proposta del sindaco, un appello che già altri sindaci italiani avevano lanciato, come anche l’ex presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ad Aprile, arrivano adesso le prime adesioni e l’appello rimane aperto.

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