15 Gen 2016

“La Carta di Lampedusa” va in scena

Scritto da: Daniela Bartolini

Da una co-produzione Nata e Diesis Teatrango, uno spettacolo che mette in scena la Carta di Lampedusa. Mercoledì 20 gennaio la prima dedicata agli alunni dell'Istituto Comprensivo di Castel Focognano in occasione de "La Festa della Toscana".

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Nel 2015 la Festa della Toscana è giunta alla quindicesima edizione e il Consiglio regionale ha deciso di tornare alle origini, dedicando il tema dell’anno a Pietro Leopoldo che, primo al mondo ad abolire la pena di morte il 30 novembre 1786, ha ispirato l’istituzione di questa manifestazione.
La Festa della Toscana è stata infatti dedicata a “Le riforme di Pietro Leopoldo e la Toscana moderna: iniziativa economica (liberalizzazioni); delle comunità (enti locali e loro identità); dell’organizzazione corporativa (scioglimento delle corporazioni e costituzione delle camere di commercio); dei diritti umani (abrogazione della pena di morte e della tortura)”. Un momento quindi di riflessione sui diritti dell’uomo e della pace e sulle grandi riforme che hanno portato il paese nell’era moderna.

La Festa della Toscana è un giorno che ricorda un momento importante, un grande balzo in avanti nei diritti civili, dell’uomo. Un simbolo di qualcosa che dovremmo tenere a mente ogni giorno. Ed è per questo che tutte le amministrazioni della Regione organizzano eventi nella giornata del 30 novembre coinvolgendo associazioni, scuole e cittadini.
Le iniziative promosse in occasione della Festa non rimangono però confinate ad un’unica giornata e si protraggono per portare il loro messaggio di pace ed attualizzare i valori di cui vuol essere portatrice.

Nelle scuole sopratutto la Festa della Toscana diventa occasione per laboratori, incontri, percorsi di lunga durata con l’obiettivo di coinvolgere le giovani generazioni e sensibilizzare su temi in cui si troveranno a confrontarsi attivamente nel loro futuro.

L’Istituto Compresivo di Castel Focognano all’interno di una progettualità più ampia sul tema dei diritti, ha commissionato alla Compagnia Teatrale NATA uno spettacolo che portasse in scena e comunicasse ai ragazzi il complicato e attuale tema dei diritti dei migranti. E’ stata questa l’occasione per riprendere in mano un progetto già in cantiere da parte di di Diesis Teatrango, cooperativa della provincia aretina che si occupa di produzione, formazione, e pedagogia teatrale: la realizzazione di uno spettacolo ispirato a “La Carta di Lampedusa”.

Mercoledì 20 gennaio alle ore 9,20 sarà quindi presentato, in anteprima nazionale, lo spettacolo “La carta di Lampedusa”, una produzione della Compagnia teatrale NATA e di Diesis Teatrango. Lo spettacolo a cura di e con Piero Cherici, Lorenzo Bachini, Livio Valenti, racconta, attraverso canti, racconti e testimonianze, i popoli migranti attraverso uno sguardo che parte dalla nostra storia passata per arrivare all’attualità. Dal viaggio, dallo spostarsi come necessità universale, al viaggio di “speranza” di chi si muove a causa di guerre, fame, persecuzioni, ricerca di condizioni economiche migliori.
Per il momento il frutto di questa collaborazione è uno spettacolo breve pensato per i più piccoli, l’idea di Nata è di farlo uscire dalla scuola e di pensare nei prossimi mesi ad un adattamento per adulti.

Che cosa è la Carta di Lampedusa

Il 3 ottobre 2013 a poche miglia del porto di Lampedusa, naufragò un’imbarcazione libica. L’imbarcazione trasportava centinaia di migranti e il suo affondamento provocò quasi 400 morti. Una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall’inizio del XXI secolo, seguita pochi giorni dopo da un’altra tragedia che vide la morte di 200 migranti.
A seguito di questi tragici eventi, molte associazioni italiane ed europee iniziarono a mettersi in rete e a riflettere, in un percorso comune, sulla stesura di una carta che disegnasse “una nuova geografia politica, territoriale ed esistenziale”. Uno strumento attraverso il quale la società civile, le reti e i movimenti dei migranti e coloro che cercano di tutelarne i diritti, potesse dare vita a una grande coalizione, per costringere la politica e le istituzioni a pensare a una nuova politica.

Tre assemblee in diretta streaming in decine di città italiane ed europee e tre giorni di lavori, dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014 nell’isola di Lampedusa, che vide la partecipazione di oltre trecento persone, portò alla stesura e all’unanime votazione della Carta di Lampedusa.
Un nuovo documento, condiviso e dal basso, delle migrazioni, i cui principi fondativi ricalcano in parte quelli precedentemente espressi dalla Carta Mondiale dei Migranti, redatta a Gorée, in Senegal, nel febbraio 2011.

“La Carta di Lampedusa non è una proposta di legge o una richiesta agli stati e ai governi.
Da molti anni le politiche di governo e di controllo dei movimenti delle persone, elemento funzionale alle politiche economiche contemporanee, promuovono la disuguaglianza e lo sfruttamento, fenomeni che si sono acuiti nella crisi economica e finanziaria di questi primi anni del nuovo millennio. L’Unione europea, in particolare, anche attraverso le sue scelte nelle politiche migratorie, sta disegnando una geografia politica, territoriale ed esistenziale per noi del tutto inaccettabile, basata su percorsi di esclusione e confinamento della mobilità, attraverso la separazione tra persone che hanno il diritto di muoversi liberamente e altre che per poterlo fare devono attraversare infiniti ostacoli, non ultimo quello del rischio della propria vita. La Carta di Lampedusa afferma come indispensabile una radicale trasformazione dei rapporti sociali, economici, politici, culturali e giuridici – che caratterizzano l’attuale sistema e che sono a fondamento dell’ingiustizia globale subita da milioni di persone – a partire dalla costruzione di un’alternativa fondata sulla libertà e sulle possibilità di vita di tutte e tutti senza preclusione alcuna che si basi sulla nazionalità, cittadinanza e/o luogo di nascita.
La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire delle barriere.
La Carta di Lampedusa assume l’intero pianeta come spazio di applicazione di quanto sancisce (…)”

La Carta afferma la libertà di movimento di tutte e tutti: “non può essere accettata nessuna divisione tra gli esseri umani tesa a stabilire, di volta in volta, chi, a seconda del suo luogo di nascita e/o della sua cittadinanza, della sua condizione economica, giuridica e sociale, nonché delle necessità dei territori di arrivo, sia libero di spostarsi in base ai propri desideri e bisogni, chi possa farlo soltanto in base a un’autorizzazione, e chi, infine, per poter compiere quello stesso percorso, debba accettare di subire pratiche di discriminazione, di sfruttamento e violenza anche sessuali, di disumanizzazione e mercificazione, di confinamento della propria libertà personale, e di rischiare di perdere la propria vita.”

La libertà di scelta: “slegando il concetto di spazio da ogni logica di proprietà e privatizzazione, inclusa quella propria della tradizione degli stati nazionali, afferma la libertà di ogni essere umano di scegliere il luogo in cui abitare e la conseguente libertà di opporsi e battersi per rimuovere gli ostacoli che a essa si frappongono.

La libertà di restare: “di non essere costretti/e ad abbandonare il paese in cui si nasce o che si abita quando non si sceglie di farlo”; “la libertà di restare come libertà di abitare qualsiasi luogo, diverso da quello di nascita e/o di cittadinanza, anche una volta che le persone abbiano lasciato il proprio paese, e di costruire in tale luogo il proprio progetto di vita, (…) che implica l’assenza di ogni sfruttamento e un accesso alla salute, alla casa, al lavoro e all’istruzione, alla comunicazione e all’informazione, anche e soprattutto giuridica, senza nessuna discriminazione, così come la rimozione di ogni ostacolo, in ogni ambito dell’esistenza, che possa impedire l’esercizio di tale libertà.”

La liberta’ personale: “nessun essere umano, in nessun caso, può essere privato della libertà personale, e quindi confinato o detenuto, per il fatto di esercitare la libertà di muoversi dal luogo di nascita e/o di cittadinanza, o la libertà di vivere e di restare nel luogo in cui ha scelto di stabilirsi.”

La liberta’ di resistenza: “la Libertà di tutte e di tutti di resistere a politiche tese a creare divisione, discriminazione, sfruttamento e precarietà degli esseri umani, e che generano diseguaglianza e disparità”; la libertà e il dovere di disobbedire a ordini ingiusti.

Sono passati quasi due anni…

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