4 Mag 2016

Io faccio così #118 – &Makers: cambiare il mondo da un garage della Sardegna

Scritto da: Daniel Tarozzi

Ingegneri, informatici, artigiani, sognatori e visionari. Partiti da un garage di casa, quattro "ragazzi" hanno creato &Makers e recuperando pezzi di vecchie stampanti hanno costruito Wood, una stampante 3D made in Sardegna. Da qui è iniziato un percorso inarrestabile che li sta portando ad innovare e creare un futuro ecologico e sostenibile. Un'altra testimonianza della rivoluzione digitale in atto.

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Cagliari - La scorsa settimana vi abbiamo raccontato l’esperienza di Roma Makers, uno dei principali Fablab romani. Questa settimana ci spostiamo in Sardegna, a Cagliari, e vi presentiamo un’esperienza in parte simile, ma anche molto diversa e ugualmente innovativa ed interessante: quella di &Makers, quattro “makers”  locali che si ritrovano in un garage che ospita moto d’epoca e progettano, stampano in 3D, sperimentano e creano il mondo del futuro.

I loro nomi? Daniele Sabiucciu, Daniele Poddighe, Alberto Unali e Massimo Bonifacio. Sono ingegneri e artigiani digitali. Alcuni di loro si sono conosciuti durante il salone dell’innovazione “Sinnova” a Cagliari, l’evento di Sardegna Ricerche, altri all’interno dell’associazione Ingegneria Senza Frontiere. Hanno fatto massa critica, si son messi da subito a recuperare pezzi di vecchie stampanti e in pochi mesi hanno costruito “Wood”, la stampante 3D in legno “proudly made in Sardinia”, così come è inciso nel loro prototipo.

Il loro nome – &Makers – nasce dalla consapevolezza che loro sono, vogliono essere e vogliono fare mille cose. Si sentono quindi artigiani, informatici, sognatori, visionari ecc. “Questo, quello e poi makers, &Makers!”. “Ci chiamiamo &makers perché facciamo tante cose, chiunque abbia una idea ce la presenta e noi siamo disposti a metterci in gioco. È una sfida. Noi vorremmo essere così, E così e così… Infine, ci piaceva anche l’assonanza di & con Hand (mano), per segnare il passaggio dalla competizione alla collaborazione”.

La filosofia che li ispira? “La filosofia dell EFA: Essere, Fare, Avere. Se Sei, Fai e se Fai ti conoscono. Si crea un nuovo modo di stare in società”. Cosa fanno? Di tutto. Le stampanti 3D, infatti, possono servire per realizzare qualunque cosa: oggetti tecnologici, protesi ospedaliere, mobilio, pasta, persino abitazioni!

Gli &Makers recuperando pezzi di vecchie stampanti hanno costruito Wood, una stampante 3D made in Sardegna

Gli &Makers recuperando pezzi di vecchie stampanti hanno costruito Wood, una stampante 3D made in Sardegna

Tutto ha avuto inizio un po’ per caso (come viene raccontato nel video) ma forse nulla avviene mai a caso: osservandoli parlare, trascorrendo una giornata con loro – infatti – ci siamo resi conto che formano un’alchimia perfetta: genio, esperienza, simpatia, passione per il lavoro, capacità di divertirsi, visionarietà, efficienza. Ancora una volta, mi sento di poter dire che la Sardegna ospita e forse ispira molte delle esperienze più radicalmente innovative e allo stesso tempo profondamente spirituali che io abbia potuto incontrare in questi tre anni in giro per l’Italia.

“Essere in Sardegna è complicato per quel che riguarda gli aspetti logistici e la lontananza con molti clienti e molti fornitori. Alcuni materiali, inoltre, non si possono fabbricare qui. Ci viene difficile trovare qui persone che facciano quello che facciamo noi, ma ci sono tante persone che fanno cose diverse. La cosa complicata è conoscerci. Ora, però, con la rete delle manifatture digitali che si sta formando nell’isola questa cosa sta un po’ cambiando.

Abbiamo centri di aggregazione dove confluiscono persone con un certo orientamento. Fab Lab, realtà universitarie, fiere che ci danno la possibilità di incontrarci. È vero, per ricevere alcuni materiali ci possiamo mettere anche due giorni, ma abbiamo mezzi per comunicare con gli altri anche da lontano. Il fatto di essere staccati dal resto del mondo mette in moto l’ingegno per superare questi ostacoli! Sardegna Ricerche ci dà una grande mano.

Viviamo in un paradiso terrestre, abbiamo competenze tecnologiche molto alte, enti importanti e validi. Viviamo in un mondo iperconnesso e siamo pericolosi in un certo modo: se un milione e mezzo di persone diventano consapevoli della terra meravigliosa in cui vivono e delle potenzialità di questo luogo, si può creare un movimento di cambiamento enorme. Ricordiamoci da dove veniamo, è molto importante. Eravamo una società che aveva risorse per costruire cose misteriose e incredibili”.

La protesi per la mano di un bambino creata con la stampante 3d

La protesi per la mano di un bambino creata con la stampante 3d

Oltre alle idee, filosofia e alla spiritualità, però, in questo garage si producono innovazioni molto concrete. Tra quelle che ci vengono mostrate mi ha colpito particolarmente quella di una protesi per la mano di un bambino. Producendo questo oggetto con una stampante 3D, infatti, si può realizzare la protesi su misura ed “aggiornarla” via via che il bambino cresce, personalizzandola nelle forme e nei colori e abbattendo il costo della stessa, permettendo quindi a chiunque di accedere a questa “tecnologia” così sensibile e vitale.

“Si velocizzano anche costruzioni di protesi: un bambino senza mano, può avere tendini, avambraccio e tessuti come vuole. Se si rompe un pezzo può rifare solo quel pezzo, come si può riadattare allo sviluppo del suo corpo. Ora è nata anche En-able (LINK): un movimento che riunisce mamme e papà con bambini che hanno esigenze particolari di protesi, insieme a medici e ortopedici che trovano qualcuno che con una stampante 3D fa avere al bambino entro un giorno una protesi funzionante e gratuita. Con i vecchi sistemi questa protesi poteva costare migliaia di euro, ora parliamo di un costo nullo: trenta euro al chilo per il materiale”.

La diffusione del movimento dei Makers e dei Fablab, inoltre, secondo i nostri intervistati, porterà alla produzione decentralizzata di un oggetto, con ricadute positive sull’ambiente difficili da immaginare: verranno meno i magazzini, le produzioni superflue, i camion e i container che trasportano gli oggetti. Il processo in atto, inoltre, può contemplare il riciclo continuo dei materiali che possono essere completamente biodegradabili.

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“C’è un altro vantaggio in questa nuova concezione della produzione rispetto a quella classica: certe forme prima non erano pensabili. Oggi possiamo ispirarci alla natura, ad esempio costruendo prodotti che si basano sul ‘nido d’ape’ ovvero oggetti vuoti ‘dentro’ che usano quindi molta meno materia prima e sono anche molto più leggeri. È un approccio incredibilmente innovativo ma che si appoggia su principi e soluzioni tecnologiche, ingegneristiche e geometriche vecchie di secoli. Con la diffusione di questo modello, infine, verranno abbattute le diseguaglianze in quanto ovunque si potrà produrre qualunque cosa a basso prezzo scaricando il progetto – rigorosamente open source – da internet e stampandolo con una stampante 3D, magari con una “auto-costruita”.

Ascoltandoli mi convinco che è proprio come affermano con certezza: “La terza rivoluzione industriale è già in atto”. E forse, in parte, sta partendo proprio da quest’isola. Ci sarà da divertirsi.

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