24 Ott 2016

Legge sul caporalato, ecco cosa cambia nelle campagne italiane

Scritto da: Elena Risi

È stata definitivamente approvata la legge sul caporalato che, tra le altre cose, estende la condanna non più soltanto al caporale, intermediario tra l’azienda e il bracciante, ma anche al datore di lavoro stesso che impiega personale reclutato dai caporali. Si tratta di un primo passo importante nella lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori nelle campagne italiane. La strada, però, è ancora lunga...

Salva nei preferiti

Il 18 ottobre è stata approvata in via definitiva dalla Camera dei Deputati la legge sul caporalato. Il testo, presentato dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, ha l’obiettivo di contrastare lo sfruttamento della manodopera agricola nelle campagne italiane.

 

Cosa cambia? La legge riscrive il reato ed estende la condanna non più soltanto al caporale, intermediario tra l’azienda e il bracciante, ma anche al datore di lavoro stesso che impiega personale reclutato dai caporali. Già nel 2011 era stato introdotto il crimine di caporalato all’interno del codice penale ma si era dimostrato come un atto puramente demagogico e non aveva portato alcun cambiamento. Il caporale diventava infatti il capro espiatorio di ingiustizie e squilibri insiti nell’intera filiera alimentare, si salvavano i proprietari d’azienda e si punivano solo i casi in cui lo sfruttamento coinvolgeva più di quattro persone, o i minorenni o se la persona sfruttata veniva messa in grave pericolo di vita.

 Egypt-agriculture-development-economic-foreign-aid-assistance-US (1)

 

Con la nuova legge è prevista la reclusione del caporale da uno a sei anni e una multa da 500 a mille euro per ogni persona reclutata. In alcuni casi è stabilita per il proprietario la confisca dei beni, i cui proventi entreranno nelle casse del fondo antitratta. Nel testo sono previste inoltre alcune misure di tutela del lavoro agricolo destinate soprattutto ai braccianti.

 

La nuova legge è stata accolta con soddisfazione perché introduce cambiamenti importanti, ma nello stesso tempo deve essere considerata solo l’inizio di una strada ancora lunga da percorrere. “Introdurre la responsabilità delle aziende è un grande salto culturale – scrive TerreLibere.org, promotrice dell’iniziativa #FilieraSporca insieme a daSud  e Terra! Onlus – fino a adesso le grandi aziende dicevano di non sapere cosa succede ai livelli più bassi della filiera e quelle piccole si difendevano con la necessità dello sfruttamento”.

 

Ma alcuni punti ancora non piacciono. Si mantiene un approccio prevalentemente repressivo, non si prevedono ipotesi di sfruttamento oltre il caporalato (sebbene esistano e rappresentino una realtà consolidata) e, infine, sembra una legge di difficile applicazione nella realtà. Se un primo passo è stato fatto, bisogna continuare a camminare.

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?
Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?

Dietro le linee dei call center: tra testimonianze, lotte e consapevolezze collettive
Dietro le linee dei call center: tra testimonianze, lotte e consapevolezze collettive

Open Campus, imprenditoria femminile e innovazione tecnologica dalla Sardegna
Open Campus, imprenditoria femminile e innovazione tecnologica dalla Sardegna

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

La Grecia vieterà la pesca a strascico, primo paese in Europa – #920

|

L’assalto eolico è ingiustizia climatica: le conseguenze sul patrimonio culturale sardo

|

Franco D’Eusanio e i vini di Chiusa Grande: “È un equilibrio naturale, noi non interveniamo”

|

L’arte collettiva del sognare: il social dreaming arriva in Liguria

|

Quanto inquinano gli aerei? Ecco cosa dicono i dati e le leggi

|

No border books, un kit di benvenuto per i piccoli migranti che approdano a Lampedusa

|

Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?

|

HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo

string(9) "nazionale"