25 Nov 2016

Come affrontare i cambiamenti? Italia che Cambia si riunisce

Scritto da: Davide Scalisi

Guardarsi dentro, ascoltarsi, condividere e trovare il coraggio di cambiare, mettendosi in discussione pur mantenendo saldi i propri valori. L'ultimo consiglio direttivo di Italia che Cambia ha rappresentato per noi un'occasione per osservare direttamente le nostre modalità di confrontarci con ciò che ogni giorno raccontiamo: il cambiamento individuale e collettivo.

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Ogni volta che ci riuniamo, arriviamo da vari luoghi sparsi per la penisola e oltre; e mentre mi avvicino al luogo che è stato scelto questa volta per incontrarci, immagino qualcuno sul treno, chi a piedi, chi col camper, qualcuno in volo addirittura. Vedo e sento l’energia che si avvicina e converge verso il punto in cui sto andando anche io. Insomma, il giorno dell’adunanza è arrivato.

 

E mentre arrivo a destinazione mi ritrovo sempre a domandare “qual è il motivo del nostro incontro?”. La domanda me la pongo per tentare di valorizzare al massimo l’investimento energetico di tutti su questi eventi, per cercare di visualizzare dove siamo esattamente e su cosa c’è bisogno di concentrarsi. I nostri consigli direttivi sono infatti giornate potenti e anche questa volta non è stata da meno, anzi…

 

Personalmente credo che l’obiettivo del nostro incontro fosse quello di superare le paure, avere coraggio di cambiare, essere il bene comune. Strano dirsi per un’organizzazione che vive nel cambiamento e lo mastica quotidianamente. Ma è umano. Non esiste coraggio senza paura, non esiste consapevolezza senza processo, non esiste cambiamento senza amore. Imparare a cambiare, adattarsi, saper riconoscere le proprie forze e debolezze, i propri desideri e i propri talenti, tutte questioni semplici a dirsi molto meno a farsi.

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Il motivo principale del nostro incontro era quello di riorganizzarci  ed affrontare la realtà: il modello economico dal basso e le strategie economiche messe in campo non sono ancora sufficienti a sostenere il gruppo nella configurazione che si è dato. Perlomeno non ancora e non nel breve termine. I risultati ci sono stati ma parziali, con investimenti energetici molto superiori a quanto preventivato, non auto-generanti (ovvero senza che questi si sviluppino in minima autonomia). Il modello “dal basso” non sembra essere al momento accettato da gran parte della comunità che ci segue, partecipa e condivide con noi questo viaggio.

 

Mentre i risultati in termini di visibilità e partecipazione continuano a crescere velocemente, non riusciamo a capire se stiamo offrendo un valore reale alle persone. Se lo stiamo offrendo, allora non comprendiamo perché così tanti che usufruiscono dell’informazione (che ha un costo di produzione, soprattutto se è di qualità), non sono disposti a sostenerla neanche con un cappuccio e brioche alla settimana.

 

Forse c’è la convinzione che tanto “il mio contributo poi non è così determinante, tanto continuerò ad avere il servizio anche senza contribuire a sostenerlo” o forse siamo già bombardati da altre richieste. O forse ancora le persone preferiscono comprare due birre in più al mese invece che sostenere un processo di reale cambiamento, individuale e collettivo. O forse dobbiamo accettare la realtà che l’informazione in quest’epoca non è percepita come un bisogno primario. O magari sì ma non siamo noi a offrire una buona soluzione in questo senso rispondendo al bisogno di cambiamento di tante persone.

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Il nostro lavoro è stato principalmente quello di ispirare il cambiamento, attraverso le storie umane che ogni giorno raccontiamo. Persone normali, che hanno scelto di prendersi la responsabilità di guardarsi dentro, di ascoltarsi, e infine di darsi voce. Ispirare il cambiamento attraverso la scoperta delle mille opportunità ed alternative che già esistono e che si possono scegliere o su cui è possibile creare qualcosa di totalmente nuovo.

 

Stiamo provando a sentirci meno soli in questo viaggio, a sostenerci, incontrando nostri simili, agendo insieme, scoprendo insieme. La mappa, la campagna, i viaggi, i corsi sono tutti strumenti per realizzare il cambiamento, ma senza agire realmente, come potrà mai manifestarsi? Lo farà qualcun altro?

 

Noi, singoli uomini e donne siamo il cambiamento. Almeno in potenza. Forse quindi, sono molte, troppe, le persone che sognano e parlano di cambiamento ma in fondo preferiscono non mettere nulla in discussione.  Noi invece vogliamo essere quel cambiamento, con tutte le fatiche che possono starci dentro.

 

E in questo importante consiglio direttivo abbiamo dimostrato di saperlo fare o perlomeno di provarci con tutti noi stessi. Ci siamo guardati dentro, abbiamo condiviso, abbiamo ascoltato, abbiamo osservato con sempre meno preconcetti e retaggi la nostra situazione, ci siamo messi in discussione senza dare per scontato, abbiamo rimosso freni, abbiamo abbandonato molte certezze tenendo saldi i nostri valori.

 

Abbiamo saputo liberarci grazie al nostro amore per quello che questo progetto rappresenta. Questo ha aperto le porte al vero processo creativo. Il percorso è ancora lungo, ma abbiamo tutti avuto la sensazione che qualcosa sia cambiato. In meglio.

 

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