17 Ott 2017

Riconnettersi con gli animali per salvarli dall'estinzione

Scritto da: Diego Galli

Come salvare le tante specie animali a forte rischio di estinzione? Recuperando la saggezza delle culture indigene, come quella di cui è rappresentante lo sciamano Inuit Angaangaq, che fra pochi giorni sarà in Italia per un seminario su questo tema.

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Roma, Abruzzo - “La sesta estinzione” è il libro con cui la giornalista Elizabeth Kolbert ha vinto il prestigioso premio Pulitzer nel 2015. La tesi del libro, facilmente deducibile dal titolo, è che stiamo andando verso il sesto episodio di estinzione di massa di specie animali sul nostro pianeta, un fenomeno paragonabile a quello che portò alla scomparsa dei dinosauri. Con una differenza. La responsabilità non è di un meteorite stavolta, ma dell’uomo.

animali1Nel libro si legge: “Un terzo di tutti i coralli della barriera corallina, un terzo di tutti i molluschi d’acqua dolce, un terzo degli squali e delle razze, un quarto di tutti i mammiferi, un quinto di tutti i rettili e un sesto di tutti gli uccelli si dirigono verso l’oblio”. Tra le specie a rischio di estinzione ci sono animali leggendari come le giraffe (in sole tre generazioni il loro numero è calato del 30%) i gorilla e le zebra di pianura.

 

Come si fa a fermare questo ecocidio? Una possibile risposta ce la danno le culture indigene e la visione spirituale delle religioni sciamaniche. Basta guardare i dipinti rupestri del Paleolitico rinvenuti nelle grotte europee per notare il legame intimo che l’uomo ha sempre avuto con il mondo animale. Uno dei più grandi esperti mondiali di pittura rupestre, l’ottantatreenne archeologo francese Jean Clottes, sostiene che “le grotte europee fossero le sedi di riti sciamanici, per l’iniziazione di giovani, per propiziare la salute, la caccia e forse anche la fertilità” e esaminandole emerge come “tutto l’immaginario, tutta la spiritualità umana dovevano ruotare intorno” agli animali.

 

Se i dipinti di Lascaux, per quanto suggestivi, con i loro 20.000 anni di storia sono troppo distanti per parlarci in modo chiaro, possiamo per fortuna ancora disporre del sapere di culture indigene sopravvissute fino a oggi. È il caso dei Kalaallit, gli eschimesi del Canada, di cui lo sciamano Angangaaq è un esponente di primo piano.

 

Ambasciatore spirituale rispetto al cambiamento climatico i cui effetti sono già da tempo evidenti nella sua terra, Angaangaq Angakkorsuaq (qui un video sulla sua visita precedente) sarà nuovamente a Roma il 23 ottobre per una conferenza-cerimonia intitolata “Gli animali nella saggezza sciamanica e nel mondo di oggi” (il primo appuntamento previsto per il 19 ottobre è già tutto esaurito).

 

 

“Solo se vedi gli animali, solo se riconosci le loro qualità – scrive nel suo libro – capirai che rispecchiano il tuo essere interiore. Guarda i bambini. Tutti i bambini amano gli animali. Amano le storie di animali parlanti, e per loro è completamente naturale che gli animali abbiano qualcosa da dire. Ciò dà loro una possibilità unica di scoprire se stessi ed esprimere lo Spirito Animale che hanno dentro di sé. E questo è anche il motivo per cui è tanto importante proteggere le specie in pericolo di estinzione. Che perdita enorme per l’umanità! Non potremmo più comprendere neanche noi stessi”.

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Subito dopo la conferenza di Roma presso la libreria teatro Tlon, si recherà nel Parco Nazionale d’Abruzzo per un seminario esperienziale immerso nei boschi. Il seminario sarà dedicato a una delle modalità con cui gli sciamani si connettono con gli spiriti animali chiamata “shapeshifting”, ovvero “cambiare forma”. Attraverso gli antichi insegnamenti del suo popolo tradotti in modalità e linguaggio adatte alle nostre sfide attuali, Angaangaq lavorerà sulla capacità di cambiare la nostra energia.

 

Gli sciamani, infatti, quando si rendono conto che la loro energia è bassa, “negativa”, o non adatta a un compito che devono svolgere, possono attingere a delle risorse dentro di loro che di solito non usano, “chiamando” l’energia di un animale, risvegliando in loro il suo spirito, così che la sua qualità diventi la loro.

 

Il tutto avverrà nel Rifugio Selva Bella, l’unico rifugio privato del Parco, gestito dalla montanara Felicia Coppola, e circondato da animali selvaggi come cervi, martore, caprioli, lupi e orsi.

 

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