15 Dic 2017

Acdb: un museo ad Alessandria, città delle biciclette

Scritto da: Daniela Bartolini

Ad Alessandria il museo dedicato alla storia e cultura della bicicletta e al suo legame con il territorio. Partendo dall’imprenditore alessandrino Carlo Michel, che fu tra i primi a portare in Italia il velocipede.

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Alessandria - La bici ci piace, questo è evidente dai tanti articoli che dedichiamo a questo mezzo di trasporto che unisce sostenibilità ambientale e benessere.
Ma oggi non parleremo della bicicletta solo in questo senso ma anche della sua storia, legata al territorio, in particolare a quello alessandrino, culturale, dall’innovazione del suo avvento alla tecnologia, dall’artigianato al design, alla storia del ciclismo e del giornalismo sportivo.
Infatti “per quel mondo che pensa bastino due ruote per raggiungere gli infiniti luoghi del cuore, nel cuore di Alessandria è nato un luogo dove si racconta di infinite ruote partite
verso le strade del mondo”: “Acdb Museo”, dove “Acdb” è acronimo per Alessandria città delle biciclette.
In questo territorio la bici ha avuto un ruolo centrale. È qui che giunse in Italia il primo velocipede Michaux  dall’Esposizione Internazionale di Parigi del 1867 grazie all’imprenditore e birraio Carlo Michel. E sempre ad Alessandra qualche anno dopo si svolse il primo congresso nazionale dell’Unione Velocipedistica Italiana, la futura Federazione Ciclistica Italiana.

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Alessandria e la sua provincia è stata la “terra dei Campionissimi”, a cui è dedicato l’omonimo museo di Novi Ligure, il luogo natale di Fausto Coppi, nato a Castellania sede anche del Museo Casa Coppi, e di grandi memorabili sfide su due ruote.

L’idea, anche grazie alla grande attenzione attuale che la bicicletta concentra, dal turismo al benessere alla mobilità sostenibile, nel 2016 fu inaugurata a Palazzo Monferrato una mostra dedicata al primo velocipede. Una mostra di grande successo che adesso diventa Museo permanente al terzo piano di Palazzo Monferrato.

Questo nuovo polo farà sistema con le altre strutture museali già presenti per dare ancora più forza alle manifestazioni presenti e ai percorsi cicloturistici del territorio con un progetto di museo diffuso del ciclismo, un ecomuseo territoriale con itinerari nei luoghi e nella storia del ciclismo. con l’Atlante storico del ciclismo in Lombardia

“Il Museo in sostanza ricalca le orme (ma forse è meglio dire le tracce degli pneumatici)”- riporta la Federazione Ciclistica Italiana – “della mostra allestita lo scorso anno, insieme con altri importanti reperti e testimonianze scoperti nel frattempo, e che hanno visto una nuova luce proprio grazie alla mostra, organizzati in modo stabile secondo un percorso espositivo, in cui le tecnologie multimediali sono accostate al fascino di cicli d’epoca e oggetti vintage, raccontate dagli straordinari artigiani che nel corso del Novecento fecero della bicicletta una vera opera d’arte, i grandi giornalisti che contribuirono alla nascita del giornalismo sportivo (come l’avvocato Eliso Rivera, di Masio, cofondatore della “Gazzetta dello Sport”), i personaggi che lanciarono le due ruote come sport e come veicolo di grande popolarità, fino agli eroi del pedale che ne resero immortale il mito”.

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Il museo si articola in diverse aree tematiche. Si parte con il richiamo all’imprenditore alessandrino Carlo Michel (1842-1915), intraprendente produttore di birra e fondatore dell’Unione Italiana Birrai, che fu tra i primi a portare in Italia il velocipede, antenato asimmetrico e certamente più acrobatico della bicicletta.
È da questa pietra miliare che ha origine la vocazione ciclistica della città e della sua provincia, la stessa che nel tempo ha generato grandi campioni, grandi fabbricanti di biciclette e grandi giornalisti sportivi.
Il ruolo del “CVA” (Circolo Velocipedisti Alessandrino)
Negli ultimi due decenni dell’Ottocento il Piemonte, insieme a Milano e Firenze, è uno degli epicentri della passione per le due ruote. La vocazione di Alessandria per le due ruote viene assai precocemente consolidata dalla presenza in città – fin dal 1876 – di una società di appassionati del pedale, e poi sancita con la nascita nel 1886 del “Circolo Velocipedisti Alessandrino”. Il CVA è uno dei primi circoli a livello italiano in grado di far realizzare una vera e propria pista per velocipedi, inaugurata nel 1890, attiva per circa quindici anni e ancora oggi fortemente presente nella toponomastica della città, che chiama “Pista” il quartiere in cui fu costruita.
La nascita del giornalismo sportivo
In questa sezione tematica la rassegna espositiva racconta gli esordi del giornalismo legato alla bicicletta. La figura storica di riferimento è quella dell’avvocato Eliso Rivera, originario di Masio, grande appassionato delle due ruote e protagonista della vita del CVA, ma soprattutto cofondatore, nell’aprile del 1896, insieme a Eugenio Camillo Costamagna, del periodico sportivo più famoso e longevo della storia del giornalismo italiano, “La Gazzetta dello Sport”.

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Alessandria al centro delle gare. La pista
L’Alessandrino può a buon diritto esser considerato una delle principali culle del ciclismo italiano, nel cuore di un territorio dove, già nel primo decennio del Novecento nasceranno le principali corse italiane: la Coppa del Re, la Milano-Sanremo, il Giro del Piemonte, il Giro d’Italia, il Giro di Lombardia.
Maino, La “Ferrari della bicicletta”
L’azienda che l’alessandrino Giovanni Maino fonda nel 1896 in piazza Garibaldi ad Alessandria è destinata in un ristretto ambito di tempo a diventare un riferimento per sportivi ed appassionati. La sezione tematica è articolata in due distinti percorsi che ricostruiscono, da un lato, le vicende della parte costruttiva (con il graduale passaggio da laboratorio artigianale a vero e proprio insediamento industriale con migliaia di pezzi fabbricati ogni anno), dall’altro i successi conseguiti dalla squadra corse che Giovanni Maino intuì fin dalle origini come potente mezzo di propaganda commerciale, oltre che strumento per concedersi personalissime soddisfazioni sul piano agonistico.
Campioni e campionissimi
Le storie del tortonese Giovanni Cuniolo (detto “Manina”) e della sua rivalità con l’astigiano Giovanni Gerbi (“il Diavolo rosso”), saranno qui idealmente collegate a quelle dei due “campionissimi”, massime espressioni del ciclismo italiano, oltre che alessandrino: Costante Girardengo e Fausto Coppi. Ma quelli che possiamo chiamare i “Quattro grandi” non sono soli: la mostra del 2016 aveva già innescato un progetto di ricerca (teso a ricostruire una sorta di “albo d’oro dei ciclisti alessandrini”) che troverà nell’allestimento attuale un preciso riscontro, attraverso un pannello che presenta ormai quasi duecento nomi di corridori nativi della provincia di Alessandria che hanno saputo rendersi protagonisti di storie meravigliose e sempre affascinanti come quelle degli “angeli di Coppi”, Andrea “Sandrino” Carrea e Ettore Milano, o della indimenticabile e geniale “maglia nera” Luigi Malabrocca.
Altro racconto emozionante sarà quello della squadra ciclistica “SIOF”, la “Società Italiana Ossido di Ferro”, di Pozzolo Formigaro, che riuniva una serie di corridori destinati ad aiutare in veste di gregari il Campionissimo di Castellania, “il grande airone”, pur senza far parte della sua équipe ufficiale.

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L’industria della bicicletta in provincia di Alessandria
Si tratta di una sezione che attraversa la mostra come un fil rouge e racconta un’altra indiscutibile vocazione del territorio provinciale: l’artigianato (talvolta industria) della bicicletta. A partire dal nome Maino, ma senza trascurare i predecessori Montù e Castagneri o il contemporaneo Pizzorno, si snoda una teoria di grandi e piccole storie imprenditoriali che comprende fabbriche come Amerio, Gerbi, Quattrocchio, Girardengo, Validior, Peloso, Verde, Fossati, Welter, Torielli, per arrivare ai due grandi marchi di Novi Ligure legati a Bartali e Coppi, rispettivamente Santamaria e Fiorelli.
Un ruolo particolare nella rassegna compete a due artigiani della bicicletta, gli alessandrini Giuseppe Dottino e Giovanni Meazzo, che selezionando con competenza e generosità tanti modelli storici dalle rispettive collezioni hanno reso unico il contesto espositivo del 2016.
Bicicletta e società
Diversi cimeli resi disponibili da collezionisti e appassionati raccontano il rapporto speciale che la città di Alessandria e i suoi abitanti hanno saputo costruire nell’arco di un secolo e mezzo con le due ruote. Modelli di bicicletta ad uso famigliare o lavorativo, cartoline d’epoca, fotografie di famiglia estratte dall’album dei ricordi anche grazie a un’iniziativa giornalistica del bisettimanale locale “Il Piccolo”, testimoniano questa particolare interazione che gli alessandrini hanno saputo e voluto realizzare nel tempo con i mezzi meccanici a due ruote, eredi del velocipede di Carlo Michel.
Area documentazione-video
In un’area dedicata il visitatore potrà avere anche l’opportunità di visionare alcune testimonianze-video di particolare rilievo per i collegamenti con i contenuti del museo. Con alcuni pezzi rari mai più visti o rivisti.

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Area new entries/prestiti stagionali
Il Museo sarà dotato di una piccola area dinamica, in grado di ospitare cimeli che non faranno parte a titolo stabile delle collezioni, ma saranno oggetto di prestito temporaneo da parte di collezionisti. Ad esempio, stendardi storici, raccolte fotografiche, manifesti, “pezzi unici” della storia del ciclismo prevalentemente locale.
Musei che pedalano in rete.
Nel contesto generale del progetto del museo permanente, si inserisce anche il progetto di “Museo diffuso del ciclismo”: un ecomuseo territoriale a rete, costituito da itinerari turistico-culturali-sportivi che interessano percorsi e luoghi legati alla storia e alla cultura del ciclismo (ad esempio, musei, collezioni private, piste e velodromi, sedi di aziende, case natali di campioni, monumenti, ecc.). Il Museo diffuso richiede in particolare la realizzazione di specifici strumenti d’indagine, quali le mappature: dei percorsi delle principali corse ciclistiche storiche, dei percorsi ciclabili delle aziende produttrici di biciclette, dei luoghi notevoli legati alla storia del ciclismo, delle strade bianche del Monferrato, ecc. La geografia del ciclismo costituisce infatti un bene culturale meritevole di tutela, di valorizzazione e di promozione.
Gli studi, la ricerca
Perché un museo (non importa di che genere) sia vivo, è necessario che si sostanzi di studi e di ricerche, si apra alla collaborazione con gli esperti e gli studiosi del settore, sia in grado di organizzare momenti di diffusione delle conoscenze (e in questo caso) della cultura delle due ruote. La presenza di un centro studi e documentazione – che potrà essere ospitato presso la biblioteca della Camera di Commercio – diventa perciò un elemento fondamentale per dare spessore al museo stesso e alle sue collezioni.

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