11 Gen 2019

Orti sociali in affitto per diffondere nuove Colture

Scritto da: Elisa Elia

L'agricoltura come mezzo per aggregare le famiglie di un luogo, educare i bambini,“curare” e integrare le persone con difficoltà. È questo l'ideale che l’associazione di promozione sociale Colture porta avanti a Palermo attraverso l’affitto di terreni e la condivisione degli spazi. Dopo gli orti sociali, l'obiettivo è quello di costituire un centro di ortoterapia.

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Palermo - “Quando abbiamo pensato di fondare l’associazione Colture, immaginavamo di creare un luogo per la convivialità e allo stesso tempo di cura e benessere”. E, da quel dicembre 2016, Nancy Tasca e Daisy Fiorani lo hanno fatto, lì nella loro terra, a Palermo in zona Ciaculli. Dove hanno deciso di prendere in affitto dei terreni e di cominciare a lavorare con la terra assieme ad altri soci, promuovendo un’agricoltura che fosse non solo naturale, ma anche sociale e bioetica.

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Cosa vuol dire questo nello specifico? Vuol dire che grazie all’associazione Colture è possibile prendere in affitto un terreno e coltivarlo, al costo sociale di un euro al giorno, utilizzando gli attrezzi a disposizione e usufruendo di altri servizi di manutenzione offerti da Daisy e Nancy. Ma ogni appezzamento di terreno, ogni piccolo orto, non rimane isolato e chiuso in se stesso, anzi: “Siamo come una grande famiglia; abbiamo anche l’area relax che è la più gettonata”, scherza Nancy quando ci racconta come funziona l’Oasi degli orti (che è il nome del progetto che riguarda orti sociali in affitto). Per il momento sono 40 i lotti in affitto e dunque 40 le famiglie che si alternano e si ritrovano nel lavoro negli orti, condividendo la fatica ma anche altri momenti di riposo o di festa, come la festa di Natale organizzata prima delle vacanze.

 

Per l’associazione, infatti, di cui Nancy e Daisy sono rispettivamente presidente e vicepresidente, il lavoro con la terra è il punto di partenza per creare un benessere che non sia solo alimentare, ma anche sociale e psicologico. E questo le due responsabili ci tengono a sottolinearlo anche quando parlano della loro scelta di essere sole donne a gestire tutto: “Il rapporto fra di noi è talmente consolidato che non ce la sentiamo di allargarci neanche a braccia maschili (nonostante i lavori pesanti), perché si tratta anche di un modo diverso di vedere le cose: Colture non è solo un’attività commerciale, ma è prima di tutto sociale e ha lo scopo di creare benessere”.

 

Un benessere che sia però anche fisico, psicologico e relazionale, soprattutto per soggetti particolari che tendendo ad essere esclusi nella società di oggi. Attraverso l’ortoterapia – che è un modello di terapia da includere all’interno di un percorso terapeutico più ampio – bambini disabili o autistici possono trarre beneficio, così come anche soggetti affetti da depressione o malati di alzheimer, sia perché la manualità rende alcuni di questi soggetti utili ma anche semplicemente per l’umore. L’obiettivo finale di Daisy e Nancy, infatti, è quello di costituire un centro di ortoterapia.

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Lavorare con gli orti, infatti, significa non soltanto aggregare e creare socialità, ma anche integrare: qui le differenze si azzerano e ognuno, attraverso il proprio lavoro, riacquista la sua autonomia, la sua utilità al pari degli altri. Che è qualcosa che l’associazione sta già sperimentando con alcuni ragazzi che si recano agli orti svolgendo lavori di pubblica utilità: “Questi ragazzi si sono assolutamente inseriti nel contesto e non c’è alcuna differenza, ad esempio, fra loro e gli ortisti. La stessa cosa è successa con un ragazzo disabile che per qualche tempo è stato qui con noi con la sua famiglia”.

 

Anche per questo una parte importante del lavoro di Nancy e Daisy si svolge nelle (o con le) scuole grazie al progetto Ortolandia. I bambini svolgono attività laboratoriali negli orti o le due vanno nelle scuole a insegnare. Fatto sta che l’agricoltura diventa una pratica educativa: “Si cerca di far ‘sporcare’ i bambini, di insegnare loro da dove viene il cibo che loro consumano sulla tavola e si promuove uno stile alimentare improntato sul cibo sano». Tutto questo attraverso le tecniche base della semina e del travaso.

 

Attorno a questo grosso centro di relazioni che è Colture con i suoi terreni, c’è tutta una serie di attività collaterali: la vendita al dettaglio di alcuni prodotti, l’organizzazione di eventi appositi e la partecipazione a festival o fiere che permette di veicolare i principi dell’agricoltura sociale e bioetica. E anche, soprattutto, di fare rete con tutte quelle altre realtà sensibili a queste tematiche. In questo ambito Colture ha partecipato al progetto “Città Educativa” del comune di Palermo, all’ex “Fiera del Mediterraneo, Fa’ la cosa giusta!Sicilia” sul consumo critico e gli stili di vita sostenibili o ancora alla “Fiera dell’Albero” promossa da Legambiente.

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“Per noi è sempre bello vedere nascere le cose: coltivarsi le piante, vederle crescere è un’esperienza unica. È un po’ come il parto; ad esempio quest’anno abbiamo piantato i broccoli per la prima volta e li abbiamo curati come figli”, spiega Nancy a proposito del rapporto con la terra e di cosa questo significhi. “È un contatto con la terra che consigliamo a tutti di riprendere, perché ce l’abbiamo nel sangue, siamo nati da lì”.

 

Loro lo hanno fatto, pur provenendo da lavori completamente diversi: Daisy è un’insegnante di sostegno e Nancy è una psicoterapeuta. Da lavori d’ufficio (o al chiuso) adesso passano parte della loro giornata all’aperto, seguendo i cicli della natura: “È stato un ribaltamento delle nostre vite precedenti, nato dal fatto che avevamo perso il lavoro. All’inizio è stata dura ed è tuttora stancante, ma è liberatorio”. L’associazione, da due anni a questa parte, di passi in avanti ne ha fatti parecchi: “Non ci aspettavamo questo successo, ma l’esperienza è bella e sta proseguendo bene”.

 

L’intenzione, adesso, è quella di creare un vero centro di ortoterapia, che sarebbe l’unico nel palermitano. Anche questo, però, non sarebbe che una parte di qualcosa di più ampio: una piccola isola in un arcipelago dove le parole socialità, aggregazione, inclusione e cura si avvicendano e si legano fra di loro. Perché, si sa, anche le isole, sotto al mare, sono collegate fra loro. Sono tutte parte della stessa terra.

 

 

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