7 Mar 2019

Lanificio Subalpino: creatività e sostenibilità per una tessitura naturale

Scritto da: Paolo Cignini

Il Lanificio Subalpino è un azienda tessile, a conduzione familiare, nata nel 1976 a Biella. Nella produzione di tessuti destinati all’abbigliamento per uomo, donna e bambino, ha sviluppato una linea Green di tessuti naturali che sta riscuotendo un successo importante a livello mondiale e che ha permesso all’azienda di diversificarsi rispetto ad altre realtà, puntando sulla sostenibilità e sul rispetto ambientale e umano, anche nei confronti del lavoro femminile. Abbiamo incontrato il suo entusiasta amministratore delegato, Nicolò Zumaglini, che ci ha raccontato passato, presente e (possibile) futuro della sua realtà.

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Biella - Cerreto Castello è una frazione del comune di Quaregna Cerreto, a pochi passi da Biella. La frazione prende il nome dal cerro, una varietà di quercia che un tempo era caratteristica del biellese ma che oggi risulta scomparsa dalla flora locale.

Biella e il biellese hanno vissuto e vivono, tra le varie attività, di lana e di filati: qui si trova uno dei distretti tessili più importanti al mondo, favorito dalla presenza di numerosi corsi d’acqua e dalla posizione del territorio biellese, che trovandosi a ridosso delle Alpi ha privilegiato l’allevamento ovino all’agricoltura.

Negli ultimi anni l’industria della lana e dei tessuti biellese è stata messa a durissima prova: sono scomparse centinaia di aziende, che tra i vari motivi si sono trovate impossibilitate a sostenere la concorrenza dei materiali tessili (di pessima qualità, ma molto più economici) provenienti dall’estero.
I grandi marchi storici hanno retto l’onda d’urto, ma il ridimensionamento del distretto è stato notevole e l’impatto, anche psicologico, molto forte per il territorio.

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In questo scenario Lanificio Subalpino, storica azienda a conduzione familiare fondata nel 1975 e oggi gestita da Monica Zanone, Nicolò Zumaglini e Paolo Zanone, rappresenta una felice e meritata eccezione. Originalità, fantasia e una profonda attenzione ai prodotti naturali ha permesso a questa realtà di uscire a testa alta dalla crisi che ha colpito il settore.

Lanificio Subalpino è composta da venticinque dipendenti, a maggioranza femminile anche nelle posizioni amministrative e dirigenziali. Produce tessuti destinati all’abbigliamento per l’uomo, la donna e il bambino ed ha sviluppato una linea ecosostenibile (chiamata “linea Green”) di tessuti naturali prodotti senza o con la minima presenza di prodotti chimici e senza l’aggiunta di coloranti dannosi.
Molto spesso il colore del tessuto rispetta quello del pelo dell’animale dal quale è stato ricavato.

Quando c’è bisogno di colorare, Subalpino si avvale della collaborazione di Tintoria di Quaregna, un’azienda del biellese che usa solamente materiali naturali come cortecce, frutte e verdure varie per tingere i capi. Oltre a questo, una parte del tessuto utilizzato proviene dagli scarti di altre filature biellesi (parliamo di un tessuto di una qualità pregiatissima) che viene recuperato da un fornitore di Lanificio Subalpino, mettendo in pratica così uno dei prinicipi dell’economia circolare.

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La linea è certificata Tessile e Salute, il tessuto proviene da allevamenti che rispettano l’animale con una tosatura dolce. Questo tipo di prodotti permettono all’azienda di esportare i propri tessuti in tutto il mondo, con una richiesta che aumenta di anno in anno.
Lanificio Subalpino produce anche una linea di prodotti tradizionali, ma in percentuale il trend di crescita della linea Green è di gran lunga superiore rispetto a quest’altro settore.

Consapevolezza e tracciabilità.

Nicolò Zumaglini, amministratore delegato di Lanificio Subalpino, trasmette un entusiasmo quasi fanciullesco nel raccontarci la sua esperienza e nell’esprimere l’amore per il suo territorio.
Ci racconta che “Il biellese è un territorio nella quale, negli ultimi anni, è cresciuta una consapevolezza importante per quanto riguarda il mondo della sostenibilità.
Nell’alimentazione, nella scelta dei prodotti da acquistare e anche e soprattutto nella conoscenza del mondo legato al tessile.

Io da bambino, camminando vicino ai fiumi e ai corsi d’acqua del nostro territorio, vedevo sempre queste acque molto colorate, quasi fluorescenti. Molto affascinanti per un bambino, ma non era certo un bel segnale per il territorio! Oggi le persone sono sempre più consapevoli di quale sia la strada da seguire, se vogliamo avere un futuro degno di essere ben vissuto. E cominciamo a mettere in pratica azioni coerenti con questo pensiero”.

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Solo un tema smorza (leggermente) il suo sorriso e il suo ottimismo e riguarda la tracciabilità dei tessuti: “una delle cause per cui moltissime aziende del territorio hanno chiuso riguarda il prezzo del tessuto.
Per molte aziende tessili che producevano qui nel biellese, era diventato letteralmente impossibile competere nel mercato tradizionale con i tessuti che altre aziende, italiane ed europee, importavano da Paesi extra-europei che tradizionalmente non hanno ‘limitazioni’ in termini di rispetto degli orari di lavoro e dell’ambiente.

Le aziende che non hanno saputo differenziarsi hanno dovuto chiudere i battenti. Io comunque credo fortemente che nel tessile si debba seguire, a livello legislativo, ciò che è stato fatto per il settore alimentare: bisogna informare le persone che acquistano i prodotti riguardo la provenienza dei tessuti che acquistano, sulle condizioni lavorative di chi li ha prodotti, con quali prodotti siano stati trattati o colorati questi materiali. Bisogna trovare un sistema, semplice e comprensibile, per rendere chiare queste informazioni a chi acquista i prodotti tessili, è un problema anche di salute perché noi questi prodotti li indossiamo a quotidianamente e vengono a contatto con la nostra pelle”.

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In conclusione del nostro incontro, parliamo anche del futuro del Lanificio Subalpino e delle aspettative sui prossimi passi da compiere: “tra i nostri obiettivi futuri, oltre che incrementare gli sforzi in termini creativi e rendere sempre più belli i nostri tessuti, c’è quello di continuare nella direzione del potenziamento della nostra linea Green, perché sogno un mondo dove i tessuti e le tinture saranno completamente naturali, dovremmo ricorrere alla chimica solamente in minima parte, ancora meglio se riuscissimo a liberarcene completamente.

I segnali commerciali, comunque, sono ottimi: si formano sempre più economie di scala nel mondo dei tessuti naturali, che stanno permettendo un abbattimento dei costi di produzione e ci consentono una crescita del fatturato della nostra linea sostenibile che fino a un decennio fa per noi era davvero impensabile.

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Io sono davvero soddisfatto non solo dell’aumento delle vendite, ma soprattutto perché le persone che indossano i nostri capi si vestono con prodotti di qualità e rispettosi della salute delle persone.”

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