1 Apr 2019

Sulle auto elettriche i giornali non hanno capito nulla

C’è un gran clamore sulle auto elettriche, ma in pochi sembrano aver capito il senso del cambiamento che questa forma di mobilità porta con sé. L’emergenza climatica ci richiede cambiamenti strutturali profondi: non si tratta di sostituire il parco auto tradizionale con un parco auto elettrico, ma di una rivoluzione della mobilità, con la progressiva scomparsa del concetto stesso di auto privata. E in fin dei conti ha poco senso chiedersi quanto inquini un’auto elettrica alimentata con fonti fossili, dato che non possiamo più permetterci di bruciare combustibili fossili. Di tutto ciò abbiamo parlato con Ugo Bardi, docente presso il dipartimento di Chimica dell'Università di Firenze, scrittore, autore del libro “Viaggiare elettrico. Uno sguardo sulla mobilità del futuro”.

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Nell’ultimo periodo sono usciti su diversi giornali articoli che paragonano l’impatto delle automobili diesel con quello dei veicoli elettrici in termini di emissioni climalteranti, riportando studi e dati contrastanti. Al di là delle numerose bufale che circolano sull’argomento, il dibattito è stato complessivamente mal posto – e la questione per niente compresa – dai giornali, anche quelli che si sono schierati a favore delle auto elettriche.

 

L’aspetto più interessante e potenzialmente rivoluzionario della mobilità elettrica non sta certo in una sostituzione uno ad uno dei veicoli tradizionali – operazione che, come vedremo più avanti, non avrebbe senso in termini ecologici – quanto in un ripensamento complessivo di tutto il sistema-mobilità in chiave condivisa e integrata (1). Per approfondire l’argomento abbiamo fatto ricorso al contributo di Ugo Bardi, docente presso il dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, scrittore, autore del libro “Viaggiare elettrico. Uno sguardo sulla mobilità del futuro”.

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Prima però facciamo un passo indietro e inquadriamo il dibattito per come è stato fin qui presentato. La faccenda funziona così: in un’auto tradizionale, il combustibile fossile (benzina, diesel, metano, gpl) viene bruciato e produce energia direttamente all’interno del veicolo. In un veicolo elettrico invece l’energia viene prodotta altrove (in una centrale elettrica), trasportata attraverso la rete elettrica e finisce immagazzinata nelle batterie del veicolo, pronta ad essere utilizzata quando serve. Si capisce che se l’impatto di un’auto tradizionale è piuttosto standard, quello delle auto elettriche dipende in buona parte da come viene prodotta l’energia con cui vengono alimentate. Ad esempio in un paese come la Polonia, che produce energia principalmente da centrali a carbone, l’impatto sarà molto più alto che in Svezia, paese leader europeo per le rinnovabili.

 

Ci sono poi altri aspetti di cui tenere conto: produrre energia in una centrale invece che all’interno del veicolo da un lato sposta possibili fonti di inquinamento (nel caso in cui l’energia sia comunque prodotta da fonti fossili) in luoghi lontani dalle città dove viviamo, evitandoci di respirare aria inquinata, dall’altro comporta maggiore dispersione energetica per via del trasporto. Al tempo stesso però il motore elettrico è molto più efficiente di quello a combustione, per cui, salvo casi particolari, la catena complessiva dalla produzione di energia alla ruota è più efficiente nel caso di un veicolo elettrico (si veda, ad esempio, questo studio).

 

Tuttavia, come accennavamo, analisi di questo tipo non centrano il punto fondamentale della questione e rischiano di essere persino fuorvianti. Il perché ce lo spiega Ugo Bardi.

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Prof. Bardi, sono apparsi recentemente un po’ di articoli che attaccano le auto elettriche e sostengono che in alcune circostanze (o con certi mix di produzione energetica) emettano più Co2 del diesel. Cosa c’è di vero?

In certi casi particolari è possibile sostenere che le auto elettriche sono più inquinanti o impattanti di quelle tradizionali, e comunque soltanto sul breve termine. Ma questo è irrilevante perché la questione è stata posta in modo sbagliato. Quello di cui stiamo parlando non è – attenzione – NON è “ridurre” le emissioni. Siamo in piena emergenza climatica, ne consegue che non basta ridurre le emissioni di gas serra, le dobbiamo azzerare il prima possibile. E se dobbiamo azzerare le emissioni ci dobbiamo liberare delle sorgenti di emissione, le dobbiamo sostituire con qualche altra cosa, non solo le automobili private ma anche le centrali elettriche e il resto del sistema dei trasporti. Ogni altro tipo di ragionamento equivale a ritardare l’inevitabile e a fare danni.

 

Uno dei problemi che viene più spesso citato è quello della produzione e smaltimento delle batterie. Cosa ci può dire a riguardo?

Le batterie al litio attuali sono poco inquinanti e non contengono elementi pericolosi o nocivi. Il modello standard contiene principalmente litio, che è un metallo abbondante nella crosta terrestre. In più contiene ferro o cobalto, solo per il cobalto ci sono problemi possibili di produzione e smaltimento, ma niente in confronto a quelli di tecnologie ben più inquinanti, come quelle che usano i fossili. Per il momento, una catena commerciale di riciclo delle batterie al litio non è stata ancora creata perché il mercato al momento è ancora troppo piccolo. Ma non ci sono ostacoli tecnologici al suo sviluppo nel prossimo futuro. Comunque, la tecnologia delle batterie è tuttora in pieno sviluppo e può darsi che nel futuro si troveranno alternative anche meno impattanti.

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Anche se la alimentiamo con fonti rinnovabili, produrre, alimentare, smaltire un’auto richiede molta energia. È pensabile/sostenibile sostituire il parco auto privato tradizionale con auto elettriche o è richiesta una trasformazione più ampia del sistema mobilità?

Al momento, è conveniente in termini di bilancio energetico sostituire un veicolo tradizionale con un veicolo elettrico, ma il sistema produttivo non sarebbe in grado di gestire la produzione per sostituirli tutti in tempi brevi. Il veicolo privato è comunque un tale spreco di risorse e di energia che lo vedremo scomparire a breve, sostituiti da veicoli in sharing: treni, autobus, o autoveicoli più piccoli, il tutto con grande risparmio di energia e di risorse.

 

È corretto affermare che la mobilità elettrica si presta meglio anche ad un utilizzo condiviso delle vetture? Qual è la portata della rivoluzione dell’auto elettrica all’interno della pianificazione/gestione della mobilità?

In termini di car-sharing, lo si potrebbe fare anche con veicoli tradizionali, ma i gestori preferiscono i veicoli elettrici per vari motivi, incluso il fatto che il motore elettrico è più robusto di quello a combustione interna, dura molto più a lungo ed è difficile che un utente lo possa maltrattare al punto da danneggiarlo. Poi, il veicolo elettrico da solo serve a poco, specialmente se visto solo in termini di auto private, come nel dibattito attuale. È tutto parte di una rivoluzione nel trasporto e veicoli come la Tesla sono ormai obsoleti. Saranno sostituiti da veicoli più piccoli, leggeri, ed economici. Su questo punto, ho elaborato un po’ in un mio articolo in proposito .

 

1. Per saperne di più leggi la nostra Visione 2040 – Mobilità, un documento realizzato da alcuni esperti del settore in cui vengono elencate azioni concrete che cittadini, aziende e istituzioni possono mettere in atto da subito per andare verso una mobilità più sostenibile.

 

 

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