17 Mag 2019

Basta plastica! Il vuoto a rendere arriva nei quartieri della movida torinese

Scritto da: Lorena Di Maria

Una Torino sempre più attenta all’ambiente grazie all’impegno dei giovani del GreenTo, associazione studentesca dell’Università degli Studi di Torino, che hanno presentato proprio in questi giorni il progetto “Plastic Free Movida”: un progetto che intende diffondere l’abitudine del vuoto a rendere nei locali e nei quartieri della movida, partendo dalla graduale sostituzione dei bicchieri usa e getta con materiali riutilizzabili.

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Torino - Un antico detto suggerisce “prima il dovere e poi il piacere”… ma chi dice che i due non possano andare di pari passo? Adottare soluzioni sostenibili a tutela dell’ambiente proprio a partire dai locali del divertimento e della movida è una soluzione facile, divertente e alla portata di tutti!

 

In alcuni quartieri di Torino ciò sarà presto possibile grazie all’iniziativa “Plastic Free Movida”, progetto che intende sostituire progressivamente i bicchieri in plastica monouso, abbondantemente utilizzati nei luoghi della movida, con bicchieri in polipropilene, destinati ad essere lavati e riutilizzati.
Dimenticarci per sempre dei bicchieri monouso potrebbe essere un sogno che diventa realtà e destinato a realizzarsi nei quartieri più vivi e frequentati di Torino, caratterizzati da una forte presenza di locali, vinerie, bar e pub quali Piazza Vittorio, Borgo Vanchiglia o San Salvario.

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Il progetto si basa sul concetto del “vuoto a rendere”, che prevede il versamento di un euro, oltre al costo della bevanda, che verrà restituito al consumatore nel momento in cui il contenitore verrà reso nel locale in cui è stato acquistato o in uno diverso incluso nella rete del progetto.
Obiettivo è mettere all’uso due tipologie di bicchieri: quelli riutilizzabili e lavabili in polipropilene e quelli in silicone, dotati di una microtecnologia per favorirne la tracciabilità e con un codice incorporato che segnala le emissioni di gas serra evitate grazie al loro utilizzo.

 

Si tratta di un’idea che parte dagli “eco-studenti” del GreenTo, realtà che nasce nel 2016 come associazione studentesca presso l’Università degli Studi di Torino, costituendosi in seguito come associazione di promozione sociale, con l’obiettivo di rendere la comunità più sostenibile e di portare avanti azioni concrete sul territorio.
Cibo, rifiuti, energia, mobilità sostenibile e acquisti pubblici ecologici: il GreenTo è un vero e proprio incubatore di tante idee green, che nasce da un piccolo gruppo interdisciplinare di studenti fino a divenire una comunità allargata composta non solo da studenti ma anche da ex-studenti, laureati, specializzandi e ricercatori, per collaborare insieme ad un cambiamento collettivo a favore dell’ambiente.

 

Un impegno portato avanti con forza e determinazione, di cui ne sono esempio le diverse Guerrilla Bike organizzate dagli studenti per rivendicare la presenza di adeguati percorsi ciclabili per unire i poli universitari in città o le Pillole di Sostenibilità, incontri per favorire sensibilizzazione e dibattito sul tema del cambiamento climatico.

 

Recentemente il progetto “Plastic Free Movida” è stato presentato ai consiglieri delle commissioni Ambiente, Commercio e Cultura ed accolto positivamente, in attesa di definire il percorso da intraprendere e di comprendere da quali zone partire. Il prossimo passo del GreenTo sarà quello di dare avvio ad una campagna di crowdfunding, dal valore di circa 3 mila euro per dare avvio al progetto e procurarsi i bicchieri.

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Il progetto va ad aggiungersi alle recenti iniziative già in atto sul territorio, come ne è esempio “Abbasso Impatto”, progetto di economia collaborativa di Verdessenza Soc. Coop che interessa il quartiere di San Salvario e sviluppato sul modello dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), che offre agli esercizi di ristorazione e ospitalità prodotti e servizi ecosostenibili sia da un punto di vista ambientale che economico.

 

 

 

Foto copertina
Didascalia: Materiali in plastica
Autore: Freepik
Licenza: CCO Creative Commons

 

Articolo tratto da Piemonte che Cambia

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