10 Mag 2019

Il “Mercato dei Poeti”: a Torino un luogo dove vendere e comprare poesia

Scritto da: Lorena Di Maria

Il Mercato dei poeti è un luogo di libero scambio, uno spazio artistico. E’ il mercato di Porta Palazzo a Torino che prende vita e si popola di artisti, performers e cittadini che diventano mercanti per una notte, vendendo e scambiando veri e propri atti poetici, cultura e bellezza. E’un’iniziativa di Federico Toso e Rasid Nikolic che nasce totalmente da basso, per rivendicare lo spazio pubblico e celebrare il senso di identità e comunità tramite l’arte.

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Torino - Che cosa accadrebbe se per una notte, una notte soltanto, il mercato prendesse vita? Cosa succederebbe se questa volta, come per magia, la piazza del mercato si trasformasse improvvisamente? Non frutta e verdura sui banchi ma atti poetici. Non venditori ma artisti, poeti e saltimbanco. Non soldi ma baratti e scambi di nuove conoscenze ed esperienze.
E che cosa diresti se tutto questo accadesse proprio nella tua città?

 

Il Mercato dei Poeti è un’avventura fuori dal tempo. E’ finzione ma è anche realtà, è un luogo di scambio ma anche una comunità che diventa protagonista della sua città.
Questo spazio è proprio il Mercato di Porta Palazzo, simbolo identitario di Torino, crocevia di vite e di culture, di contraddizioni, di storie e colori.

 

Il mercato dei poeti, in particolare, è un’iniziativa artistica che vuole riflettere sull’idea di scambio e su una riappropriazione dello spazio che nasce dal basso, da parte delle persone che lo amano e lo vivono tutti i giorni.

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“Il mercato di Porta Palazzo è un cuore pulsante che non smette mai. Per chi ci abita scandisce le ore del giorno e della notte e i giorni della settimana. Una macchina che senza sosta racconta il ciclo continuo di nascita, vita e morte attraverso le sue fasi che si succedono sempre nella stessa sequenza”. Si legge dalla descrizione del progetto. “Esiste un preciso momento nel flusso della giornata di Porta Palazzo, che si colloca pressapoco intorno al crepuscolo, in cui la frenesia dei cicli del mercato segna un momento di sospensione. È il tempo dell’otium, il tempo per la bellezza condivisa, il tempo della poesia. Tempo per dedicare grida e merci a un altro cibo, quello per l’anima”.

 

“Dove portare l’anima a fare la spesa?” Saranno artisti, performers, poeti, cittadini che hanno voglia di sperimentarsi, di diventare mercanti per una notte. E come in un vero mercato, ogni scambio e contrattazione è consentita: poesie, racconti, canzoni, musiche, atti performativi, danze, letture e quanto altro sia possibile declinare, nel codice del mercato, come atto poetico.

 

Che cosa troveremo al mercato dei poeti?
Innanzitutto i mercanti. “ll “mercante” è colui che si prende a carico un banco, il suo allestimento, la merce poetica preparata allo scambio. Sul loro banco stanno azioni artistiche, bisbigli, manipolazioni, magie, canti, narrazioni pronte per essere vendute… per essere scambiate. I “mercanti sono artisti? Anche, ma non solo. Il banco è aperto a chiunque dà dimora interna alla poesia”.

 

Ma anche i compratori. “Non solo spettatori, non solo pubblico. Chi passa per questo mercato è un popolo, una comunità, un “consumatore” lento, un attore a sua volta dello scambio, un amante dell’alta cucina poetica. Partecipare significa giocare, prepararsi alla sorpresa, sorprendere, donare”.

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Il progetto è il risultato della mente creativa di Federico Toso (in arte Ferdinand Bardamu) e di Rasid Nikolic (in arte The Gypsy Marionettist), attivi sulla scena torinese e che, tramite le rispettive attività artistiche, vivono da vicino e interagiscono quotidianamente con le trasformazioni, la vita e la bellezza degli spazi urbani e della comunità locale.

 

“L’idea del progetto ha avuto avvio sette anni fa – mi racconta Federico – la prima volta che ho visto la piazza di Porta Palazzo ho avuto un flash: questo è un vero e proprio teatro. I mercanti durante il giorno sono teatro: come si parlano, come si consigliano, come si prendono in giro e raccontano storie ai passanti. Anche i banchi vuoti la sera, con la luce che li illumina, sono vero teatro”.

 

L’occasione di realizzare il Mercato dei Poeti si è presentata con il Fringe Festival, all’interno della sezione “To Street” dedicata all’arte di strada che promuove azioni artistiche e performative in collaborazione con FNAS – Federazione Nazionale Arti in Strada.

 

“Il recente incontro con Rasid è stato fondamentale per dare avvio all’iniziativa. Rasid si era presentato già ai primi incontri e da subito ne è rimasto colpito ed entusiasta. Mi ha detto “questo progetto lo compro!” E così abbiamo ragionato ed arricchito insieme l’idea iniziale, modificato il manifesto e dato inizio ai molteplici incontri pensati per incontrare i poeti che volontariamente si sono presentati, e conoscere le loro originali proposte.

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Cosa significa per i nostri poeti diventare mercanti per una notte e quali sono le sfide che li attendono? “Diventare mercanti significa mettersi in gioco come tanti non sono abituati a fare. La strada è un banco di prova tosto, ma il segreto è sperimentarsi, mettersi a nudo e permettersi di sbagliare. Significa soprattutto accogliere le cose che non funzionano con lo stesso amore con cui accogli le cose che funzionano e avere sempre il coraggio di andare avanti” mi spiega Federico.

 

“Il mercato dei poeti è un’azione politica a tutti gli effetti, intesa proprio nel senso di polis, di rapporto con la città: il cittadino è la città e ha una responsabilità sociale nei suoi confronti. Il mercato dei poeti è un’idea che viene dal basso, dalle persone. Si configura come un atto artistico collettivo che si basa sul concetto che il mercato non è mai solo somma di atti separati, ma esiste una poesia collettiva che lo attraversa e lo unisce”.

 

Che cosa rappresenta per voi questa iniziativa? “Non ci aspettavamo tutta questa partecipazione. C’è stata una risposta talmente calda e forte che ci siamo resi conto di aver realizzato un’opera molto più grande di quella che ci immaginavamo. E’ come se avessimo intercettato e stimolato un’urgenza espressiva e poetica delle persone”.

 

L’iniziativa avrà luogo domenica 12 maggio con il sogno di rappresentare la prima di molti appuntamenti a cadenza mensile. Obiettivo è farla diventare uno spazio di sperimentazione aperta a tutti e creare delle sinergie tra i mercanti di Porta Palazzo e i poeti che utilizzeranno i loro banchi per le performances.

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Prima di salutarci, Federico mi racconta un interessante aneddoto, che esprime a tutti gli effetti il significato del Mercato dei Poeti:
“C’è un antropologo a cui noi siamo molto legati che si chiama Paolo Apolito, che fa un lavoro sull’identità, ispirando un confronto tra l’identità jazz e il mercato: in un’improvvisazione jazz ognuno porta al suo interno il suo sapere e la sua cultura musicale. Il jazz non si interroga sull’origine della provenienza di una strofa che tu porti all’interno dell’improvvisazione. Ragiona soltanto in termini di usabilità. Se la frase di musica africana, italiana, greca, indiana è funzionale alla composizione di un’improvvisazione jazz, allora il jazz la usa. Ciò rende molto bene l’idea del mercato dei poeti, all’interno del quale ognuno deve essere libero, nel rispetto degli altri e dello spazio in cui si trova, di pensare qual è la frase musicale che vuole portare. Quando noi parliamo di atto artistico collettivo, intendiamo dire che la nostra composizione jazz sarà l’intero mercato”.

 

 

 

Foto copertina
Didascalia: Porta Palazzo
Autore: Nicolò Canova

 

Articolo tratto da Piemonte che Cambia

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