19 Giu 2019

Cervelli in fuga controcorrente: la storia di Valentina

Scritto da: Redazione

Ricercatrice siciliana esperta in ecologia marina, Valentina racconta il suo ritorno in Sicilia, dove intende rimanere ma senza smettere di confrontarsi. Dal 2017, Valentina è responsabile scientifica del progetto di ricerca che si propone di mappare l’habitat delle specie ittiche per preservare la biodiversità.

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A volte vanno, a volte ritornano. Valentina Lauria, giovane ricercatrice siciliana esperta in ecologia marina, è tra quelli che hanno deciso di tornare. Dopo aver esplorato diverse e prestigiose opportunità in centri di ricerca all’estero, ha rifatto le valigie e preparato la sua vita per cogliere un’insolita opportunità nella sua terra.

 

Valentina è, infatti, tra i beneficiari del bando “Brains to South”, promosso dalla Fondazione CON IL SUD con lo scopo di invertire la rotta tipica dei cosiddetti “cervelli in fuga”, incoraggiandoli a migrare non più e non solo verso Paesi esteri o verso il Nord Italia, ma anche verso le regioni del Sud, dove non mancano i centri di ricerca, ma spesso a mancare è il capitale sociale.

 

Dal 2017, Valentina è responsabile scientifica del progetto di ricerca “What is where? Mapping the habitat use of demersal assemblages to aid conservation of marine biodiversity in the central Mediterranean Sea”, che si propone di mappare l’habitat delle specie ittiche per preservare la biodiversità e promuovere uno sfruttamento sostenibile del Mar Mediterraneo. Il progetto è ospitato dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche – IAMC/CNR, che ha sede a Mazara del Vallo in provincia di Trapani e Valentina ce lo racconta così: “La mia ricerca si basa sull’applicazione di complessi modelli ecosistemici per la gestione della pesca e la valutazione degli impatti sulle risorse. Il progetto “What is where?” ha due obiettivi specifici: identificare i gruppi di quelle specie marine che si trattengono nei pressi del fondale nello Stretto di Sicilia per fornire indicatori per la loro conservazione e analizzare il loro habitat per identificare un modello sostenibile di sfruttamento del mare”.

 

L’approccio ecosistemico per la gestione delle risorse di pesca e la conservazione della biodiversità è stato largamente adoperato in nord Europa, mentre nel Mediterraneo le applicazioni di questo metodo sono ancora poche. Il progetto di ricerca di Valentina è uno dei primi ad utilizzarlo.

Da-Wikimedia-Commons
Valentina ha conseguito la laurea in Scienze ambientali con indirizzo in Ecologia marina a Palermo. Dopo un master in Sicilia, realizza il suo desiderio di andare all’estero, vincendo da neolaureata una borsa di approfondimento bandita dall’università di Palermo. “Vinta la borsa, sono partita per Lowestoft, paesino inglese sul Mare del Nord dove si trova il Center for Environment, Fisheries and Aquaculture Science – racconta Valentina. I primi tempi sono stati molto duri. Era gennaio – ricorda – e l’Inghilterra mi offrì un mare e un cielo grigi. Senza contare le difficoltà dovute al mio inglese scolastico”.

 

Nonostante l’impatto con il clima e una lingua pressoché sconosciuta, Valentina inizia a lavorare e ad apprezzare il metodo di lavoro inglese. “Un sistema non gerarchico – racconta – come in Italia, ma meritocratico. Inoltre, mi piaceva molto la facilità con cui ci si spostava per lavoro, cosa che in Italia non avviene spesso”.

 

Dopo l’Inghilterra, la ricerca scientifica di Valentina approda in Francia all’Institut Français de Recherche pour l’Exploitation de la Mer per un progetto di 9 mesi e poi di nuovo in Inghilterra per un dottorato di ricerca presso l’università di Plymouth, uno dei posti più importanti per la biologia marina e centro di eccellenza a livello mondiale. “Al colloquio, eravamo in tre candidati – ricorda Valentina: due inglesi, che avevano studiato e fatto il master lì, e io con il mio inglese ancora un po’ stentato e senza conoscenze in quell’ateneo. Ero convinta di non avere alcuna possibilità di vincere, invece, dopo un paio di giorni mi hanno offerto la borsa di dottorato. È stato uno dei momenti più felici della mia vita”.

 

Dopo tre anni e mezzo a Plymouth e un dottorato conseguito a pieni voti, Valentina si trasferisce a Galway, in Irlanda per un post dottorato di due anni e intanto, ripresi i contatti con il Cnr-Iamc di Mazara del Vallo, crea una collaborazione tra l’Istituto marino dell’università di Plymouth e il Cnr.

 

Dal bando della Fondazione CON IL SUD, Brains to South, arriva però un’insolita opportunità: tornare in Sicilia per fare ricerca. “Ho scritto il mio progetto di ricerca in sole tre settimane – racconta Valentina. Un progetto sui cui sto ancora lavorando e che mette insieme tutte le competenze acquisite nei 9 anni di vita all’estero”.

 

Della sua esperienza al Sud Valentina si dice molto soddisfatta, in particolare del suo team scientifico, composto da ricercatori con elevata esperienza nel campo della gestione sostenibile e conservazione delle risorse marine applicata allo Stretto di Sicilia. “Tuttavia – confessa – le lentezze burocratiche del CNR a volte creano problemi allo svolgimento delle attività. In genere la vita del ricercatore all’estero è più facile che in Italia, non solo perché ci sono più fondi, ma anche perché per esempio c’è più condivisione di dati e risultati, mentre qui si tende un po’ a tenere le cose per se stessi”.

 

Valentina è un cervello in fuga in controcorrente, perché dall’estero è tornata al Sud Italia. “Nei miei progetti futuri – conclude – c’è quello di rimanere in Sicilia, ma continuando le collaborazioni con l’estero e confrontandomi sempre con altri ricercatori, perché dal confronto con gli altri si impara sempre”.

 

 
Articolo tratto da CON Magazine

 

 

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