15 Nov 2019

AgriArchè: giovani in campo per coltivare riscatto

Scritto da: Redazione

La cooperativa sociale Arché di Castel Goffredo, appartenente alla rete mantovana di Agricoltura Sociale Lombardia, realizza percorsi di inclusione lavorativa rivolti a ragazzi con svantaggio di diverso tipo. “La nostra sfida è quella di offrire un lavoro reale tutelando diritti e ambiente”, sottolinea la referente. Ecco le testimonianze di Emanuele, Enrik, Coulibaly e Abdoulaye che grazie a questa realtà hanno trovato autonomia e riconoscimento.

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Lombardia - Coltivare il buono partendo dalla terra, dalle persone e soprattutto dalla volontà di creare opportunità di miglioramento rivolte alla collettività e in particolare ai giovani. La storia di AgriArchè scorre su questo filo intarsiato di obiettivi tenaci. Un filo che nasce nell’aprile del 2016 dalla storica cooperativa sociale Arché di Castel Goffredo, in provincia di Mantova, che da oltre 20 anni eroga servizi rivolti a ragazzi, bambini e famiglie.

Appartenente alla rete mantovana di Agricoltura Sociale Lombardia, AgriArchè sviluppa molteplici attività sul fronte dell’agricoltura sociale tenendo sempre saldo il connubio tra inclusione lavorativa e tutela ambientale. Un intreccio irrigato con costanza dall’impegno della squadra di operatori e operatrici che lo sostiene ogni giorno, raggiungendo in poco tempo traguardi importanti tra cui la vincita del bando “Coltivare Valore” della Fondazione Cariplo.

La responsabile innovazione qualità di AgriArchè Monica Ploia ci racconta le radici del progetto: «Tutto nasce a Castel Goffredo, territorio caratterizzato da una forte vocazione agricola ma anche segnato dalla crisi economica che ha colpito il settore tessile causando, negli ultimi anni, disoccupazione e difficoltà, colpendo soprattutto i soggetti più fragili. AgriArchè ha subito intercettato il disagio con la volontà di dare una risposta utile e concreta. Abbiamo così iniziato a sviluppare opportunità lavorative che potessero dare occasioni di riscatto, autonomia e soddisfazione con un’attenzione particolare ai giovani, il nostro futuro». 

Nella fase iniziale di sperimentazione il progetto trova un importante sostegno grazie all’intervento della Fondazione Comunità Mantovana e Fondazione Cariverona.  AgriArché scommette quindi sulla terra e sulle persone. Prende in affitto quasi 2 ettari dell’azienda agricola Corini e parte di Cascina Boschetta (ubicata nella località omonima) e inizia a coltivare verdure utilizzando metodologie biologiche. Non manca all’appello l’importante tassello della commercializzazione ora anche con certificazione biologica. Gli ortaggi, raccolti in giornata, sono, infatti, venduti tramite mercati, gruppi di acquisto solidali e acquistabili tramite ordini telefonici con consegna in aziende, scuole e altri servizi. L’attività di trasformazione dei prodotti viene invece realizzata grazie alla collaborazione con la coop Nazareth, altra realtà della rete Agricoltura Sociale Lombardia appartenente al territorio di Cremona. 

Enrik, Emanuele, Coulibaly e Abdul: esempi di inclusione coltivata ogni giorno

«La nostra sfida più grande è quella di garantire un lavoro reale e non assistenziale, remunerato il giusto e che tenga conto dei diritti delle persone – evidenzia Monica Ploia –  Vogliamo lanciare forte il messaggio che l’inclusione passa attraverso processi di riconoscimento e di legalità e che in agricoltura questo è non solo possibile ma anche e soprattutto un dovere. La vera rinascita scaturisce proprio dal lavoro». 

A testimoniare l’intento ci sono le esperienze, in carne ed ossa, di quattro giovani che provengono da altrettante esperienze di vita solcate dal disagio ma pronte a rialzarsi grazie anche all’agricoltura sociale. Uno di questi è il trentenne Enrik, di origine albanese, che è stato assunto da AgriArché a tempo pieno indeterminato imparando un mestiere e trovando soddisfazioni a livello sia professionale che umano. «Quello che faccio qui vuol dire tutto per me», racconta con un sorriso fiero. Nel suo passato il sapore aspro della disoccupazione e la paura per il futuro. Oggi la possibilità di mantenersi e crescere professionalmente.

Così è successo anche a Coulibaly, 29 anni e richiedente asilo, che attualmente lavora assunto a tempo determinato con contratto part-time. Per lui la terra è sinonimo di inclusione, nuove competenze e crescita. Una formazione che permette di sperimentarsi anche in altri contesti, come è accaduto ad Abdoulaye. Proprio grazie a un’esperienza di agricoltura sociale ha, infatti, acquisito competenze trasversali che gli sono tornate utili per lavorare in un’azienda che ora lo ha assunto. 

Altra voce emblematica è quello di Emanuele, 20 anni in spalla e la convivenza con un disturbo complesso come quello dello spettro autistico. Questo non gli ha però impedito di mettere a frutto la sua passione e le sue capacità. Dopo un periodo di tirocinio anche Emanuele è stato assunto a tempo indeterminato. Con entusiasmo racconta la sua esperienza: «Il lavoro qui mi piace, la parte che preferisco è quella che riguarda le colture a primavera nel tunnel. Un’altra cosa che mi piace è il metodo biologico che consiglio a tutti perché rispetta l’ambiente». L’agricoltura sociale traghetta autostima: «Provo soddisfazione quando i clienti, contenti di quello che hanno ricevuto, la volta dopo chiedono un ordine più grande – spiega Emanuele –  È bello vedere la gente che fa spesa qui da noi e che il nostro lavoro sta dando buoni frutti». Non manca inoltre un sogno nel cassetto: «Vorrei poter fare potatura delle piante con imbragatura» .

Grazie al bando vinto, dal punto di vista inclusivo sono previsti in AgriArché 4 inserimenti lavorativi, 16 tirocini extra curriculari, 40 giovani coinvolti in percorsi di ortoterapia, 30 in alternanza scuola-lavoro, 400 famiglie coinvolte in laboratori didattici.

Inclusione e biodiversità: connubio rigoglioso

AgriArché opera non solo sul fronte dell’inclusione sociale e lavorativa ma anche su quello della tutela della biodiversità. Non mancano, infatti, progetti che «coniugano la sfida ambientale della biodiversità con quella della valorizzazione della neurodiversità sviluppando opportunità di lavoro diversificate>> evidenzia Monica Ploia. Sono così previsti vari ambiti di lavoro che partono dalla terra e alla terra ritornano con orgoglio. «Abbiamo organizzato diverse aree – racconta la referente – Abbiamo quella produttiva, legata allo spazio aperto e all’impegno a contatto con la terra. C’è poi quella contemplativa che riguarda il progetto di un vero e proprio museo a cielo aperto della biodiversità che richiederà cura e precisione, perché le tipologie di piante saranno numerose. Promuoveremo anche un orto didattico. Ci saranno poi l’area creativa del lavoro in cascina, che riguarda l’aspetto dell’abbellimento e della ristrutturazione, e non da ultima quella commerciale dedicata alla vendita.  Ogni persona avrà quindi modo di sviluppare le sue attitudini e i suoi talenti».

Tutto questo in un’ottica multifunzionale ed ecosostenibile. «Abbiamo raddoppiato la superficie coltivata e impiantato un nuovo tunnel per produrre tutto l’anno e dare opportunità lavorative in egual modo – spiega Monica Ploia – Un’attenzione particolare è poi data alla coltivazione di piante autoctone fornite dall’associazione Radice che collabora con noi».

Diverse le realtà e le persone che collaborano con AgriArché: l’agronomo Marco Zonca, con esperienza pluriennale nel settore biologico, l’agronoma e docente universitaria Marcellina BertolinelliSol.Co. Mantova e Mestieri Lombardia (entrambi partner), Associazione Archè (finanziatore), Società agricola Corini Rosanna e Santinocoop sociale Tante Tinte, Coop. sociale NazarethComune Castel GoffredoPiano di zona di AsolaColdiretti sezione Castel GoffredoConfcooperative FedagriIstituto comprensivo di Castel Goffredo, A.F.G.P. Centro “Bonsignori”, associazione “La Radice”, fondazione “Senza Frontiere”.

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