17 Lug 2020

“Ricominciamo da noi stessi e dalla consapevolezza”: la ripartenza dell’Ecomuseo del Casentino

Scritto da: Annalisa Jannone

L’intervista ad Andrea Rossi ci permette di conoscere le funzioni e le attività dell’Ecomuseo del Casentino. La scelta di puntare su progetti educativi di qualità, sulla partecipazione della comunità e di supportare i circuiti economici delle produzioni locali sembrano essere ancora la strategia migliore per lo sviluppo del territorio.

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Nel nostro percorso di interviste in territorio Casentinese per capire come si stia vivendo la lenta riapertura dopo il lockdown, ecco il momento di fare il focus sull’Ecomuseo del Casentino

L’ente pubblico è stato negli anni il collettore, il punto di riferimento per la rinascita e la valorizzazione di questo territorio. 

Chiedo ad Andrea Rossi, architetto, coordinatore dell’Ecomuseo per conto dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino e membro del gruppo di coordinamento della Rete italiana degli Ecomusei, quale sia la situazione: «L’Ecomuseo per sua natura vive della partecipazione dei cittadini e il coinvolgimento della società locale coincide con il fine stesso dell’Ente pubblico. 

Ecomuseo Casentino Casa Rossi
Ecomuseo del casentino – Casa Rossi

Questo periodo di emergenza ha fatto emergere una dinamica contrastante. Da una parte i cittadini hanno manifestato la voglia di esserci, di ripartire, di riprogettare il territorio, dall’altra invece, soprattutto nel mondo dell’associazionismo, si sta avendo un atteggiamento rinunciatario, passivo e così anche quello che si sarebbe potuto organizzare all’aperto comunque stenta a ripartire».

La paura è ancora presente ma c’è anche una difficoltà progettuale, a trasformarsi, ad uscire dagli schemi a cui si è abituati.

L’Ecomuseo è un po’ una cartina di tornasole della vitalità di un territorio “periferico”: connette l’animazione culturale e sociale creando le condizioni anche per uno sviluppo economico più sostenibile e con una maggior forza identitaria. 

Le funzioni dell’Ecomuseo 

La creazione stessa dell’ente Ecomuseale ha la funzione di proteggere e valorizzare il patrimonio culturale immateriale cioè l’insieme di ciò che quel popolo ha prodotto, espresso o come ha interpretato il proprio rapporto con l’ambiente e come lo ha rappresentato di generazione in generazione. Il senso di continuità e di radicamento delle prassi, dei linguaggi e delle conoscenze danno forza e significato alle scelte di protezione del paesaggio e al senso di comunità.

Continua Andrea Rossi: «Così l’Ecomuseo può essere letto come una infrastruttura educativa di comunità in cui, in qualsiasi momento della propria vita, si può avere accesso ad un apprendimento significativo perché immerso nel contesto di vita. Questo permette di spostare il focus dall’istituzione, erogatrice per cittadini abituati a delegare, ai reali bisogni di sviluppo dei soggetti. 

Inoltre sappiamo che regole e divieti contro il saccheggio del territorio e il degrado culturale, non bastano, serve crescere in consapevolezza

Lo sviluppo delle Aree Interne

L’area del Casentino e la Valtiberina partecipano al progetto pilota promosso nell’ambito della Sperimentazione Nazionale delle Aree Interne del Ministero dello sviluppo economico attualmente in corso. Riconoscendo all’Ecomuseo la capacità di collegare diversi ambiti e sfere del sistema di vita locale, la Strategia prevede azioni di sostegno allo sviluppo qualitativo del sistema educativo territoriale.

Ecomuseo Casentino Bottega del Bigonaio
Ecomuseo del Casentino – La Bottega del Bigonaio

«La principale attività in questo contesto riguarda la realizzazione di un Atlante del Patrimonio Immateriale del Casentino e della Valtiberina ispirato alla Convenzione UNESCO del 2003. Il progetto si propone di rinsaldare i legami di appartenenza tra le giovani generazioni ed il loro territorio in un’ottica proattiva nel quale i valori e le specificità locali, a rischio di scomparsa, siano letti ed interpretati creativamente per contribuire ad una loro trasmissione e ad uno sviluppo consapevole e sostenibile del territorio.»

I progetti dopo la pandemia

La pandemia ha dato uno slancio all’utilizzo degli strumenti digitali per la promozione e la comunicazione alla comunità. 

Sono state svolte le VirtualWalks, passeggiate virtuali su piattaforma Zoom che hanno consentito ai partecipanti di godere dei percorsi museali realizzati dall’Ecomuseo stesso. Le passeggiate virtuali sono state al centro anche dell’iniziativa dell’Ecomuseo Villa Ficana con “Le erbe che calpesto” dedicate al riconoscimento e all’uso delle erbe spontanee.

Ma gli Ecomusei hanno anche dimostrato come sia fondamentale in tempi di emergenze avere una rete sociale ed una economia di prossimità. In generale i circuiti alimentari che sappiano valorizzare le produzioni locali rendono i territori resilienti e unici, e per questo sempre più attrattivi. 

Anche di questo si occupa l’Ecomuseo attraverso l’attività di supporto e promozione delle reti e delle relazioni territoriali.

Un progetto originale che pure ha saputo adeguarsi alle nuove condizioni è il progetto LISTEN: «In una seconda fase si è passati ad una modalità maggiormente interattiva attraverso il progetto LISTEN, Paesaggi Sonori attraverso l’Ecomuseo del Casentino che, in modalità di lavoro agile, si è spostato temporaneamente sui social. In questo caso è stato stimolato il confronto sull’eredità linguistica del Casentino andando ad indagare sui confini, le contaminazioni, i blasoni, tutti temi strettamente legati alle dinamiche di percezione e appartenenza territoriale.»

Ecomuseo Casentino carbonaio
Ecomuseo del Casentino – Il carbonaio

Le Festesagge in pillole

Da oltre 10 anni si svolgono Le Festesagge, in collaborazione con le associazioni del territorio, con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e Slow Food, per la valorizzazione delle feste paesane garantendo standard di qualità ed eticità dei prodotti. Concepite come importanti momenti di socializzazione e di accoglienza turistica, sapevano motivare le comunità verso atteggiamenti di maggior sensibilità ecologica. 

Quest’anno si è pensato di raccogliere le esperienze più significative in PILLOLE DI FESTASAGGIA, una serie di brevi montaggi video con interviste, presentazione di piatti e prodotti, specificità locali, per tenere salde le maglie della rete e comunicare online i valori e le progettualità dei territori.

La Restanza

Per scongiurare l’abbandono progressivo di queste aree per lo più montane, da qualche anno si parla del tema della Restanza, cioè del creare le condizioni di lavoro e servizi mirati agli abitanti, per evitare l’emigrazione e lo spopolamento. E alcuni hanno scelto di ritornare spinti anche dalle molteplici iniziative che anche Casentinochecambia.org ha saputo mettere in luce. La sfida è quella di intercettare nuovi cittadini, quelli che dalle città scelgono di cambiare vita in un processo che si vuole rendere duraturo

Si lavora per far coincidere le nuove esigenze di una migliore qualità di vita con la protezione del territorio e della sua preziosa memoria culturale.

Ripartiamo.. da noi!

Per rendere partecipativa anche la ripartenza post “chiusura” e per dare un segnale di entusiasmo, l’Ecomuseo ha messo a punto un questionario on-line per la progettazione delle attività da svolgere durante il periodo estivo che fosse la base di riferimento per la programmazione insieme agli operatori del territorio: guide ambientali, esperti, attori, proprietari di asini e cavalli, giovani laureati, musicisti e saltimbanchi, produttori, archeologi…Questo il giornale di luglio in cui è possibile consultare il calendario delle offerte culturali ed educative.

Per approfondire qui

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