26 Ott 2020

Cifa in Etiopia: “Promuoviamo microimpresa e lavoro in alternativa alla migrazione irregolare”

Scritto da: Redazione

Contrastare i rischi legati alla migrazione irregolare migliorando le condizioni socio-economiche delle persone più fragili, attraverso percorsi di formazione per la microimpresa. Questo l'obiettivo del progetto “Le mie Radici” avviato da Cifa in Etiopia nella regione del Wollo con la collaborando della popolazione e delle autorità del luogo.

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Dopo tre anni di intervento nella prevenzione dei flussi migratori, realizzato nell’ambito del progetto “Le mie Radici”, Cifa sceglie di raccontare la sua esperienza di successo in una conferenza online in diretta su Facebook, aperta alla partecipazione. L’appuntamento è fissato per venerdì 30 ottobre, dalle ore 09:00 alle ore 13:30, con un programma ricco di contributi dedicati al tema delle migrazioni.

Nel corso dell’evento interverranno esperti, partner, ricercatori e Project Manager di Cifa della situazione politica e delle relazioni internazionali tra Etiopia e paesi del Golfo, dei fenomeni migratori che attraversano l’Etiopia, del mercato del lavoro nell’area di intervento, degli obiettivi e dei risultati raggiunti dal progetto.

“Le mie Radici” è un progetto realizzato nella regione del Wollo (Etiopia) tra l’aprile 2017 e l’ottobre 2020, con l’obiettivo di contrastare i rischi legati alla migrazione irregolare migliorando le condizioni socio-economiche delle persone più fragili, attraverso percorsi di formazione per la microimpresa. Co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e dalla Regione Marche, l’intervento ha permesso a Cifa di collaborare con le autorità locali alla creazione di strumenti di supporto allo sviluppo individuale e sociale, generando valide alternative alla migrazione.

Testimonianze LeMieRadici2
Selam (Foto tratta dal sito di Cifa)

La migrazione irregolare costituisce un grave problema nella regione dell’Amhara, in Etiopia; da qui, ogni anno, migliaia di persone emigrano in cerca di un lavoro e di condizioni di vita migliori. La principale rotta migratoria è quella che dalla provincia del Wollo porta all’Arabia Saudita. Il fenomeno colpisce soprattutto le donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che nel loro Paese di origine hanno meno diritti, istruzione e possibilità di crescita individuale e professionale; per le donne , la migrazione irregolare rappresenta un percorso particolarmente drammatico, segnato da violenze, abusi fisici e psicologici.

Le mie radici vuole contrastare i rischi legati alla migrazione irregolare migliorando le condizioni socio-economiche e socio-sanitarie delle persone più fragili, che nel Wollo sono soprattutto le donne. Il progetto prevede un approccio integrato che unisce la creazione di lavoro e la formazione per fare microimpresa, rivolto ai potenziali migranti, con un rafforzamento delle istituzioni locali e un lavoro di sensibilizzazione dell’intera comunità. Con quest’obiettivo, ci impegniamo ad agire sulle cause profonde della migrazione, collaborando con i beneficiari del progetto.

“Per offrire alternative efficaci alla migrazione irregolare nel Wollo, abbiamo sviluppato un approccio integrato, reso possibile da anni di lavoro con le donne etiopi e con le istituzioni locali”, spiega Cifa. “Attraverso un approccio integrato che coinvolge potenziali migranti, giovani e istituzioni, Le mie radici ha dato vita ad un modello virtuoso di prevenzione della migrazione irregolare attraverso la sensibilizzazione, la formazione e la creazione di attività di microimpresa. Con il nostro progetto abbiamo:

  • formato oltre 800 potenziali migranti, attraverso percorsi pratici e mirati di microeconomia;
  • supportato 500 nuovi giovani imprenditori, che hanno dato vita ad attività di microimpresa nella regione del Wollo;
  • coinvolto 10 scuole della regione nelle attività di Teatro Sociale sul tema dei rischi della migrazione irregolare, con la partecipazione di più di 4.800 bambini e giovani”.
Testimonianze LeMieRadici4
Betelehem (Foto tratta dal sito di Cifa)

Cifa riporta alcune esperienze di donne che grazie al progetto hanno avviato una microimpresa.

Aminat dopo due anni trascorsi in Arabia Saudita e aver subito privazioni e violenze di ogni genere, Aminat ha deciso di tornare da suo figlio, in Etiopia, e avviare una piccola attività. Qui è stata selezionata per partecipare ai corsi di Basic Business Skills e Life Skills e del progetto racconta: “Sono riuscita a riconquistare fiducia in me stessa e ho acquisito competenze gestionali utili per migliorare la mia attività produttiva. Adesso riesco a mantenere tutta la mia famiglia”.

Selam qualche anno fa Selam è migrata irregolarmente in Arabia Saudita. Di questa esperienza dice: “È vero che si può guadagnare bene in Medio Oriente, ma si è anche costretti a far fronte a molte sfide e sofferenze. È un mondo privo di libertà. È meglio lavorare in Etiopia dove c’è libertà, a costo di guadagnare di meno”. Grazie al progetto, Selam ha creato una microimpresa redditizia; ha aperto un piccolo bar e ristorante, sfruttando l’ampio spazio della sua casa e sogna di trasformarlo in Hotel.

Betelehem ha un passato drammatico: è stata schiava fino all’età di 15 anni. Qualche anno fa è stata selezionata per il progetto Le mie radici e ha ricevuto formazione professionale e finanziamenti per realizzare un allevamento di capre e vacche. Con la sua microimpresa, Betelehem ora produce e vende formaggio nel suo paese e approfitta dei momenti di pascolo per studiare e ottenere la licenza elementare.

Il progetto verrà presentato nel corso della conferenza online “La migrazione in Etiopia tra politiche ed esperienze sul campo. Il caso del Wollo” che si terrà venerdì 30 ottobre 2020, 9:00 – 13:00 in diretta su Facebook.

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