13 Nov 2020

L’agrichef Giorgio Nadali: il cuoco-contadino che ha cambiato vita per avvicinarsi alla terra

Scritto da: Valentina D'Amora

Gli agricoltori possono diventare agrichef per "divulgare" i saperi locali e le tradizioni contadine. Un modo per valorizzare il territorio e le ricette tradizionali. Ne abbiamo parlato con Giorgio Nadali, il cuoco-contadino che dopo aver gestito diversi ristoranti di Genova ha cambiato vita per avvicinarsi alla natura e agli animali.

Salva nei preferiti

La Spezia - Giorgio Nadali è il primo agrichef della Val di Vara. Fino al 2017 ha gestito diversi ristoranti a Genova fino a quando, lui e sua moglie Marcella decidono di lasciare la città e spostarsi nell’entroterra spezzino, per vivere dei prodotti della terra. Un cambio vita nato dalla passione che entrambi condividono per l’aria aperta, la natura, gli animali e la buona cucina.

Oggi Giorgio e Marcella vivono in un casolare circondato da undici ettari di terreno, coltivato a ortaggi, frutta e lavanda, e da svariati animali, tra cui gli asini, Elvis e Priscilla, che fanno subito capolino.

Mi chiedo chi sia un agrichef e quali siano le sue peculiarità, così approfondisco l’argomento con Giorgio.

Priscilla elvis
Elvis e Priscilla

Giorgio, raccontaci: chi è un agrichef?

«Come agriturismo La vite rossa facciamo parte del circuito Coldiretti – Campagna Amica e di CIA – Agricoltori Italiani ed è proprio da loro che ho seguito un corso per diventare agrichef. Secondo la definizione, l’Agrichef è un cuoco (o una cuoca) che esercita il suo mestiere all’interno della cucina dell’agriturismo, trasformando le proprie produzioni agricole o di aziende di prossimità, nel totale rispetto della stagionalità e dei saperi contadini. Per questo, ci riforniamo esclusivamente da agricoltori associati a Campagna Amica per tutte le materie prime di cui non disponiamo, come, per esempio, farine e olio. In questo modo, si fa anche rete tra noi agricoltori.

vite rossa ortaggi

Che differenza c’è tra uno chef e un agrichef?

Io sono stato chef “semplice” per tanti anni e i miei menu si basavano su miliardi di ingredienti, potendo scegliere anche i più svariati. Essere agrichef, in un certo senso, è più restrittivo, ma il grande valore aggiunto dei piatti sono la stagionalità e l’autenticità delle materie prime che vengono impiegate. Come “cuochi-contadini” siamo molto legati ai prodotti del territorio e per impostare i menu, ragioniamo sulla base degli ingredienti di cui disponiamo. Il menu estivo, ad esempio, è coloratissimo e basato quasi esclusivamente sulle verdure che coltiviamo sulle nostre fasce.

La vite rossaz
La vite rossa, l’agriturismo di Giorgio Nadali

A La vite rossa si possono apprezzare piatti con ingredienti locali, quindi, ma anche pernottare: chi soggiorna all’agriturismo?

Tanti stranieri, perché siamo a 40 minuti delle Cinque terre, gli amanti del trekking, che esplorano a piedi i dintorni del casolare, e i cercatori di funghi: a loro mettiamo a disposizione un cestino e il bastone e, se li trovano, la sera glieli cuciniamo anche! Vengono a trovarci anche coppie e famiglie che hanno bisogno di una parentesi di silenzio. Così, davanti al camino acceso, che “fa casa”, e a un buon bicchiere di vino, gli ospiti di tutte le età si rilassano e si godono la tranquillità di questo luogo di pace, tra l’odore di fieno e il profumo di lavanda nell’aria. Non tutti però sanno cosa aspettarsi quando arrivano qui. Il nostro è un agriturismo, qui non abbiamo piscina né tv in camera ed è stata una scelta: desideriamo che chi viene da noi, impari ad apprezzare il silenzio della natura.

La familiarità che si respira a La vite rossa vale una visita e, di questi tempi, un salto per ritirare i loro “agri-piatti” da asporto: un modo per valorizzare, se pur a distanza, il territorio della Val di Vara e i suoi prodotti.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Fermarsi per cambiare vita: dal Gennargentu la storia del Selvaggio Verde di Gianluigi Bonicelli
Fermarsi per cambiare vita: dal Gennargentu la storia del Selvaggio Verde di Gianluigi Bonicelli

Andrea Cabassi: “Prima non decidevo nulla della mia vita, ora mi sono riappropriato del mio tempo”
Andrea Cabassi: “Prima non decidevo nulla della mia vita, ora mi sono riappropriato del mio tempo”

Sabrina Steriti: da cuoca vegana a nomade digitale, l’arte di reinventarsi continuamente
Sabrina Steriti: da cuoca vegana a nomade digitale, l’arte di reinventarsi continuamente

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Corruzione e mafia ai vertici della politica siciliana. Che succede? – #916

|

Lezioni ecologiche nelle scuole italiane, fra antropocene ed ecologia profonda

|

Alberi monumentali, in Sicilia sono 311 i tesori vegetali da tutelare

|

Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

|

Basta favori ai mercanti d’armi: la finanza etica si mobilita contro l’industria bellica

|

Treat It Queer Foundation: l’arte per combattere l’invisibilità sanitaria

|

La Liguria paga i cacciatori per uccidere i cinghiali, le associazioni si mobilitano

|

Salviamo il Grande Albergo delle Fate, simbolo di sostenibilità in Calabria 

string(7) "liguria"