28 Dic 2020

Officina +39, l’azienda che trasforma gli scarti tessili in tintura

Scritto da: Silvia Mollo

Si parla spesso di moda sostenibile, ma ci sono aziende che hanno saputo rispondere in maniera concreta a una delle necessità meno discusse dei capi: la tintura. Abbiamo intervistato Andrea Venier, managing director di Officina +39, che ci ha raccontato come l’azienda biellese ha puntato su ricerca e sviluppo e teamwork, brevettando nuove tecnologie come Recycrom™.

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Biella - Dal sito di Officina +39 restiamo affascinati da alcuni dei capisaldi messi in evidenza: lo stile italiano, l’innovazione e l’attenzione al green, la sostenibilità, declinata come un credo nella buona moda.

Proseguiamo allora in una chiacchierata con Andrea Venier, managing director di Officina +39 e fondatore del progetto Recycrom™, che affronta tante tematiche e ci avvicina al mondo della tintura, forse la fase del tessile-abbigliamento meno conosciuta per chi non è avvezzo al settore chimico. Ripercorriamo insieme la storia dell’azienda biellese che si è dedicata alla ricerca di applicazioni chimiche nel settore tessile, sapendo adattarsi e reinventarsi, orientando la propria produzione in una ricerca volta a una sostenibilità genuina che metta attenzione all’innovazione e alle persone, oltre che all’ambiente.

Officina +39 raccoglie un’esperienza trentennale. Infatti, le fondamenta dell’azienda vengono poste nei primi anni ‘90, dal padre di Andrea Venier. «Mio padre fondò Techna Italia a inizio anni ‘90, dopo un’esperienza in multinazionali della chimica, con l’intento di iniziare un proprio percorso personale. La scelta di avviare una sua attività fu mossa da uno spirito visionario, se si pensa che era la fine degli anni ‘80. Infatti, mio padre mi racconta sempre che già allora sentiva la mancanza dei rapporti umani. Le multinazionali stavano iniziando proprio in quel periodo il processo che è poi diventato evidente: la tendenza a ramificarsi, a darsi a fusioni e controfusioni. Per questo, inizia il suo lavoro dedicandosi al tessile tradizionale, arrivando da un territorio come Biella, che era un’area importante per il tessile».

Tanto il radicamento al territorio, quanto l’importanza dei rapporti umani, restano però dei capisaldi anche in questi anni. La creatività e la capacità a guardare oltre sono stati fondamentali nella trasformazione di Techna italia in Officina +39 e nel progetto Recycrom™.

«Il progetto Officina +39 nasce nel 2008, sotto la mia spinta. Tutti ricordiamo il 2008 come l’anno della crisi e anche noi ci siamo trovati davanti a un bivio, una decisione importante per proseguire l’attività aziendale cercando di superare il momento che a livello globale stavamo affrontando. Da un lato, avremmo potuto specializzarci nella produzione su larga scala, per grandi numeri, di alcune specialità chimiche. Dall’altra, c’era la sfida di puntare sull’innovazione, concentrandoci sulla parte applicativa – oltre a quella produttiva – sviluppando tecnologie innovative, anche sostenibili, per lo sviluppo e lo studio di processi nuovi con impatto inferiore rispetto a quelli attualmente sul mercato: abbiamo deciso di orientarci in questa direzione».

Dal 2008, l’obiettivo di Officina +39 è quello di acquisire competenze, per sviluppare processi e prodotti per la moda. Ci si è spostati dal tessile tradizionale al mondo del fashion, con applicazioni sul capo e non solo sul tessuto, e anno dopo anno hanno portato avanti il progetto.

Come dicevamo, Andrea Venier, come suo padre trent’anni prima, sottolinea l’importanza della sostenibilità umana: «Abbiamo creato il team, e il teamwork è fondamentale, perché i risultati derivano sempre dalla passione e dall’impegno di un gruppo di persone. Ad oggi l’azienda conta una trentina di partecipanti e poco meno di un terzo sono coinvolte nel nostro laboratorio di ricerca e sviluppo. Questa parte del nostro lavoro è molto importante perché si struttura come una piccola unità produttiva, in grado di replicare tutti i processi dell’industria. All’interno abbiamo tutti i macchinari, da applicazioni a laser, tinture senza acqua o sistemi di nebulizzazione».

Uno dei progetti più importanti sviluppati negli ultimi anni da Officina +39, e per il quale il laboratorio di ricerca e sviluppo è stato fondamentale, è Recycrom™. Si tratta di una tecnologia brevettata, per la quale sono in grado di trasformare gli scarti tessili in polvere da utilizzare come se fosse un pigmento, un colorante, tanto nei sistemi di tintura convenzionali, come quella a immersione, quanto nel sistema di stampa serigrafica.

«Circa quattro anni fa, iniziamo a ricevere da molti brand delle richieste pressanti per fornire loro coloranti naturali. Userò un’espressione forte: il colorante naturale, se lo intendiamo come colorante di scarto, che deriva, per esempio da bucce, allora ha un senso. Ma se noi non utilizziamo lo scarto, ma i fiori, ha senso solo se si tratta di progetto artistico o artigianale, per cui si sta veicolando un messaggio; se pensiamo di trasformare interi campi in coltivazioni di fiori per tinture, allora sarebbe dannoso e non affatto sostenibile. Quando si parla di naturale e di sostenibilità è importante focalizzare bene il progetto e mettere un perimetro».

Andrea è infatti attento a dare il giusto peso alla parola sostenibile, temine che sappiamo essere, soprattutto negli ultimi anni, abusato e sfruttato a fini commerciali. Sebbene venga pressato dalle richieste per coloranti naturali, sceglie di rifiutare, perché la sostenibilità non va d’accordo con operazioni di puro marketing. Ma da qui, forse ispirato dalla Venere degli stracci di Pistoletto, nasce una nuova intuizione.

«Un giorno mi trovo nella filatura di famiglia di Simone Gaslini, caro amico di Biella, e lo osservo mentre pulisce un filatoio dalla “polvere” che si forma quando viene generato il filo. Da quella polvere, l’idea: il primo tentativo di tingere con questa polvere di scarto non porta ad altro che a una leggera sporcatura, ma questo momento ha tracciato la strada per sviluppare questa intuizione. Nel laboratorio ricerca e sviluppo iniziamo a lavorare su questo progetto per mesi, coinvolgendo anche il CNR di Biella, fino a quando non raggiungiamo l’obiettivo: trasformare lo scarto tessile della fibra in polvere per tintura».

Recycrom™ utilizza scarti pre o post consumer, quindi sia dal taglio, che da capi invenduti o di seconda mano. La tecnologia messa a punto funziona per qualsiasi fibra cellulosica, ma stanno lavorando anche a un sistema per la lana. I clienti di Officina +39, quindi sia produttori del brand che i brand stessi, arrivano da ogni dove per sviluppare le collezioni. Sono già tanti i marchi della moda ad usufruire della tecnologia Recycrom™.

«Abbiamo alcuni brand che già utilizzano Recycrom™ regolarmente. Tra quelli di grandi dimensioni, anche a livello mondiale, c’è G-Star, che da ormai due anni sviluppa con noi la tintura di capi. Anche OVS ci ha dedicato una serie di capsule collection. La voglia di cercare di far crescere questa tecnologia all’interno del monte di produzione di grandi gruppi è un segnale molto positivo. Ma abbiamo anche progetti con aziende più piccole o con fashion designer, come Silvia Giovanardi, Flavia La Rocca o Blue of a Kind”. E proprio da marchi con una mission simile, nascono importanti collaborazioni che inseriscono Officina +39 in grandi progetti.

“Planet REhab è stata una collaborazione che ha portato a un bellissimo progetto, la tintura con la tecnologia Recycrom™ di Officina +39 è stata parte di un progetto bellissimo con altre aziende: un fashion designer del centroamerica, Juan Carlos Gordillo, il tessutaggio dell’azienda spagnola Tejidos Royo con TENCEL™ x REFIBRA™ e l’azienda italiana di macchinari Tonello».

Officina +39 è un’azienda con uno sguardo fortemente internazionale. Dal loro sito si evince che sono attivi in oltre 15 paesi e Andrea è fortemente convinto della capacità che il prodotto italiano ha nel competere a livello globale nel mondo. «Nonostante la pandemia, l’Italia ha delle capacità, delle expertise, che porteranno a competere ancora a livello globale nel mondo, sebbene sarà sempre più difficile dimostrare di avere qualcosa in più». L’appello alle istituzioni nel supportare le aziende in questo periodo difficile porta al richiamare un gioco di squadra, per fare in modo che le imprese e le organizzazioni che esportano il made in Italy non restino sole.

«La pandemia ci ha molto preoccupati nei primi mesi, ma poi c’è stato un periodo, tra giugno e luglio, in cui abbiamo avuto la sensazione che questa situazione ci dovesse portare a ripensare internamente ad alcune politiche, ma soprattutto che avremmo dovuto accelerare ancora di più su innovazione e sostenibilità. Così abbiamo ripreso in mano progetti che avevamo congelato, dando loro ancora più importanza.

Mi sembra che oggi il mondo del fashion, se paragonato a un anno fa, conti molti più brand intenzionati in modo serio a cambiare o migliorare la loro politica e la loro organizzazione. Per questo vogliamo aumentare la nostra capacità di ricerca e sviluppo». Come ci racconta, la pandemia inoltre ha inoltre costretto l’azienda a utilizzare la tecnologia, un prezioso strumento ponte, che non può però sostituire i rapporti umani, alla base delle relazioni anche lavorative.

«Qui a Biella abbiamo la Fondazione Pistoletto Cittadellarte e siamo membri da qualche anno della loro piattaforma B.E.S.T., dedicata al tessile. Lavorare a contatto con la Fondazione ci ha ispirato molto e ci ha anche guidato nelle scelte fatte negli ultimi anni. Considero Pistoletto un maestro, in grado di dare a chi fa impresa una visione diversa e la possibilità di fermarsi a fare ragionamenti».

Per seguire le attività di Officina +39, puoi seguire le novità sulla pagina facebook e instagram, o sul sito di Officina +39 e di Recycrom™.

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