26 Gen 2021

Topotoma e la nevicata

Scritto da: Giuseppe Casetta
Illustrazioni di: Silverio Edel

La storia che stiamo per presentarvi è avvenuta qualche anno fa, quando un'improvvisa nevicata ha colto di sorpresa Topotoma ed i suoi amici. In questa fiaba si toccano tematiche importanti quali: l’amicizia, la necessità del lavoro di gruppo per ottenere un risultato. È una storia che ben rappresenta il progetto Topotoma in cui i libri, il sito di riferimento ed i prodotti annessi nascono per insegnare ed aumentare la consapevolezza dei “topini”.

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Da qualche giorno nevicava di continuo e faceva un gran freddo.
Il torrente che scorre sotto al millenario ponte di pietra era tutto ghiacciato e una spessa coltre di neve ricopriva i sentieri.
Topotoma era costretto, come la maggior parte degli animali della zona, a rimanere chiuso nella sua casetta. La cosa, in fondo, non gli dispiaceva tantissimo. Lui adorava starsene nella sua comoda tana al calduccio ma era un po’ preoccupato perché incominciava a non avere più tante scorte di cibo. Gli rimanevano solo due croste di formaggio e tre pezzettini di pane, nulla di più.

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Un po’ in ansia pensò: «Ancora qualche giorno chiuso in casa e non avrò più niente da mettere sotto i denti». Proprio in quel momento, sentì bussare alla porticina della sua tana. TOC TOC.
«Chi è?», fece il topino, stupito che qualcuno fosse in giro con quel freddo.
Una vocina squillante da roditrice rispose: «Ciao, sono Tometta. Posso entrare?»
«Per tutti i formaggi! Ma certo», esclamò Topotoma che subito corse ad aprire la porta per far entrare la sua amica tutta infreddolita.
«Ma cosa ci fai in giro con questo tempaccio?», domandò il topastro mentre porgeva una calda copertina alla sua amica.
«Beh sai questa nevicata mi ha colto proprio impreparata. Nella mia dispensa non ho più niente da mangiare e mi chiedevo se tu potessi offrirmi qualcosina».
«Ma certamente – disse Topotoma – Non ho molto in casa ma, se ti vorrai accontentare, possiamo condividere due croste di formaggio e tre pezzetti di pane».
Tometta lo ringraziò tantissimo e, preso posto a tavola, si avventò voracemente sulle due crosticine di cacio. Non aveva finito di ingoiare l’ultima briciola di formaggio che, di nuovo, bussarono alla porta della tana. TOC TOC.
I due topini si guardarono stupiti e Topotoma aprì l‘uscio. Davanti a lui apparve Tupun; aveva gli occhiali appannatissimi e tremava tutto dal freddo.
«Ciao. Posso entrare?», bisbigliò infreddolito.
«Ma sicuro!», rispose il padrone di casa. Tupun entrando inciampò (come gli capitava spesso) nel piccolo gradino che introduceva nella stanza d’ingresso dell’ abitazione e, come sempre, si scusò della sua goffaggine. Dopo aver salutato Tometta si sedette vicino a lei mentre il suo amico gli porgeva una piccola coperta di lana.
«Ma come mai sei in giro con questa tormenta?», domandò curioso il padrone di casa.
Il topino occhialuto rispose quasi singhiozzando: «Caro amicone mio è successo un disastro! Nella biblioteca in cui vivo si è rotto il riscaldamento e c’è pure una perdita di acqua che mi ha allagato la tana. Poi, come se non bastasse, in questi giorni non ho trovato nulla da mangiare».
Topotoma, senza pensarci un attimo, gli porse i tre pezzetti di pane avanzati e il topino, dopo aver ringraziato, se li mangiò velocemente.
Dopo qualche attimo di silenzio Tometta si rivolse, un po’ preoccupata, ai suoi amici: «Ma adesso come facciamo? Ci siamo mangiati tutto il poco cibo che c’era e non abbiamo più niente. In più, con questo tempaccio, non possiamo di certo uscire!»
«Già!», dissero insieme e sconsolati i suoi amici.
Topotoma, dopo averci pensato un po’ su esclamò: «Dai ragazzi, non è mica la prima volta che ci troviamo in difficoltà. Qualcosa faremo e vedrete che ce la caveremo anche questa volta».
I due ospiti, rincuorati, sorrisero.

In attesa che smettesse di nevicare, Tupun propose una partitona a backgammon. (Tupun e Topotoma erano appassionatissimi dell’antico gioco e, spesso, si sfidavano per intere giornate).
Il padrone di casa accettò subito e, rapidamente, tirò fuori la tavola con le pedine ed i dadi per giocare; Tometta invece disse di non averne tanta voglia e preferì farsi dare ago e filo per rammendare la copertina che le era stata prestata poco prima per riscaldarsi.
Trascorsa qualche oretta i topini guardarono fuori. Videro che la neve continuava a scendere fitta fitta, lenta e silenziosa. Rimasero incantati. Il panorama intorno a loro era bellissimo. Tutto appariva avvolto da una coperta soffice e bianca.
«Ragazzi… – fece Topotoma sognante – Pensate se invece che neve scendesse dal cielo del buon formaggio grattugiato!». SLURP
I tre amici si misero a ridere e, probabilmente, non avesse fatto così tanto freddo, sarebbero usciti di corsa per tirarsi le palle di neve e rotolarsi sul quel manto morbido.
Dopo aver chiacchierato ancora un po’ decisero di organizzarsi per la notte.
A Tometta venne ceduto il lettino di Topotoma, Tupun si sistemò sul divanetto e il padrone di casa si arrangiò su di una vecchia ma comoda poltrona.
La mattina dopo, quando si svegliarono, corsero tutti e tre a vedere se fosse terminata la tormenta ma… niente. Attraverso i vetri appannati si capiva bene che continuava a nevicare forte. Fecero fatica ad aprire la porta della tana a causa della neve accumulata e spalarono un pochino davanti ad essa. Rientrati si guardarono sconsolati, poi Topotoma all’improvviso disse: «Ma dai topastri non abbattetevi! Il mio papà (un topone saggio ed istruito con dei grossi baffi), diceva sempre che non c’è nulla che duri per sempre e tutto ciò che inizia ha comunque una fine. Smetterà anche di nevicare e potremo uscire a cercare della buona pappa!».
«Hai ragione! – rispose Tupun – Non dobbiamo scoraggiarci!», dichiarò convinta Tometta.

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Passarono i giorni ma la neve continuava a scendere e la pancia dei topini borbottava sempre di più per la fame. Topotoma tentò più volte di percorrere il sentiero più vicino ma, dopo pochi passi, sprofondava nella neve fino alle orecchie. Impossibile muoversi!
Lo scoramento incominciava a farsi largo tra i cuori dei tre piccoli ed affamati roditori.
«Siamo stati stupidi come delle galline matte», ripeteva spesso la topina che, continuando, diceva: «Non solo non abbiamo fatto delle scorte per tempo, ma, invece che razionare il poco cibo che c’era, ce lo siamo pappati in un colpo solo. Dei veri furboni!».
I topini non avevano più nulla da fare ed erano sempre più affamati e nervosi. Tometta aveva rammendato qualsiasi cosa le fosse capitata sotto mano e non aveva più nulla da rattoppare. Avevano letto e riletto, assieme, anche i tre libri che c’erano nella tana. Uno di questi era sui vari tipi di formaggi nel mondo ma, più lo leggevano più il loro appetito aumentava! Si erano anche stancati di giocare sia a backgammon che al famoso gioco del topo. (Un gioco molto simile al gioco dell’oca, ma… molto più avvincente!).

Ad un certo punto, tutti e tre sconsolati, tristi e decisamente affamati, si misero a sedere sul bordo del lettino.
Fu proprio in quel momento che sentirono bussare alla porta. TOC TOC.
Topotoma corse verso l’uscio di casa e aprì senza indugio.
Davanti a lui c’era Diavoletto con il suo mantello carico di neve.
Il topo rimase per qualche istante incredulo, poi abbracciò il suo amico ed esclamò:
«Per tutti i formaggini del mondo! Che bello vederti! Ma… che ci fai in giro con questa tormenta di neve?».
Diavoletto, con il suo solito sorrisetto furbo rispose:
«Topastro che non sei altro, ti stupisci? Non sai che noi diavoletti possiamo volare?»
«O già, me ne ero dimenticato!», rispose il topo che, ovviamente, invitò il suo amico ad entrare.
Appena varcata la soglia di casa, il piccolo diavolo salutò gli altri roditori e con il suo modo di fare scherzoso disse:
«Ma ci siete proprio tutti eh. State facendo un topo-party?».
Tupun spiegò al nuovo ospite che la tormenta li aveva costretti in casa da giorni e che avevano terminato tutte le provviste di cibo.
«Per tutti i diavoli!- esclamò Diavoletto – Allora, forse, posso esservi d’aiuto.
Vedete, io stavo cercando proprio Tometta e, non trovandola nella sua tana, ho pensato fosse venuta qui. Tutti sanno che è bravissima a cucire e avrei tanto bisogno della sua arte per confezionare un mantello di lana. Infatti – continuò l’esserino rosso rosso – Un mio amico (diavoletto come me), che vive in un villaggio qui vicino, ha perso il suo mantellino e adesso, con il freddo che fa non può più volare. Ora, il mio simile, pur mangiando una volta sola all’anno (come fanno tutti i diavoletti!), ha sempre una scorta di tomini per i suoi amici e potrà sicuramente ricompensare il lavoro di Tometta con un po’ di pappa».
Topotoma, molto sconsolato, si rivolse a Diavoletto:
«Amico mio mi spiace, ma come vedi io qui non ho scorte di lana o altri tessuti da cui ricavare ciò che vuoi».
Ci fu un attimo di silenzio poi intervenne Tometta: «Ma no, ti sbagli!». Quindi continuò: «Abbiamo le copertine e da esse possiamo ricavare la lana per il mantello. Certo sarà un lavoro lungo e ho assolutamente bisogno del vostro aiuto, ma… penso si possa fare!».
Diavoletto, fu molto soddisfatto e, salutati i topini, uscì promettendo di passare il giorno dopo.
Subito i roditori si misero all’opera sotto la direzione della sarta.
Tutti e tre si misero a scucire, con molta cautela, le coperte a loro disposizione quindi, raccolsero i sottili fili in piccoli e morbidi gomitoli. Fatto ciò, mentre Tupun e Topotoma tendevano delicatamente le fibre, Tometta, usando due ferretti, le intrecciava e annodava dando loro, piano piano, una forma.
Ci vollero diverse ore di duro lavoro ma, come per miracolo, il mantello era pronto. Certo era di un colore un po’ particolare ma di sicuro teneva caldo.
Esausti i tre amici si sdraiarono sui loro giacigli.

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Poche ore dopo qualcuno bussò alla porta. TOC TOC.
Tupun fu il primo ad alzarsi e, convinto che fosse Diavoletto, aprì la porticina senza chiedere nulla. Il topo con occhiali rimase a bocca aperta e con le orecchie dritte dritte quando vide sull’uscio un piccolo topino vestito solo di abitini leggeri!
«Scusate signore ma mi sono perso e ho freddo», disse il piccolo roditore con le lacrimucce agli occhi.
Tupun lo fece subito entrare e anche Tometta e Topotoma si avvicinarono per accoglierlo.
Non avendo più coperte presero la piccola mantella appena confezionata e vi avvolsero dentro il topino tremante.
Quindi incominciarono ad interrogare il piccino chiedendogli chi fosse e da dove venisse.
Il giovane roditore spiegò loro di chiamarsi TopoTomino e di aver combinato un grosso guaio. Contrariamente a quanto gli era stato raccomandato dai suoi genitori, era uscito dalla tana per giocare nella neve, ma ad un certo punto, si era allontanato così tanto da non saper più ritrovare la via di casa.
«Era tutto bianco bianco – disse singhiozzando – E non ho più capito dove dovessi andare. Così, per caso e sprofondando continuamente dentro la neve, sono capitato di fronte alla vostra porta».
Era appena finito il racconto del piccolino che Diavoletto bussò. TOC TOC
Entrato in casa i tre topini gli spiegarono che erano molto dispiaciuti ma che non potevano dargli il mantello perché ora serviva per riscaldare il giovane roditore infreddolito.
«Capisco ragazzi ma… se non porto il mantello al mio simile, questi non vi darà nulla in cambio e voi potreste morire di fame».
Di fronte a quella possibilità a Tupun vennero prima le lacrime e poi… una grande pensata!
«Ma se tu, Diavoletto, portassi in volo TopoTomino a casa dai suoi genitori, poi potresti tenere la mantella e portarla al tuo amico. A quel punto la nostra ricompensa sarebbe più che meritata. Giusto?»
«Sei un gran furbastro topo occhialuto – disse Diavoletto che continuò – In effetti, in questo modo, tutti saremmo contenti e soddisfatti! Sì, si può fare. Bella idea!»
Quindi, salutato i tre amici, prese in braccio il piccolo topino avvolto nella mantella e, aperta la porta, volò via nella tormenta.

Dopo qualche ora l’esserino rosso- rosso si presentò nuovamente alla tana di Topotoma.
Rassicurò i tre amici sul fatto che il piccolo roditore era finalmente a casa, tra le zampe dei suoi genitori e, come promesso, diede ai tre topi la ricompensa, accompagnata da un bigliettino. Nel sacchettino che ricevettero, trovarono tre bei tomini freschi e un messaggio:
«Vi ringrazio tanto piccolini topini. Diavoletto mi ha riferito tutto. L’altruismo con cui avete aiutato chi ne aveva bisogno, la vostra capacità di lavorare insieme e la forza che avete avuto nel non abbattervi mai, neanche nelle difficoltà… dimostrano che siete speciali».
I tre topi abbracciarono Diavoletto poi si buttarono affamati sul formaggio.

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