19 Feb 2021

“Facciamo birre con i profumi della nostra terra”. La storia del birrificio Nadir

Scritto da: Valentina D'Amora

Nadir è un birrificio artigianale che nasce dall’esperienza e dalla passione di Gabriele Genduso, che ha saputo valorizzare gli ingredienti del territorio, dando vita a birre intrinsecamente legate al ponente ligure. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua storia e la filosofia a cui si ispira.

Salva nei preferiti

Imperia - In astronomia, “Nadir” è il punto celeste situato agli antipodi dello Zenit, il polo inferiore dell’orizzonte, nell’emisfero celeste invisibile. Un punto utile per orientarsi in mare e con le stelle. A Sanremo e in tutto il ponente ligure, però, Nadir è anche sinonimo di birra artigianale, quella che Gabriele Genduso ha iniziato a produrre nel gennaio 2015. 

Dopo le esperienze di diversi anni presso altri birrifici, come Pausa Cafè a Saluzzo o Maltus Faber a Genova, Gabriele ha avviato la sua produzione di birre nello stabilimento di Sanremo. E dal desiderio di creare qualcosa di proprio, legato alla voglia di parlare della propria terra, nasce il birrificio Nadir: «La nostra filosofia – spiega Gabriele – si basa sull’unione di due aspetti basilari: da una parte la narrazione di una storia, di un’idea e di un territorio e, dall’altra, la ricerca della semplicità nella bevuta». 

Birra Nadir bicchieri

L’approccio sui social di Gabriele è frizzante: “La birra è fatta d’acqua, l’olio non si lega con l’acqua, eppure da birrificio Nadir e Olio Roi nascono amicizie e collaborazioni!”. Ho voluto intervistarlo, per farmi raccontare delle sue birre e, soprattutto, della rete di produttori sta creando nell’imperiese. 

Recentemente una delle vostre birre è stata premiata come birra Slow Food, la Montefollia. Come siete arrivati a creare questa ricetta?   

La Montefollia rappresenta il perfetto esempio della nostra filosofia: una birra che racconta la nostra terra, grazie all’utilizzo delle foglie di ulivo. Un’idea trasformata da subito in collaborazione costante con ROI, il frantoio di Badalucco, in Valle Argentina, la patria dell’oliva taggiasca. La ricetta di questa birra è semplice: malto chiaro, poco luppolo e un lievito che arriva dalla tradizione belga delle saison, che aggiunge note fruttate e speziate. In questa cornice si inseriscono le foglie dell’ulivo che, bollite all’interno del mosto, rilasciano una sfumatura dolce-amara davvero unica.

Sulla vostra pagina Facebook si legge “Il profumo della nostra terra in un bicchiere”: quanto è importante il legame con il territorio nella preparazione delle vostre birre? 

Il legame con il territorio è uno dei pilastri della nostra filosofia produttiva. La riviera di ponente offre una ricchezza incredibile di risorse agroalimentari, molte delle quali sono diventate anche ingredienti per le nostre produzioni. Oltre alle foglie di ulivo, negli anni abbiamo impiegato anche miele, lavanda dell’alta valle, fagioli di Badalucco (Presidio Slow Food), mandarini di Sanremo, frutta ed erbe del territorio. La stessa acqua, ingrediente locale per eccellenza, non viene modificata, proprio per far sì che imprima un’identità unica alle birre.  

Montefollia modificato

In questi anni siete riusciti a creare una rete con i fornitori dei vostri ingredienti? 

 La ricerca delle materie prime è fondamentale per noi: senza la massima qualità non saremmo in grado di esprimere appieno la nostra idea di artigianalità, intesa come sintesi di eccellenza e creatività personale. Tutti gli ingredienti con cui personalizziamo le ricette sono a chilometro zero, mentre per gli ingredienti di base (malto, luppolo, lieviti) ci affidiamo a fornitori fidati, sia italiani che internazionali. In futuro, l’evoluzione del nostro progetto prevederà un graduale accorciamento della filiera, in modo da rafforzare ulteriormente la rete di collaborazione con le realtà agricole del nostro territorio. 

Una storia imprenditoriale intrisa di amore per la propria terra e di intraprendenza. L’augurio è che tanti possano seguire la propria rotta, come ha saputo fare Gabriele e come suggerisce il claim del birrificio (rifletteteci, magari davanti a una Nadir fresca: #seguilarottabevinadir).

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
ReStartApp: la Fondazione Garrone premia tre giovani aspiranti imprenditori in Appennino
ReStartApp: la Fondazione Garrone premia tre giovani aspiranti imprenditori in Appennino

La pizzeria siciliana dove le giovani generazioni reinventano la tradizione di famiglia
La pizzeria siciliana dove le giovani generazioni reinventano la tradizione di famiglia

Nuova vita alle aree interne grazie ai giovani di Percorsi Spericolati
Nuova vita alle aree interne grazie ai giovani di Percorsi Spericolati

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

C’è speranza per Assange? Cosa dice la sentenza e cosa succede adesso – #893

|

Santa Maria La Palma, quando nel vino batte un cuore sardo – Io Faccio Così #401

|

Zappa Social, la storia di una comunità che ha trasformato una discarica abusiva in un’oasi verde

|

Salute e autosufficienza, i corsi all’insegna della consapevolezza e dell’equilibrio

|

Giornata nazionale delle disabilità intellettive: ecco perché è urgente parlarne

|

A Caltanissetta la ciclofficina sociale che promuove mobilità lenta e cicloturismo responsabile

|

Mourning circle, il cerchio delle lacrime: fare uscire il dolore può guarire

|

Chiusa Grande e i vini biologici concepiti con “vinosophia”

string(7) "liguria"