“Qui proteggiamo gli animali e diamo loro una seconda possibilità”
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Genova - Sulle alture di Genova, a Montoggio, nel territorio della Valle Scrivia, sorge un luogo che irradia pace. Qui si respira un’atmosfera intrisa di un rispetto profondo e universale: verso la vita, verso il prossimo e nei confronti di tutte le forme in cui la vita si manifesta a noi.
“Il quadrato luminoso” è un rifugio per tanti animali che qui si riscattano da anni di sfruttamento, all’interno di luoghi in cui ogni vita ha un prezzo. Gli animali “da reddito” – capre, pecore, tacchini, galline, conigli, anatre, cavie –, che vivono in genere un quarto degli anni che vivrebbero naturalmente, al rifugio hanno la possibilità di riscoprire la serenità, circondati da amore e rispetto.
LA STORIA
Nato nel 2015, per accogliere 28 cavie salvate dalla vivisezione, il rifugio si è ampliato e ha recentemente cambiato sede per divenire ciò che è oggi. «Volevamo creare un luogo di connessione, tra l’uomo e la natura, dove far incontrare esseri umani ed esseri animali, dove poter ritrovare, in qualche modo, le proprie radici e quella relazione con i propri fratelli di altre specie che tanti hanno dimenticato». Così Matteo Manetti, il fondatore, descrive Il quadrato luminoso.
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«Naturalmente non è una fattoria didattica – sottolinea Matteo –, infatti al momento vengono ospitate 13/14 specie diverse di animali all’interno di spazi che abbiamo creato appositamente per loro – non gabbie! –, rispettando l’etologia di ogni ospite, ma è tutto in divenire perché non si può prevedere chi farà parte di questa grande famiglia. Le richieste che arrivano sono tantissime, ma purtroppo non possiamo accogliere tutti, altrimenti imploderemmo». L’obiettivo, invece, è quello di dare la giusta cura e attenzione a tutti. Per questo motivo, l’associazione fa anche “vetrina” agli annunci di animali in cerca di casa: grazie alla rete di rifugi, di cui fa parte, quando arriva una richiesta di aiuto per un maiale, un asino, una mucca, si crea subito un tamtam per riuscire a trovare chi possa accogliere l’animale in difficoltà.
LA GESTIONE
Dal punto di vista economico, l’associazione si autoalimenta. «Organizzando eventi riusciamo a raccogliere ciclicamente fondi, ma ci sostentiamo molto anche grazie a donazioni una tantum o alle adozioni a distanza dei nostri animali, utili a coprire soprattutto le spese veterinarie».

Conoscere questa realtà durante gli “open day” permette di incontrare gli ospiti, entrando in punta di piedi nei loro spazi e osservarli mentre si relazionano l’uno con l’altro. Il “tour” tra i recinti è un album di storie: Matteo sa raccontare il vissuto di ognuno di loro, ne descrive le sensazioni, i caratteri e persino i gusti. Si alternano così fotogrammi di un passato in condizioni terribili alle immagini del presente, in cui sono liberi di esprimere la propria personalità. Parla degli animali come individui, ne racconta la vita emozionale e sociale: «Sono loro che ci insegnano che siamo tutti uguali, perché siamo tutti abitanti della Terra e siamo tutti collegati gli uni agli altri. Ed è proprio questo il motore che ci ha portati a costruire il rifugio».
E conclude: «Abbiamo bisogno di braccia, per la gestione quotidiana del rifugio, distribuire i pasti e pulire i recinti, per esempio, ma abbiamo, soprattutto, bisogno di sorrisi: se ne avete, questo è un buon posto dove portarli».
“Grazie vita, per le infinite forme in cui ti manifesti in mezzo a noi. Che i nostri occhi siano sempre pronti a vedere, le nostre braccia ad accogliere, le nostre mani a donare, i nostri cuori ad amare”.
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