4 Giu 2021

Homeschooling e futuro del sistema dell’istruzione

E se la via d'uscita dalla crisi Covid che ha colpito la scuola – così come tanti altri ambiti – potesse indicarcela l'homeschooling? Con il presidente di LAIF Italia - Associazione Istruzione Familiare Sergio Leali esploriamo i contributi che questo metodo educativo può dare a tutto il mondo scolastico, in conformità con le prescrizioni fornite dal Ministero e dalla stessa Costituzione.

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La scuola è in crisi. Lo si legge ovunque, lo dicono tutti, lo ammettono gli utenti e alcuni addetti ai lavori. Ma come si possono curare i mali dell’istruzione? Un aiuto può arrivare dall’homeschooling, che da molti viene vista come una sorta di “fuga dalla finestra” per aggirare, senza farsene carico, i problemi strutturali della scuola italiana.

In realtà, a maggior ragione alla luce delle ulteriori criticità portatr alla luce dalla pandemia, questa pratica educativa può fornire un supporto efficace nel perseguimento di quello che dovrebbe essere sempre e comunque il nostro scopo ultimo: crescere consapevolmente i nostri figli. Ne abbiamo parlato con Sergio Leali, presidente di LAIF Italia – Associazione Istruzione Familiare.

Perchè l’homeschooling può essere un’opzione equilibrata ed efficace per l’uscita dalla crisi del sistema dell’istruzione, anche in un contesto post Covid?

Una risposta sintetica e che contiene buona parte degli argomenti che connotano l’homeschooling può essere la seguente: perché in istruzione parentale il punto di partenza dei percorsi di apprendimento è l’interesse che scaturisce dalle necessità vitali del giovane. Nel processo di apprendimento così avviato si innestano percorsi complementari di istruzione che generano sinergie di notevole efficacia. Si va a formare un corpus di attività, tese all’educazione del pieno sviluppo della persona (Artt. 2,3,4 della Costituzione).

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Quali sono le parole chiave per aprire le porte sull’homeschooling?

Necessità, interesse, apprendimento, educazione, piacere, volontà, sviluppo, crescita della persona in quanto singolo e partecipe della comunità degli esseri. Questa concatenazione agisce soprattutto nel tempo della crescita, con sintonia, generando senso. Proprio quest’ultimo crea “luoghi” di tensione costruttiva e progettuale in cui è il giovane stesso protagonista e trascinatore. Egli, in questo caso, cerca il “maestro” a cui chiedere, non gli serve l’insegnante che in termini prescrittivi gli impartisce una certa quantità e qualità prestabilita di conoscenze predefinite.

Qual è l’effetto che si registra nelle dinamiche di crescita e apprendimento?

Il giovane homeschooler (in tanti casi) si trova chiamato e autodeterminato alla vivificazione della ricerca della conoscenza, a sperimentare la realtà e ad approfondirne la conoscenza. Il ragazzo non avrà bisogno di essere stimolato allo studio, semmai dovrà talvolta essere piuttosto contenuto, ma sempre opportunamente assecondato e indirizzato con “maestria” anche in campi imprescindibili della conoscenza e delle competenze qualora non se ne “avveda”. Quest’ultima ipotesi è rara e quando accade spesso è dovuta a una notevole attività di indagine in altri campi che comunque non è opportuno né, forse, possibile abbandonare.

Senza una strutturazione prefissata dei processi di istruzione non si rischia una dispersione e uno spreco di tempo dedicato a tale attività?

Con l’homeschooling, di norma, si assiste a fasi di studio ad alta o altissima intensità che vanno a soddisfare interessi che assumono il carattere di necessità vitale, biologica. Nello svolgersi dell’indagine conoscitiva/studio si presentano continuamente link correlati che per gradi successivi coinvolgono argomenti su vaste gamme tematiche. In tal modo si introietta nel processo il concetto di unitarietà esposto con chiarezza nel capitolo L’organizzazione del curricolo delle “Indicazioni nazionali per il curricolo…” (MIUR 2012/2018): “Le discipline, così come noi le conosciamo, sono state storicamente separate una dall’altra da confini convenzionali che non hanno alcun riscontro con l’unitarietà tipica dei processi di apprendimento. Ogni persona, a scuola come nella vita, impara infatti attingendo liberamente dalla sua esperienza, dalle conoscenze o dalle discipline, elaborandole con un’attività continua e autonoma. Oggi, inoltre, le stesse fondamenta delle discipline sono caratterizzate da un’intrinseca complessità e da vaste aree di connessione che rendono improbabili rigide separazioni”.

I genitori, con “maestria”, si muovono nei limiti di quanto fissato dall’articolo 33 della Costituzione “ L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ….”, princìpi che trovano la loro declinazione nelle “Indicazioni nazionali per il curricolo..” (MIUR 2012/2018).

Il giovane apprendente autodeterminato, persegue la completezza e la profondità dello sguardo, spinto com’è alla ricerca della “verità delle cose”. Coglierà man mano verità relative perché non gli è imposto di raggiungere un traguardo già canonizzato; ogni soglia ne presume un’altra, l’interesse e la necessità biologica, spingerà il giovane ad attivare le doti, proprie e di chi lo aiuterà, al fine di cogliere i nessi logici e analogici tra gli “oggetti e le situazioni” in cui si calerà.

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Quindi vuole dire che l’apprendimento è una questione che non ha bisogno di essere imposta?

È una questione di biologia, di vivenza e sopravvivenza. È una questione così vitale che bene fa la nostra Costituzione a fissare l’obbligo di istruzione per tutti (art. 34). Per il bene della Comunità, genitori e istituzioni non devono “scordarselo”: “L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Come sappiamo il periodo di obbligatorietà è stato ampliato fino a dieci anni. Non si rendono utili o necessari apparati punitivi o di stretto controllo: lo studio, l’applicazione anche faticosa, sono vissuti come un compendio costitutivo delle dinamiche della costruzione di sé, complementari alla soddisfazione piacevole della conoscenza o competenza acquisita. Sono dinamiche già osservate ed esposte da pensatori di grande rilievo storico-culturale – per fermarci alla “modernità” John Locke, J.J. Rousseau, John Holt, Arno Stern, senza dimenticare il momento fondamentale dei primi anni del secolo passato, con “la scuola Attiva”, da cui trae nutrimento fondamentale l’azione della Montessori. Nel sistema dell’istruzione e delle educazioni tali concetti risultano di fatto marginalizzati, ma questo è il problema.

Negli ultimi lustri si sono presentate sulla scena dell’istruzione tecnologie di diverso genere che si interfacciano in vario modo con l’utenza scolastica e non; qual è il carattere del rapporto con l’homeschooling?

La contemporaneità mette a disposizione una notevole quantità e qualità di apparati che possono consentire di perseguire lo sviluppo e la crescita equilibrata e globale dei giovani, e la nostra con la loro. Naturalmente si aprono vasti campi d’azione e prospettive di cooperazione intergenerazionale, oltre che di lavoro per “maestri” nelle varie arti, tecniche, scienze; nel il mondo della scuola le nuove tecnologie aiutano molto, sono una componente necessaria e/ma “non sufficiente”.

C’è un qualche tratto di fondo che caratterizza la crisi attuale e che non dovrebbe essere tralasciato, in una prospettiva tendente all’innovazione?

La crisi attuale, che esalta problematiche già presenti nel sistema, sta svelando la distanza sempre maggiore esistente tra le dinamiche di istruzione e quelle dell’apprendimento naturale. Anche in questo caso è opportuno non travisare il concetto di naturale. Si intende con tale attributo quella valenza che rappresenta il più possibile le capacità umane sia nelle sfere del privato che in quelle della socialità, come pure in quelle in ambito ecologico. Si sta evidenziando, in questo tempo di pandemia, come il paradigma corrente, se non rigenerato, rischia di non essere più in grado di sostenere le nuove generazioni nella loro necessità di crescita e sviluppo. Rispetto al passato vi è la necessità di approcci più articolati e pregnanti.

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In ambito scolastico in questi mesi di Covid si stanno utilizzando e sperimentando modalità di istruzione alternative in sostituzione della didattica in presenza, di fatto ritenuta non praticabile. Che considerazioni si possono fare dal punto di vista dell’homeschooling?

Le condizioni operative legate al Covid, in tutto il sistema attuale dell’istruzione, mostrano con chiarezza come l’efficacia viene a indebolirsi laddove non vi è un apparato di custodia/vigilanza efficiente nella sua missione. Se c’è bisogno di interdizione in un campo dove l’entusiasmo, la volontà e il piacere dovrebbero essere la forza propulsiva, qualcosa vorrà significare! Altri fattori legati alla competenza nell’uso dei nuovi mezzi e delle nuove modalità non di rado penalizzano la qualità e la quantità dell’insegnamento. Penso si possa affermare che non c’è vero apprendimento se non c’è studio interessato e ricerca personale; ovvero l’istruzione, anche se impartita con tecniche e tecnologie “moderne” o forse solo contemporanee, se non riesce a intercettare le frequenze dell’interesse, ai fini della crescita e dello sviluppo sostanziale rischia di essere energia sprecata.

In un tempo in cui un riequilibrio e un uso saggio delle energie sono necessari per la sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitatori, come genitori, come società, come Paese, non possiamo concederci il lusso di non ristrutturare i nostri pensieri e di non guardare con disincanto la realtà. Un orizzonte verso cui tendere può essere quello che descritto in un passaggio significativo delle “Indicazioni nazionali per la formazione del curricolo” (MIUR 2012/2018) al capitolo Cultura della persona: “Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invariati pensati per individui medi, non sono più adeguate. Al contrario la scuola (direi “il sistema dell’istruzione e delle educazioni!) è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti (direi dei “giovani apprendenti”), nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno”.

Sono proprio questi ultimi i punti da cui scaturiscono gli interessi e a partire dai quali il giovane apprendente avvia le proprie ricerche e studi e in cui effonde entusiasmo ed energie. Si assiste in questi casi a una propulsione contagiosa verso l’acquisizione di conoscenze e competenze, oltre che di un sempre più avanzato stadio di sicurezza e di equilibrio personale. La testimonianza che le famiglie in istruzione parentale/homeschooling possono fornire è spesso quella di una vera e propria metamorfosi in atto in tutti i livelli: famigliare, personale, comunitario, ecologico, dove l’apprendimento e lo studio tendono verso una “rinaturalizzazione”.

In questo, il fenomeno dell’homeschooling è pienamente partecipe delle più moderne e avanzate dinamiche di ri-commisurazione tra natura e cultura, dove la persona umana è chiamata a svolgere la propria parte con accresciute sapienza e umiltà. Naturalmente, cioè nella natura delle cose, anche in homeschooling non tutte le ciambelle riescono col buco: è necessario che più fattori convergano e che tutti i protagonisti del sistema dell’istruzione e delle educazioni si muovano con spirito di collaborazione e sussidiarietà (art.118 della Costituzione Italiana).

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