14 Giu 2021

“Aiutiamo le donne a ritrovare il sorriso dopo un aborto spontaneo”

Scritto da: Valentina D'Amora

Cosa succede se una gravidanza, magari tanto desiderata, si interrompe inaspettatamente? La mente è in subbuglio, ci si sente in balia di una valanga di emozioni e le ferite sembrano non riuscire a rimarginarsi. Per questo motivo due life coach genovesi, Antonio Miglio e Luana Ciambellini, hanno dato vita a un percorso attraverso cui accompagnano chi ha vissuto un aborto spontaneo a superare questo profondo dolore per risentirsi pienamente donne.

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Genova - Una parola aguzza, affilata, acuminata. A livello metaforico significa qualcosa di imperfetto o “l’incompiuto”. A livello letterale, invece, soprattutto se avviene spontaneamente, segna un momento critico e delicatissimo nella vita di una donna e di una coppia.

In Italia l’aborto spontaneo è un argomento tabu e le donne che si ritrovano ad affrontarlo non sono sufficientemente informate né supportate. «Quando vivi un aborto spontaneo – racconta Luana Ciambellini, Life Coach – c’è innanzitutto la necessità di capire cosa sta succedendo dentro di te, perché in quel momento tutto quello che senti è un treno ad alta velocità che ti investe e ti disintegra». 

COME SI AFFRONTA?

Chi si prende cura della donna in quei frangenti? «Nel contesto ospedaliero, una volta appresa la notizia, la maggior parte di noi viene trattata come un numero a cui vengono proposte due possibilità: il raschiamento o la terapia farmacologica, che hanno come obiettivo il completo svuotamento della cavità uterina dopo l’aborto. Nessuna sa che esiste una terza opzione, quella naturale, che dà alla donna il tempo utile e personale per poter metabolizzare l’evento e richiudere la ferita con più consapevolezza. Si tratta di un’espulsione a tutti gli effetti come un parto, ma con un finale, purtroppo, diverso».

aborto
©Pixabay

Solo sapendo cosa aspettarsi la donna può scegliere consapevolmente e affrontare la situazione con maggiore lucidità. «In tante realizzano che fisicamente il bambino non c’è più, ma non chiudono il cerchio, anche a distanza di anni, perché non intraprendono un percorso di accettazione. Io posso dire di essere letteralmente rifiorita dopo l’aborto, anzi sono convinta che niente accada per caso».

Proprio da quest’esperienza vissuta in prima persona da Luana, nasce il desiderio di accompagnare altre donne a sanare le conseguenze emozionali di un aborto. Il percorso “Rifiorire dopo l’aborto” viene tenuto da Luana insieme ad Antonio Miglio, Life Coach genovese, che sottolinea: «Vogliamo far emergere l’importanza di riscoprirsi come donna dopo aver vissuto un’esperienza del genere. Ci stiamo accorgendo di quanto le donne, all’interno di questo spazio dedicato, fatto di attenzione e ascolto empatico, si liberino quasi subito dal peso che portano dentro. E questo è il primo passo per riuscire a stare meglio».

Si tende a nascondere tutto sotto il tappeto e possono passare anche anni senza aver fatto pace con sé stesse e con quell’immagine di sé diversa dalla realtà. «Elaborando il lutto si torna a vivere serenamente, si va avanti più leggere. Senza sentirsi più colpevoli o incapaci e riacquisendo l’entusiasmo di vivere».

Antonio Luana cop
Antonio Miglio e Luana Ciambellini

IL PERCORSO

Ogni percorso – che si svolge online, salvo eccezioni – viene modellato su misura a seconda della situazione e della persona su cui ci si ritrova a lavorare. I nove incontri del programma quindi sono flessibili e prevedono anche attività esperienziali, tutte volte al cambiamento. Ma quando è opportuno avviarsi a un percorso come questo? «Non c’è un “momento giusto”. Ci sono donne che si rendono conto del proprio sbandamento emotivo anche diversi anni dopo l’aborto, quindi è molto soggettivo», precisa Luana.

Che differenza c’è rispetto a un supporto psicologico “classico”? «Mentre lo psicologo e lo psicoterapeuta lavorano sulla sofferenza passata e questo tipo di percorsi può durare anche anni, la nostra proposta è volta ad attuare una veloce trasformazione del dolore in qualcosa di positivo, proprio come una sorta di risveglio, abbinato alla voglia di riprendere in mano la propria vita. Lo scopo è proprio quello di scandagliare il presente, anziché il passato, per far ritrovare alle donna la propria forza, valorizzandone il ruolo all’interno della famiglia».

Nonostante l’esperienza di Luana le abbia portato tanta sofferenza, è riuscita ad affrontarla e ad andare avanti. «Io ho due figli, ma sono comunque mamma anche di questa terza anima che, nonostante abbia vissuto poco dentro di me, ha deciso di portarmi il suo messaggio». Oggi quello che Luana e Antonio vogliono dire alle donne è semplice: quando la solitudine e il senso di inadeguatezza diventano insopportabili, è importante chiedere aiuto.

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