22 Lug 2021

AIED: consultori, contraccezione ed educazione sessuale ieri, oggi e domani – Amore Che Cambia #17

Scritto da: Daniel Tarozzi
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

Il nostro viaggio nell'amore e nel sesso che cambia fa tappa in Toscana, dove incontriamo la dottoressa Pina Salinitro cofondatrice, insieme a Sara Poidomani, e presidente di AIED Pisa, che ci guida alla scoperta delle fondamentali battaglie vinte e da vincere portate avanti dalla storica organizzazione e ci presenta i servizi offerti da AIED in giro per l'Italia, dall'educazione sessuale, alle visite ginecologiche, andrologiche e psicologiche, passando per l'educazione alle differenze e il contrasto alla violenza.

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Pisa, Toscana - Ricordo ancora quando – da poco trasferitomi a Milano e decisamente adulto – sentii una mia amica pronunciare per la prima volta la parola consultorio. Ne parlava dando per scontato che io sapessi cosa fosse, ma io non ne avevo mai sentito parlare. Educazione sessuale? Educazione affettiva? Visita da un andrologo post adolescenziale? Mai fatto. Niente di niente. Eppure eravamo all’inizio degli anni 2000 e non nel 1920…

L’ignoranza regna davvero sovrana nel campo della sessualità, della contraccezione, della conoscenza dei propri corpi. E non solo lo fa quando mancano le strutture preposte, ma anche quando ci sono ma noi ne ignoriamo l’esistenza. Ecco quindi che la storia con doppio video che vi proponiamo questa settimana assume un’importanza ancora maggiore in un momento storico in cui anziché aumentare la presenza di consultori e strutture in grado di aiutare la consapevolezza di giovani e meno giovani, queste vengono smantellate.

Parliamo di AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica. Un nome complicato, per certi versi vetusto, che rispecchia il momento storico in cui questa fondamentale organizzazione muove i primi passi. Siamo infatti nel 1953 e parlare di contraccezione non solo era mal visto, era addirittura perseguibile per legge. I fondatori di AIED decidono quindi di trovare un nome più istituzionale, ma si attivano da subito per offrire quei servizi che lo Stato italiano sarebbe arrivato a regolamentare con una legge solo nel 1975: formazione sui metodi contraccettivi, accompagnamento delle donne nelle diverse fasi della loro vita (ciclo mestruale, gravidanze, parti, menopause e post-menopause), visite ginecologiche, aborti.

Negli anni AIED è stata protagonista di molte battaglie fondamentali che ci hanno portato oggi a fruire di una serie di diritti dati quasi per scontati, ma che fino a pochi anni fa erano solo sognati. Inoltre, pur tra flussi e riflussi storici e uno Stato che sembra spesso involvere anziché evolvere, AIED ha continuato ad ampliare l’offerta dei suoi servizi per arrivare oggi a essere un vero e proprio consultorio famigliare, che si rivolge quindi anche agli uomini (con la presenza di andrologi) e che affronta il tema dell’educazione alla sessualità e alle differenze, nonché di consulenza alle coppie.

Di tutto ciò e di molto altro abbiamo parlato con la dottoressa Pina Salinitro, Presidente di AIED Pisa e psicoterapeuta, che ci ha ricevuto nella sede dell’associazione e ci ha guidato nella ricostruzione di circa sette decenni di lotte e conquiste.

Partiamo da un concetto chiave che Pina ha espresso più volte nella nostra chiacchierata, ovvero il legame tra contraccezione e libertà femminile: «Secondo noi la rivoluzione del secolo scorso è stata proprio l’avvento della contraccezione tesa a limitare la riproduzione. La donna ha finalmente separato il piacere dalla procreazione. L’orgasmo femminile fino a pochi decenni fa inconcepibile, quindi il fatto che si diffondesse il concetto di una maternità e paternità responsabili era fondamentale. Finalmente ci sarebbero stati figli voluti e cercati veramente. All’epoca si diceva ancora “non lo faccio per piacer mio ma per far piacere a Dio”…».

In effetti oggi sembra scontato “decidere” di avere figli, smettere di usare preservativi, spirali o di prendere la pillola e aprirsi consapevolmente all’arrivo di un bambino, ma pochi decenni fa ciò era difficilissimo. Una volta ottenuta la diffusione dei metodi contraccettivi – o anche parallelamente – AIED ha deciso di occuparsi degli aborti, regolarizzati sono con la legge 194 del 1978. Fino a quel momento, gli aborti si praticavano un po’ ovunque illegalmente e AIED cercava di aiutare e accompagnare le donne che facevano questa scelta in modo che potessero vivere l’esperienza in modo sicuro a livello igenico-sanitario e psicologico.

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Foto di Ciro Fusco – ANSA

Un’altra attività a cui AIED si è dedicata era ed è tutt’ora quella finalizzata a offrire consulenze – anche psicologiche e psicoterapeutiche –, sviluppare programmi di educazione sessuale, offrire un luogo sicuro in cui affrontare le proprie paure e scoprire il proprio corpo. Ma le conquiste purtroppo sono sempre provvisorie. Se la legge sui consultori prevedeva infatti una struttura ogni 20mila abitanti, negli ultimi anni ci sono stati tagli continui e i consultori in molti casi sono stati trasformati in poliambulatori. Ecco quindi che la presenza di consultori AIED torna fondamentale in quanto tale.

Tra le battaglie che AIED Pisa porta avanti, Pina ci racconta quella contro lo “stigma dell’aborto”: «Un’interruzione di gravidanza non è necessariamente accompagnata da sofferenza. Quando non è desiderata ed è vissuta con dolore e angoscia, poterla interrompere è una liberazione. Inoltre ci battiamo perché la 194 – che per noi è un’ottima legge – ha alcune lacune. In particolare la possibilità per i medici di fare obiezione di coscienza e di rifiutarsi quindi di praticare un aborto. Non pensate che siano casi rari: si tratta di quasi il 70% dei ginecologi a livello nazionale, con regioni in cui si toccano picchi impressionanti che rendono di fatto quasi impossibile abortire in quel territorio».

«La mia opinione personale – prosegue Pina – è che non abbia senso che oggi esista ancora l’obiezione di coscienza. Nella legge – giustamente – fu inserita quella possibilità perché in quel momento storico un medico rischiava di dover praticare un intervento che era contro la propria etica e che non era stato previsto nel suo percorso di formazione professionale. Ma un ginecologo che oggi decide di svolgere la professione sa che la legge prevede anche questa pratica e quindi se sceglie questo percorso dovrebbe accettarne i diversi aspetti».

Il dato mi stupisce. L’Italia non è più un paese confessionale e mi chiedo quindi come mai una così alta percentuale di medici scelga di praticare l’obiezione di coscienza. Poi scopro che in molti casi per chi non rifiuta di praticare aborti diventa più difficile fare carriera, soprattutto se il primario è obiettore.

Come anticipato, Pina è una psicoterapeuta. Le chiedo quindi che tipo di servizi offrano da questo punto di vista presso l’AIED di Pisa. «Oltre alla consulenza psicologica, offriamo anche psicoterapia e mediazione familiare in fase di separazione, percorsi di accompagnamento alla nascita, sostegno all’allattamento, auto-svezzamento e servizio ostetrico di sostegno al puerperio. Cerchiamo di offrire questi servizi a costi molto inferiori rispetto alla media. I costi delle visite ginecologiche sono quasi comparabili al pagamento del ticket ospedaliero. In più, all’interno della visita, offriamo il pap test gratuito. Le consulenze sulla contraccezione sono gratuite e anche i primi colloqui psicologici».

E dal punto di vista economico? «Ci autososteniamo da soli attraverso il contributo delle tessere; il nostro lavoro come consulenti è gratuito, mentre come professioniste versiamo una percentuale del nostro costo orario all’AIED. Qui a Pisa abbiamo due ginecologhe, quattro psicologhe e psicoterapeute, un’ostetrica, una biologa nutrizionista, una doula, una mediatrice familiare. Esternamente collaborano con noi un’avvocata, uno psichiatra e un andrologo. Come AIED Pisa, infine, facciamo parte della rete RED Rete Educare alle Differenze insieme a Pinkriot Arcigay, Casa della Donna, Fratelli dell’Uomo, Arci ragazzi e Nuovo Maschile».

Il discorso si conclude con una riflessione sulla questione di genere: «Ci siamo uniti a queste realtà per sottolineare il concetto non di uguaglianza ma di pari opportunità, che parte dal riconoscimento delle differenze. Questo purtroppo è entrato in contrasto con lo spauracchio della teoria del gender, ideologia inesistente creata per spaventare i genitori rispetto ai temi trattati da noi raccontando che cerchiamo di convincere i bambini a diventare bambine e viceversa. Il nostro scopo è invece valorizzare le differenze per far si che le discriminazioni non vengano più perpetrate».

Chiediamo a Pina cosa sia per lei l’amore che cambia e la sua risposta mi colpisce particolarmente. «Amore che Cambia? Per me non dovrebbe esistere, perché l’amore è amore e quindi non penso debba subire cambiamenti ma essere valorizzato in tutte le sue forme. L’amore è la vita».

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