8 Lug 2021

La sex counselor Francesca: “L’autoerotismo delle donne è la via per la consapevolezza” – Amore Che Cambia #15

Scritto da: Paolo Cignini
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

Francesca d’Onofrio è una sex counselor, ovvero una professionista che aiuta soprattutto le donne a vivere la sessualità nella migliore maniera possibile. Incuriositi dalle sue competenze e conoscenze sul campo del piacere, in special modo quello femminile, per il nostro viaggio nell’Amore (e nel Sesso) che Cambia facciamo tappa a Roma per intervistarla sui temi della sessualità, del piacere e della masturbazione femminile. Tra numerosi tabù da sconfiggere, confusione, nuove consapevolezze e luoghi comuni da ribaltare, vi proponiamo un articolo e due video sul suo pensiero e sulla sua attività.

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Roma, Lazio - È un bellissimo pomeriggio di giugno e siamo arrivati da poco a Roma, per il nostro Viaggio nell’Amore (e nel Sesso) che Cambia. Seduti su una panchina, nella centralissima Piazza Vittorio Emanuele, aspettiamo l’arrivo della dottoressa Francesca d’Onofrio, psicoterapeuta familiare e di coppia. Francesca si definisce anche una “sex counselor” e all’inizio del nostro incontro, con il sorriso sul volto, ci racconta che la sua attività preferita «è quella di prescrivere l’autoerotismo, soprattutto alle donne. Fa bene alla salute, ci aiuta a conoscere meglio il nostro corpo e, soprattutto, è arrivato il momento di dire basta ai preconcetti e ai tabù sulla masturbazione femminile, che ci stanno impedendo di vivere una vita migliore orientata al piacere».

Oggi grazie a Francesca vi parliamo di benessere sessuale femminile e, nel farlo, cercheremo insieme a lei di fare chiarezza su alcuni punti controversi legati all’orgasmo (e non solo!).

francesca donofrio autoerotismo 2

Il suo percorso e l’esperienza con La Valigia Rossa

Durante la sua formazione universitaria a Roma, Francesca avvia una collaborazione quasi per caso, iniziata con un tirocinio in un consultorio per adolescenti nel quale l’educazione sessuale era uno dei temi centrali di informazione e dibattito: «Collaboravo con tre consultori e, insieme a uno staff variegato di professionisti dalle diverse competenze, andavo direttamente nelle scuole a parlare di sesso ai ragazzi; allora non ne parlavamo tanto in termini di piacere, quanto in quelli anatomici, fisiologici e di prevenzione, ma è stata un’esperienza fantastica di informazione e condivisione».

Nel corso degli anni, purtroppo, i consultori sono stati gradualmente privati di moltissime risorse, lasciando oggi (come tristemente noto) la messa in pratica dell’educazione sessuale nelle scuole alla buona volontà di alcuni dirigenti scolastici e di alcuni genitori fortemente determinati, nel più fortunato dei casi.

Successivamente Francesca si specializza in Psicoterapia e diventa socia della Cooperativa Sociale Folias, coordinando progetti destinati agli adolescenti e alle famiglie: «Anche qui, se c’era la possibilità di organizzare delle attività e degli eventi che aiutassero a diffondere maggiore consapevolezza della sessualità nelle scuole, me ne occupavo con entusiasmo».

Il suo lavoro con la cooperativa prosegue e, nel frattempo, Francesca “incappa in una Valigia Rossa”, azienda pioniera in Italia nella consulenza e nella vendita di prodotti erotici per donne attraverso riunioni a domicilio: «Ho scoperto La Valigia Rossa per caso – ci spiega Francesca – in occasione di un invito per un addio al nubilato di una mia amica. La sorpresa per la futura sposa era la presentazione di giochi erotici e vibratori per donne e l’azienda che li vendeva era proprio La Valigia Rossa».

Mentre una delle rappresentanti dell’azienda illustrava e spiegava i vari prodotti alle presenti, Francesca si rendeva conto di conoscere moltissimi degli argomenti trattati in questo incontro. Incuriosita, inviò dunque il proprio curriculum, dando inizio insieme a questo gruppo di donne una collaborazione durata otto anni. «Ho pensato che quello della rappresentante dei prodotti de La Valigia Rossa potesse essere, per me, un lavoro molto interessante, caratterizzato da una forte impronta educativa riguardo la sessualità delle donne» ci spiega.

Durante questa nuova avventura, nel corso degli anni, Francesca si è poi resa conto che, oltre al tema dei sex toys, esistevano ulteriori attività e modalità che si potevano realizzare per intraprendere la strada della riconnessione con il proprio piacere, al fine del raggiungimento del benessere sessuale.

Il sex counseling

Per Francesca D’Onofrio l’attività di sex counselor, oggi parte predominante del suo lavoro sulla sessualità, è un vero e proprio percorso, individuale o di coppia, costellato di esperienze personalizzate e di workshop orientati alla praticità. Uno dei workshop più replicati dalla D’Onofrio è Orgasmica, dedicato appunto all’orgasmo femminile e ai benefici che esso può donare a tutti gli aspetti della vita di una donna.

Francesca ci spiega che quello del sex counseling non coincide con un percorso psicologico o psicoterapico, bensì è un lavoro che ha a che fare con le rappresentazioni e i ruoli che ognuno e ognuna di noi interpreta in relazione al desiderio sessuale. «Questo ci conduce alle origini dei tabù – spiega Francesca – perché tutte e tutti noi interpretiamo dei ruoli che dipendono dal nostro rapporto con il contesto culturale a cui siamo esposti. Per quanto ci sentiamo liberi di decidere e di pensare, nella nostra idea di desiderio sessuale attingiamo sempre da un repertorio e il giudizio degli altri in questo ha un peso notevole, strettamente connesso alla nascita dei tabù».

Insieme alle persone che si rivolgono a lei, Francesca esplora tutti questi aspetti legati ai condizionamenti, cercando di lavorare sui blocchi che impediscono la gioia di vivere sia un rapporto sano e consapevole con il proprio corpo e sia una vita sessuale di coppia più soddisfacente, dove possa emergere la “personalità sessuale” di ognuna senza dover sentire vergogna o senso di colpa per ciò che amiamo e ci piace. «C’è una domanda crescente riguardo il sex counseling e su questi tipi di lavori in genere, orientati alla scoperta di un tema, quello della sessualità, rimasto all’oscuro del dibattito pubblico per secoli. Esiste anche un certo di numero di persone che hanno già una vita sessuale appagante, ma che sono comunque alla ricerca di nuove esplorazioni e desiderano qualcuno o qualcuna che le accompagni in questo percorso».

francesca donofrio autoerotismo

Alle origini del tabù

Il filo comune che unisce ciò che ci siamo detti e la base dei due nostri video che trovate all’interno di questo articolo è appunto il tema del tabù: stiamo gradualmente e lentamente uscendo da un’epoca che ha relegato volentieri il piacere nell’oblio o lo ha considerato come un vizio di cui andare tutt’altro che fieri. Il tema dell’autoerotismo femminile è emblematico: la stessa Francesca ci dice apertamente: «Prescrivo l’autoerotismo a tutte le donne che incontro, per me assume un significato politico di scoperta e consapevolezza di sé».

I benefici di questa pratica sono ormai noti a tutte e tutti noi (forse): possiamo ricordare il rilascio di dopamina ed endorfine e la riduzione dello stress, l’aiuto alla lubrificazione e la conseguente riduzione della secchezza vaginale, i benefici per il sonno, l’aumento dell’energia psico-fisica, l’aiuto pratico che può rappresentare la conoscenza del proprio corpo per aumentare l’intesa con il proprio o la propria partner nel rapporto sessuale, solo per citarne alcuni.

Il problema è che, anche se c’è maggiore accettazione rispetto al passato, i blocchi riguardo all’autoerotismo femminile sono ancora moltissimi. Inizia tutto da piccoli: «Quello che accade da secoli, soprattutto alle donne, è di essere scoperte da bambine a masturbarsi e di essere rimproverate o addirittura punite per questo. Quando siamo piccole scopriamo il nostro corpo, lo fanno tutte le bambine e i bambini facendo la lotta, abbracciandosi, rotolandosi. Usano il loro corpo per scoprire il mondo. Durante queste attività è assolutamente fisiologico rendersi conto che ci sono delle zone del nostro corpo che, se stimolate, generano piacere psico-fisico. Perché un bambino lo fa? Perché fa parte del percorso di esplorazione di sé stesso e perché, fondamentalmente, è un bel gioco».

I problemi arrivano con l’interpretazione da parte dell’adulto: egli attribuisce a queste prime scoperte di sé una serie di significati sessuali ben precisi, ma molto distanti da come il piccolo vive questi stimoli. Se il punto di vista dei grandi è costellato di tabù, questo si tradurrà in un divieto o in una punizione per il bambino o la bambina di andare alla scoperta del proprio corpo. «Conosco tantissime donne che sono state punite severamente solo per essersi trovate a masturbarsi da bambine», spiega Francesca. «L’adulto impone, di fatto, il suo imbarazzo, perché la sessualità è un territorio intimo, che non si sa bene come maneggiare da un punto di vista prima di tutto linguistico».

Può accadere così che quel divieto infantile diventi, da adulte, una vera e propria inibizione del desiderio. Molte donne pensano di non avere nessun desiderio sessuale se non all’interno, per esempio, di un rapporto di coppia oppure credono che non sia importante praticare l’autoerotismo, che sia un’attività strana, anormale, quasi da “sfigate”, perché la masturbazione in solitaria richiama l’idea della mancanza di uno o di una partner: in pratica, non è socialmente accettata.

Gli ostacoli nel corso del tempo al piacere femminile

Oltre a questo aspetto culturale, ci sono diverse ragioni che hanno reso il piacere femminile secondario rispetto a quello maschile. Le principali sono sia di natura economica che religiose e pratiche. L’origine economica della questione ha a che fare con la necessità della riproduzione e di assicurare una discendenza al marito: questo aspetto, ad esempio, era molto sentito dalla nobiltà di un tempo, che utilizzava la cintura di castità come salvaguardia (quasi) infallibile per certificare l’integrità della discendenza e, di conseguenza, dei possedimenti e dei titoli nobiliari.

Ai motivi economici si sono aggiunti nel corso dei secoli i dogmi religiosi che “giustificavano” il piacere per sole finalità riproduttive: «Mia nonna diceva, ridendo, “non lo fo’ per piacer mio ma per dare un figlio a Dio” riferendosi al sesso. Con questo motto ha avuto tre figli, con il buco nella camicia da notte» ci spiega Francesca.

Un’altra ragione ha a che fare con una questione pratica legata al funzionamento dell’erezione nell’uomo e al suo ruolo culturale nella cultura in cui siamo immersi. «Per mantenere l’erezione maschile c’è bisogno di una certa concentrazione e se ci si deve applicare per garantire il piacere sessuale alla propria partner, i tempi del rapporto si allungano, richiedendo un gran quantitativo di energie affinché il sangue rimanga nei corpi cavernosi, garantendo un’erezione continua. Nessun problema, se non fosse per il fatto che una continua erezione è da sempre considerata, erroneamente, l’unico simbolo della potenza e della mascolinità, con tutta la conseguente riprovazione e con il senso di imbarazzo che tutti noi conosciamo se l’erezione, anche per un breve periodo, viene meno». È così che spesso viene soddisfatto prima il piacere maschile (solitamente più istantaneo e veloce), mentre quello femminile viene, di nuovo, relegato in secondo piano.

Diffusione del porno ed educazione sessuale

All’inizio del nostro incontro con Francesca D’Onofrio accennavamo alla graduale ma inesorabile diminuzione dei programmi di educazione sessuale nelle scuole e nei consultori. La diffusione di internet e della tecnologia a basso costo sta facendo in modo che oggi miliardi di giovani (e non) possano avere accesso a uno sterminato archivio di video e immagini pornografiche. C’è però un aspetto critico a proposito di questo, che non riguarda l’etica e le nostre opinioni al riguardo; si tratta di un vero e proprio problema culturale e conoscitivo.

Considerati i numerosi tabù per la quale “è meglio non parlare di sessualità”, questi due aspetti hanno fatto e stanno facendo in modo che la pornografia sia considerata l’educatore sessuale per eccellenza. «Se pensiamo che uno dei più importanti attori porno di sempre, ovvero Rocco Siffredi, ha appena scritto un libro per spiegare la differenza tra pornografia ed educazione sessuale, la risposta viene da sola».

Il porno è performance, è intrattenimento. È differente dalla realtà, perché il nodo è che il porno, relegandoli al dietro le quinte, nasconde una serie di aspetti molto importanti che sarebbe importante conoscere e vedere. Tralasciando il ruolo della donna (spesso completamente assoggettata alle fantasie e a un piacere a misura di uomo), Francesca ci fornisce un esempio interessante di ciò che accade nel porno mainstream: «Pensiamo al sesso anale. I rapporti anali possono essere molto piacevoli, ma è fondamentale un’adeguata preparazione che comprende la lubrificazione, il rilassamento, il fatto che la persona che riceve la penetrazione si prepari a guidare la persona che penetra e sia messa nelle condizioni di farlo e non di subire passivamente la penetrazione. Chi fa porno conosce benissimo questi aspetti, che vengono curati prima di girare le scene. Peccato che poi nel film non si vedano: si passa direttamente alla scena della penetrazione anale, senza nessun preparativo. Da un punto di vista della consapevolezza sessuale tutto questo non è corretto, oltre a essere pericoloso per la salute. Ricordiamoci sempre: il porno non può assumere il ruolo di educatore sessuale, ma deve essere preso per quello che è».

La nostra chiacchierata con Francesca prosegue parlando di orgasmi femminili e false credenze su di esso, così come del ruolo del perineo per il benessere della persona: tutte informazioni che potete trovare nei video di approfondimento che affiancano l’articolo. Dopo l’incontro con lei abbiamo un’ulteriore conferma di quanto sia importante e decisivo cercare di parlare con naturalezza della sessualità, proprio come Francesca ha fatto con noi: contribuendo fortemente al nostro benessere psico-fisico, è ancora davvero accettabile relegare il piacere sessuale nell’ambito degli argomenti di nicchia? Il nostro viaggio prosegue, ci vediamo alla prossima tappa!

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