7 Lug 2021

Viaggiare col cane: la vacanza è davvero tale per tutti?

Il racconto di una giornata in spiaggia in compagnia dei nostri amici a quattro zampe si trasforma nel triste resoconto di come gli esseri umani proiettino i loro condizionamenti sociali sui cani, ignorando completamente le esigenze e le percezioni dei non umani. Analizzandole, Sonia e Sara – esperte di comportamento canino – ci forniscono qualche indicazione per migliorare il rapporto con i nostri cani e passare delle vacanze che siano serene sia per noi che per loro.

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Estate, tempo di caldo e di lentezza. Le temperature aumentano, rallentano alcune attività, ne accelerano altre, cresce la voglia di riposarsi e divertirsi. Estate, tempo di viaggi. E qui arriva il dilemma: cani in vacanza sì o cani in vacanza no? Viaggiare col cane è un impegno che, come nella vita durante il resto dell’anno, comporta importanti responsabilità nei confronti dei nostri amici non umani.

Gli aspetti da valutare sono molteplici. Dobbiamo cercare il luogo adatto. Dobbiamo valutare se i nostri amici restando a casa senza di noi o in una pensione possano soffrire la solitudine e il senso di abbandono. Al contrario, se viaggiano con noi, dobbiamo valutare se possono soffrire lo stress del clima, dei cambiamenti, dei nuovi ambienti, degli inevitabili incontri con altri cani sconosciuti. Ma allora come orientarsi? Esiste un unico modo corretto: considerare chi è il nostro cane, i suoi piaceri, i suoi rituali, le esigenze e le caratteristiche di ogni soggetto della famiglia.

viaggiare col cane 1

L’etimologia del termine “vacanza” significa “essere libero, senza occupazioni”. Un tema ampio e complesso, in quanto generalmente noi umani non riusciamo a stare senza occupazioni, qualcosa da fare lo si trova sempre. L’ampio utilizzo della tecnologia ci vede sempre connessi con gli altri anche solo condividendo foto e video sui social. Se ci pensiamo bene siamo più impegnati a immortalare il nostro presente che a godercelo, in una gara senza senso per mostrare chi si diverte di più. Connessi col mondo, spesso sconnessi da noi stessi.

E i cani, in tutto questo? Potremmo darvi dei consigli generici, sull’argomento ci sono molti professionisti che ne dispensano, ma preferiamo condividere un’esperienza, sicure che dalla fotografia del nostro vissuto possa emergere il nostro sentire.

Qualche giorno addietro eravamo al mare, in una spiaggia con accesso ai cani. La spiaggia con accesso ai cani dovrebbe essere un luogo in cui cani e umani fanno esperienze di condivisione, scoperte che apportano benessere e accrescono la relazione. Quello che ci siamo trovate ad osservare invece è stata la demolizione di ogni buon senso.

Eravamo in pochi sulla spiaggia di prima mattina, ma avvicinandoci alle ore più calde sono arrivati molti cani con le loro famiglie: a questi accaldati quattro zampe non era concesso il tempo di annusare né quello di osservare l’ambiente in cui stavano entrando. Il loro guinzaglio, utilizzato come una guida forzosa, li trascinava indiscutibilmente verso direzioni tanto imprecise quanto improvvisamente mutevoli, senza lasciare spazio a nessun tipo di scambio di informazioni. Quando questi poveri cani provavano a soffermarsi venivano strattonati dai loro umani, intenti a individuare e raggiungere il “luogo ideale” dove la famigliola avrebbe piazzato l’ombrellone. Abbiamo presto capito che questa “urgenza” di piantare l’ombrellone a terra nasceva dal desiderio umano di poter “ridimensionare” e gestire l’area di socializzazione dei loro cani, tenendoli legati, sorvegliati, “al sicuro”.

viaggiare col cane 2

Quante sovrastrutture umane a svantaggio della comunicazione e della relazione! I cani, così legati ai loro ombrelloni, impossibilitati nel decidere spontaneamente se conoscere o meno quelli già presenti, non riuscivano però a sottrarsi all’avvicinamento da parte di quelli invece liberi di scorrazzare per la spiaggia senza il supporto dei loro umani. I poveri “prigionieri per sicurezza” erano così costretti a subire un’importante violenza emotiva: l’impossibilità di sottrarsi a insistenti pressioni e di comunicare le loro emozioni muovendosi liberamente nello spazio.

Quante volte pensiamo di tutelarli prendendo decisioni a senso unico quando basterebbe osservarli e sviluppare un dialogo con loro? Ma non ci lasciamo ingannare, perché le costrizioni possono vestire anche abiti di libertà: alcune famiglie, appena arrivate in spiaggia, slegavano i propri cani lasciandoli alla mercé di quelli già presenti, perfetti sconosciuti. Deresponsabilizzarsi, non supportare, non facilitare, soprattutto in ambienti nuovi, il proprio cane, significa non avere coscienza di cosa significhi coltivare la relazione.

Durante la nostra permanenza in spiaggia non sono mancate poi le attività in cui gli animali venivano trascinati: in acqua o impegnati continuamente con lanci di palline e legnetti. È così che li rendiamo: cani intrappolati in attività tanto da diventarne ossessionati, resi totalmente estranei dal contesto che li circonda, probabilmente non più in grado di viversi serenamente l’ambiente sociale.

I cani in spiaggia che si rifiutavano di partecipare a questi divertimenti forzati, diventavano oggetto di diagnosi e superficiali giudizi: non è abituato, è un fifone, ha subito un trauma. Tante persone erano intente a ostentare le doti dei loro cani, altre felici nel giudicare un comportamento senza nessuna conoscenza del soggetto che lo manifestava. Quanta fragilità in noi umani, quanto ego e quanta superficialità a svantaggio dei nostri cani.

Non mancavano poi cani mai lasciati liberi di esprimersi negli incontri: rimproverati affinché andassero d’accordo con tutti a dimostrazione di essere bravi cani o bloccati nell’interazione con altri cani a discrezione dei loro umani. Cani fatti vivere come proiezione del sé. Ecco, queste purtroppo rischiano di essere le vacanza col cane. Le vacanze del cane.

viaggiare col cane 3

Posti nuovi, ritmi diversi, ma stesse richieste di stare dietro alle esigenze umane. È difficile per molti di noi riuscire a vedere i nostri cani. Le loro richieste di spazio e tempo, la loro esigenza di prendere conoscenza dell’ambiente in cui si trovavano, i motivi del loro comportamento. È difficile rispettare le loro scelte: farlo significherebbe mettere da parte le nostre paure e i nostri egoismi.

Cosa fare allora quando si decide di viaggiare col cane? Occorre sapere e rispettare il fatto che i cani sono diversi da noi, hanno diverse percezioni sensoriali: la sabbia o l’asfalto sotto al sole per i nostri piedi protetti da scarpe e ciabatte non bruciano, mentre ustionano i loro polpastrelli. Gli odori non hanno per noi e per loro le stesse valenze o funzioni. La libertà di assumere posture e mantenere distanza è fondamentale.

Occorre dare loro tempo per avere la possibilità di ricavare informazioni dall’ambiente in cui fanno esperienze di sé e dell’altro. Occorre osservarli e riconoscere le loro richieste, la loro esigenza di manifestare determinati comportamenti. I giudizi non interessano loro e la nostra superficialità nel definirli, chiuderli, determinarli non tiene conto che i cani si evolvono dopo ogni esperienza vissuta, crescono, hanno tutti gli strumenti per autodeterminarsi, per prendere decisioni consapevoli. Occorre imparare a rispettarle queste decisioni. Quando finalmente tutte queste necessità saranno soddisfatte potrete garantire una vacanza serena ai vostri amici a quattro zampe e a voi.

E allora buone vacanze, quelle connesse sì, ma ai nostri cani e a noi stessi.

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