15 Ott 2021

Da Giulia che pianta alberi a Rosa Maria, alfiera delle minoranze: arrivano i giovani changemakers

Scritto da: Brunella Bonetti

Oggi vi raccontiamo le storie di alcuni giovani changemakers, ragazzi e ragazze che si sono messi in gioco creando idee innovative capaci di cambiare il mondo. La nostra speranza è che questi esempi vi possano ispirare a seguire le loro orme, sfruttando i potenti strumenti a disposizione di chi decide di intraprendere questa avventura.

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Gen-C, Generazione changemakers

Vi ricordate di Gen C l’iniziativa volta a promuovere il protagonismo giovanile costituendo una
comunità di giovani che siano attori del cambiamento e accompagnandoli in questa esperienza a Mentor di età compresa tra i 25 ed i 35 anni?

Bene, l’avventura – promossa da Agenzia Nazionale per i Giovani e Ashoka Italia – è cominciata e si articola in due fasi. La prima è finalizzata a raccogliere dati e informazioni sull’innovazione e il protagonismo delle nuove generazioni in Italia attraverso il coinvolgimento diretto di giovani e con l’obiettivo di disseminare e comunicare le loro idee di cambiamento.

La seconda fase prevede la nascita e il consolidamento della comunità degli “Young Changemakers”, cioè giovani protagonisti del cambiamento sociale, incoraggiati a promuovere i programmi europei, le loro idee e le esperienze vissute. Ora che l’iniziativa è stata avviata scopriamo i volti e le storie di alcuni dei loro protagonisti.

gen c 22

Giulia e le foreste

Partiamo da Giulia Faleri – 23 anni, di Milano – che s’impegna per la transizione ecologica. Giulia ha fondato Vezua, «la prima piattaforma e marketplace omnichannel globale della sostenibilità per creare valore sociale e ambientale, che realizza foreste e con un algoritmo proprietario ne valuta la sostenibilità. Con Vezua è possibile sperimentare tutte le declinazioni della sostenibilità offline e online».

«La nostra missione è rendere il commercio un atto che crea valore sociale e ambientale», aggiunge Giulia con entusiasmo. La sua iniziativa è stata lanciata e sperimentata e opera in un modo molto semplice, ma efficace: grazie a vendite e acquisti sulla piattaforma e dai loro partner fisici compra terreni dove realizzare ecosistemi di foreste visitabili. In questo modo si può supportare realtà e professionisti sostenibili in tutto il mondo facilitandone l’internazionalizzazione.

«Grazie all’innovativo algoritmo di sostenibilità che abbiamo sviluppato, siamo il primo marketplace in grado di valutare e certificare la sostenibilità di aziende e prodotti. Diamo inoltre alle aziende la possibilità di ottenere un rating e una certificazione sulla loro sostenibilità, riconosciuta e approvata a livello internazionale dall’ente RINA, attraverso il nostro partner e Sustainability Advisory Board ARB S.p.A.».

Perché fare tutto questo? «Perché il commercio è indispensabile e quindi è indispensabile che sia basato su valori in grado di generare beneficio alla comunità e portando impatto positivo, valore sociale e ambientale. E il nostro modo di operare evita il deleterio circolo vizioso estrazione-consumo-produzione di rifiuti che innesca un innalzamento dei prezzi di materie prime, costi di approvvigionamento e prodotti finiti, dovuto all’esaurimento degli stock di risorse. Si generano inoltre esternalità (danni ambientali e sanitari, come il recente covid19) che hanno bisogno di enormi sforzi monetari per essere riparati e si generano così crisi economiche».

Le chiediamo da dove nasce la sua idea. «Per me il contatto con il Pianeta è qualcosa di intrinseco da sempre. Anche se molto giovane, ho visto nel mio territorio un grande cambiamento degradante dal punto di vista ambientale, dove a causa di un’espansione dell’agricoltura intensiva si è assistito alla quasi totale scomparsa di piante e alberi. Da qui ho deciso che dovevo fare qualcosa per cambiare rotta ed è nato il progetto Vezua».

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La radio speciale di Valerio e Gabriele

Nella comunità dei changemakers ci sono anche Valerio Petralla e Gabriele Amoruso, 17 anni uno e18 l’altro, di Bari. Da quindici anni s’impegnano nella transizione digitale attraverso Radiopanetti, di cui sono fondatori e promotori. La radio nata nell’istituto tecnico Panetti-Pitagora, «è stata creata con l’idea di dare ai ragazzi un luogo in cui esprimersi e una seconda casa dove potersi rifugiare», afferma Valerio. «Nasce dell’esigenza dei giovani di comunicare il modo differente. Da semplice progetto scolastico, col tempo è arrivata ad avere a livello digitale un’applicazione, un sito personale e un team di giovani preparati con tantissima voglia di imparare e di dare sempre il massimo», gli fa eco Gabriele.

Partendo da questa semplice ma geniale idea, Radiopanetti si è affermata come web radio scolastica attiva su tutto il territorio pugliese e nazionale, vincitrice del premio di Sky TG24, di Italian Teacher Award e di Global Teacher Award. Il progetto di occupa di numerose tematiche: lo sviluppo informatico, l’ecologia, la digitalizzazione, la violenza sulle donne, la lotta non repressiva alle mafie e alla disinformazione e molti altri temi di grande attualità.

Radiopanetti coinvolge numerosi giovani, professori, istituzioni regionali e associazioni che promuovono il territorio e agisce attraverso la divulgazione di buone pratiche e lo scambio di idee. «Credo che Radio Panetti possa cambiare il mondo perché con la parola dei giovani sotto la guida dei docenti si riesce davvero a entrare nella mente delle persone in maniera positiva per risolvere e informare delle innumerevoli problematiche e delle innumerevoli gioie che viviamo oggi».

Stefano, che si rivolge ai giovani come lui

È ora la volta di Stefano Bruzzese, 25 anni, di Collegno (TO), laureato in scienze forestali e ambientali. Il suo è un progetto di transizione ecologica: «L’idea è nata nell’ottobre del 2019 durante una rimpatriata con un mio amico d’infanzia. Abbiamo entrambi a cuore le tematiche ambientali e vogliamo portare l’educazione ambientale nel mondo dei giovani di oggi. Il problema che stiamo affrontando è l’assenza di questa tematica presso i sistemi di istruzione italiana e soprattutto la mancanza di sensibilizzazione rivolta ai giovani verso le tematiche ambientali. Vogliamo capire e far capire quali impatti positivi/negativi hanno i loro comportamenti/azioni sull’ambiente».

Il loro obiettivo è quindi ottenere collaborazioni e progetti con aziende che siano interessate a fare formazione a carattere ambientale presso le scuole, con l’intento di creare un ponte di collegamento tra scuola e azienda, utile per l’ingresso al mondo del lavoro. «Posso dire di essere una persona “multipotenziale”», spiega Stefano. «Sono appassionato di diversi campi di studi e cerco sempre di trasferire queste conoscenze nel mio settore, ovvero quello forestale. Amo divulgare quello che faccio e ci provo sia con eventi organizzati con il dottorato, sia con Enveption, il progetto ad alto impatto sociale».

È attraverso il network che le idee valide devono essere diffuse. Entrare pertanto in una rete simile, con changemaker aventi questa forma mentis, è cruciale per la buona riuscita dell’iniziativa.

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e

Rosa Maria: abbattere le discriminazioni anagrafiche e razziali

Infine c’è Rosa Maria Currò, 23 anni, di Trento. Il suo progetto si chiama Identità Sconfinate: «L’idea iniziale era semplicemente quella di fare una raccolta fondi per regalare ai Ministri dei test del DNA delle origini al fine di riflettere sul dilagante razzismo e sull’esclusione delle minoranze in Italia. Nel corso del tempo il progetto si è evoluto in un’ottica di riflessione sull’esclusione e sull’ageismo, che nel mondo del lavoro colpisce fortemente gli under 30. Mantenendo quindi il nostro scopo principale, abbiamo voluto sperimentare una modalità totalmente youth made e youth centered di ottenere degli spazi per poter mettere in campo le nostre competenze».

Così il team di Rosa Maria è riuscito a raccogliere i 1803 euro necessari all’acquisto dei 12 test del DNA delle origini e ha realizzato 12 interviste per raccontare esperienze e pensieri. Poi ha creato una partnership con una quindicina di associazioni sul territorio italiano e internazionale. La collaborazione si basa su due punti: la condivisione peer to peer per consentire a tutti di realizzare quante capacità possedevano e il riconoscimento formale per aiutare a costruire quell’esperienza sempre meno offerta e più richiesta nel mondo del lavoro.

Da lì è nato il progetto Identità Sconfinate: «Non smetto mai di cercare e sviluppare progetti in cui le minoranze – a livello di età, genere o provenienza – possano essere protagoniste e il mio obiettivo nella vita è quello di mostrare quante possibilità alternative al sistema mainstream possono esistere e possiamo creare autonomamente per essere liberi di esprimerci e assicurarci un futuro».

…e voi, cosa aspettate?

Un/a giovane changemaker possiede molte qualità: è empatico, visionario, coraggioso, consapevole, motivato e determinato a cambiare le cose per il bene di tutti. I Changemaker sono di esempio, coinvolgono e ispirano i propri coetanei e le comunità di cui fanno parte per generare processi virtuosi innovativi di valore per la società.

La loro missione? Promuovere il territorio, realizzare progetti sociali e culturali e sostenere e lanciare iniziative di protagonismo giovanile. Ti rivedi in questa descrizione? Hai ancora tempo fino al 30 ottobre per partecipare alla call e diventare anche tu un/a giovane Changemaker!

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