17 Nov 2021

«Il G8 è una macchia indelebile sulle pagine storiche della nostra città» – #3

Scritto da: Valentina D'Amora

Quelle del G8 sono state giornate in cui è stata sospesa la democrazia e nessuno in quei giorni ha creduto che stesse accadendo davvero. Invece è accaduto. Cosa è rimasto però a parte la violenza? Ce ne ha parlato Mariano Passeri, consigliere del Municipio Centro Ovest di Genova e membro del coordinamento Sinistra Italiana.

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Genova - «Per ogni genovese il G8 è stata una cesura storica, una macchia indelebile nelle pagine storiche della nostra città». Così Mariano Passeri, consigliere del Municipio II Centro Ovest e membro del coordinamento genovese di Sinistra Italiana, parla di quelle giornate di vent’anni fa.

Nel 2001 Mariano aveva diciotto anni e la piazza l’ha vissuta, anche se marginalmente: «Ero un ragazzo animato dagli ideali di una sinistra che all’epoca era più rappresentativa e rappresentata rispetto a oggi e ho elaborato quei fatti anche alla luce della mia coscienza politica che si è evoluta a partire dalle tante esperienze nell’associazionismo. Indubbiamente il G8 mi ha portato, nel tempo, a ragionare più su come fare per evitare che accadano di nuovo fatti simili».

Cosa è successo in quei giorni?

È stato silenziato e spento un movimento internazionale radicalmente contrario alla direzione verso la quale il mondo si stava incanalando – e come poi si è andato a incanalare – e che sosteneva che un altro mondo fosse possibile. A Genova è stato messo in atto l’ultimo colpo di coda della strategia della tensione, iniziata con Piazza Fontana. Vogliamo parlare della zona rossa? Genova, la città meno adatta per un evento del genere, in quei giorni è diventata una gabbia per topi.

Certo, oggi ci sono ancora delle spinte verso quel mondo possibile a cui si ambiva nel 2001, ma sono stati inferti colpi davvero duri alla libertà delle persone e alla loro voglia di mettersi in gioco. Per i gravissimi fatti accaduti alla Diaz e a Bolzaneto attendiamo ancora le scuse pubbliche da parte dello Stato: quello che è successo è stato ormai ampiamente testimoniato e documentato, non ci sono dubbi su quanto avvenne e proprio per questo merita delle scuse.

Via tolemaide Genova G8
Genova – Via Tolemaide
Cosa è rimasto del G8 secondo te, a parte la violenza?

Di quei giorni, ma soprattutto di tutti quei valori che hanno animato le piazze e che si volevano portare avanti, oggi ancora qualcosa c’è. Ed è proprio da quel messaggio che possiamo ripartire se vogliamo ridare dignità a quelle giornate, per voltare pagina e guardare al futuro.

Qual è stata la “lezione” a vent’anni di distanza?

Oggi occorre recuperare un po’ di fiducia nella politica, quella sana, che incentiva determinati valori, in cui si possa esprimere la volontà di cambiamento. Il movimento di Friday for future, per esempio, va coltivato, perché questi ragazzi hanno trovato lo stimolo per parlare di nuovo di determinati temi, rendendo ancora più evidente che nel 2001 non avevamo torto, anche se all’epoca il messaggio era ancora embrionale. D’altronde, i processi di cambiamento in questa direzione sono in atto, ora il pianeta sta chiedendo il conto. La vera lezione al momento? Capire da chi prendere le distanze e non mollare.

Cos’è cambiato in questi anni?

Indubbiamente la società. L’informazione adesso circola, è più massiva e se ci si vuole documentare oggi ci sono i canali giusti. Neoliberismo e globalizzazione però hanno creato quegli effetti negativi che chi era in piazza in quei giorni già denunciava vent’anni fa. La mia sinistra, quella in cui credo, continua a opporsi e non si arrende all’idea che un altro mondo sia ancora, davvero, possibile.

Mariano Passeri
Mariano Passeri
Esiste ancora la piazza come luogo di protesta?

La manifestazione è sempre utile come crescita personale: in piazza si cambia soprattutto sé stessi, per questo è importante aderire alle manifestazioni che si ritengono valide, perché sono comunque vettori di un messaggio. Un movimento rivoluzionario però deve passare anche dal quotidiano.

E in ambito territoriale? Stai riuscendo a portare avanti quel messaggio nel Municipio Centro Ovest, in cui sei consigliere?

Anche nel piccolo si capisce come non si voglia cambiare. Pensiamo alla riqualificazione del mercato ovo-avicolo al Campasso: il cantiere proseguirà fino al 2024. Dove il beneficio è pubblico, i tempi sono biblici. In pochi mesi invece il Comune di Genova ha proseguito, nonostante la bocciatura del Tar, il progetto per l’insediamento di un nuovo enorme supermercato a San Benigno. Il rischio per l’area è chiaro: un altro centro commerciale può distruggere il tessuto del commercio di vicinato, che è invece quello che mantiene lo spirito di comunità e fa da presidio sul territorio.

Sono dell’idea che se si volesse davvero mettere in atto un meccanismo del bene comune si porterebbero avanti altre iniziative. La giunta ha un evidente interesse nell’oggi più che nel domani e in questi anni ha molto accentuato il processo di privatizzazione della città.

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