8 Nov 2021

L’homeschooling risponde agli attacchi del Garante dell’Infanzia: “Prima delle indagini si avvii un dialogo”

Scritto da: Sergio Leali

Il mondo dell'homeschooling, vittima di un attacco da parte dell'Autorità Garante Nazionale dell'Infanzia e dell'Adolescenza, si difende e auspica un dialogo, peraltro già cercato senza successo in passato. La parola a Sergio Leali, presidente della LAIF, associazione di istruzione famigliare.

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Secondo quanto riportato dall’agenzia AdnKronos in un articolo a firma di Roberta Lanzara, l’Autorità garante per il diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nella persona della presidente Carla Garlatti, avrebbe espresso considerazioni dal tono preoccupato rispetto al fenomeno dell’Homeschooling in Italia.

Piccola ma importante premessa: l’istruzione parentale/homeschooling non nasce, non vive e non continuerà a essere un’entità che si contrappone a un modello di istituzione o un altro. Affiliarla ai movimenti no vax, no green pass e analoghi è un’operazione superficiale che non dà ragione della profondità storica e culturale del fenomeno.
L’homeschooling è molto più antica. Basti accennare al fatto che si incontra una legge che regola la materia già alla fine del 1800, la legge Coppino.

L’istruzione parentale è un atto di responsabilità e progettualità messo in atto da genitori consapevoli e pienamente partecipi dei doveri e diritti che la cittadinanza comporta. Oramai anche in Italia chiare evidenze portano a dire che l’istruzione parentale, consapevole e matura, rappresenta una “eccellenza educativa e di apprendimento”, che consente di far giungere a un elevato grado di compimento le potenzialità sociali e individuali dei giovani e delle loro famiglie, ovvero favorisce effettivamente il “pieno sviluppo della persona umana” (art. 3 della Costituzione).

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Con piacere registriamo una convergenza del Garante su un’ipotesi progettuale che L’Associazione Istruzione Famigliare (LAIF) sta proponendo in autonomia da più tempo: il “progetto educativo”, da noi definito “famigliare”, da presentare a priori, da parte dei genitori, in concomitanza con la comunicazione di istruzione parentale indirizzata alla Dirigenza scolastica e al Sindaco.

La versione consuntiva di tale strumento è già stata opportunamente introdotta nell’ordinamento dal D.M. 5 dell’8/2/2021, che lo pone alla base di ogni azione valutativa da parte della scuola nei confronti dei giovani in istruzione parentale, denominandolo “progetto didattico-educativo”. Il progetto famigliare è cogente nella gestione dell’istruzione parentale nella Provincia autonoma di Trento.

Questa è una base sulla quale costruire un dialogo necessario – oltre che vivamente auspicabile – non solo con l’Autorità Garante, ma anche che con i decisori politico-amministrativi che si trovano quanto meno a trattare queste tematiche. Le altre considerazioni che l’Autorità Garante avrebbe esposto tradiscono una presa conoscitiva sul fenomeno dell’istruzione parentale orientata da luoghi comuni superficiali.

Si fa riferimento alla tematica della scuola in presenza e della DAD. In merito al primo punto, è evidente a chiunque che l’apprendimento in homeschooling si attua in presenza e in vari contesti sociali. Inoltre, sempre riguardo alla scuola in presenza, sarebbe di grande utilità avviare una seria indagine almeno culturale sul rispetto dei diritti delle fanciulle e dei fanciulli nei contesti scolastici tradizionali.

Come l’Autorità ha rilevato, il numero degli homeschooler è in termini assoluti e percentuali di lieve entità. Orbene, i problemi di ordine sociale, psicologico, cognitivo dei giovani d’oggi sono di enorme entità, sia numerica che di merito delle questioni. La popolazione di giovani in età di obbligo di istruzione e formazione è di circa nove milioni di persone; sono tutti homeschooler? In questa vasta popolazione, l’istruzione- educazione sono categorie che mostrano segni che ci inducono a tranquillità personali e civiche?

Riguardo al secondo punto, è possibile affermare che la DAD è altra cosa rispetto all’apprendimento in Homeschooling, per diversi motivi. Nella reale attuazione della didattica a distanza non si intravede alcuna volontà/capacità di un vero rinnovamento degli approcci didattico-metodologici, che tengano conto delle condizioni oggettive in cui la DAD si svolge. La DAD perciò è stata ed è un tentativo di ri-proporre invariato il modello tradizionale di scuola, soltanto con strumenti nuovi. Tale modello però non può che funzionare secondo le modalità che gli sono proprie, pena il fallimento.

Dal canto suo, l’Homeschooling si avvale anche, anche se non in misura prevalente, di comunicazioni e ricerche per via telematica, ma esso si nutre soprattutto di approcci didattici innovativi, all’avanguardia e rispettosi delle peculiarità dei giovani. Per questo non si risolve nella DAD.

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Questa attenzione pregiudizialmente orientata sul fenomeno dell’Homeschooling, con la ostinazione di cercarvi aspetti di “devianza”, richiama l’immagine di colui che, cercando di inseguire la formichina, non si accorge della zampa d’elefante che incombe sulle sue spalle.

Secondo l’autorità Garante, con l’Homeschooling l’aspetto dell’istruzione “potrebbe anche andare”; riguardo all’educazione invece ci sarebbero delle forti perplessità e per questo si auspicano “indagini ad hoc”. Si rileva il rischio che il “dibattito” si sposti in un luogo altro rispetto a quello costituzionale, dove l’educazione è chiaramente collocata in un alveo etico-istituzionale; si vedano a tal proposito, tra gli altri1, anche gli artt. 30 e 31.

L’art. 30 della nostra Costituzione così recita: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che ne siano assolti i loro compiti”. Quale ruolo risulta in capo alla scuola, da questo testo? Quale ai genitori?

A quale scopo e con quale ipotesi di reato i genitori che si prendono carico consapevolmente ed effettivamente delle proprie responsabilità, sostanziando così l’art. 30 della Costituzione, dovrebbero essere da “indagare ad hoc”? Dovremmo credere che apparati tecnici amministrativi che operano, per definizione costituzionale, in surroga o per delega siano in grado di fare meglio di genitori responsabili in merito alle educazioni ed all’apprendimento/istruzione dei propri figli?

Perché l’Autorità Garante, in nutrita compagnia, dà per scontato che i genitori debbano rimanere esclusi dai processi di crescita e sviluppo dei loro figli, dovendosi invece interpretare semplicemente come dei soggetti deleganti e/o finanziatori? Eppure l’art. 31 della nostra Costituzione recita: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi”. Già solo questo non è una degenerazione del sistema e della cultura civica?

L’affermazione che senza la scuola i ragazzi perdono occasioni di socialità e crescita può esser vera per chi non riesce a immaginare altre occasioni se non quelle codificate, previste e programmate sotto l’egida di una entità esterna. Vien da dire, povera quella società e poveri quei giovani che hanno il tempo e il luogo della socializzazione perimetrato in maniera prescritta e innaturale e in condizioni igienico sanitarie la cui adeguatezza è sotto gli occhi anche del più distratto osservatore.

Non è forse anacronistica quella società che attribuisce alla scuola funzioni che vanno ben al di là di quelle che, a fatica e grazie all’eroico sforzo di insegnanti e dirigenti, dovrebbe riuscire a portare innanzi oggigiorno, non sempre riuscendoci?

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Sono decadute o sono sempre più vere le considerazioni contenute in un documento fondativo del MIUR del 2012, firmato tra gli altri da Tullio De Mauro, dal titolo “Indicazioni nazionali per il curricolo“? Nel capitolo “Cultura Scuola Persona”. Si legge ad esempio: “Oggi l’apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici”; o ancora: “La scuola non ha più il monopolio delle informazioni e dei modi di apprendere”.

L’Autorità Garante invoca una disciplina più specifica rispetto alle previsioni attuali, come se fosse in questo momento la questione principale. La disciplina per la gestione amministrativa dell’istruzione parentale c’è ed è frequentemente disattesa dagli apparati civici e scolastici, come può segnalare un sondaggio che LAIF ha condotto tra le famiglie che praticano l’Homeschooling.

La questione principale non è forse quella di colmare quei vuoti di conoscenza che oggi divengono ricettacolo di pregiudizi e di prodotti e sottoprodotti di autoreferenzialità e che portano inevitabilmente ad atteggiamenti di diffidenza reciproca?

In Italia attualmente non ci sono esperti veri di istruzione parentale – fino a prova effettiva e contraria, che per ora non è emersa –, se non le famiglie che la attuano da più o meno anni. Sono usciti recentemente dei testi che forniscono sostanza culturale a chi volesse o dovesse approfondire: per Terra Nuova edizioni Io imparo da solo di Elena Piffero e La scuola parentale di Cecilia Fazioli; per Armando Editore, Apprendimento naturale. Homeschooling e unschooling di Nunzia Vezzola. Si veda inoltre la nutrita bibliografia contenuta nel sito www.laifitalia.it oltre che gli scritti per esso prodotti.

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L’apprendimento spontaneo e la filosofia dell’unschooling – I tempi dei bambini al centro del progetto educativo
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Non voglia sembrare arroganza e la franchezza su temi così cruciali non sia travisata, ma le famiglie homeschooler meritano di essere riconosciute per il loro responsabile impegno e la gestione della loro esperienza. Dopo una prima fase pionieristica, è lecito attendersi che l’azione amministrativa e istituzionale sia informata non dal “sentito dire”, ma da un approccio scientifico e documentato, oltre che umanamente di valore.

L’autorità Garante è veramente convinta che in homeschooling non vi sia “la relazione con i pari e con altri adulti”? L’Homeschooling” non si svolge tra le mura domestiche, ma dentro e fuori a case che hanno porte e finestre dalle quali si esce e si entra. Si svolge nella città e nella natura, si nutre della vita vera. In Homeschooling non ci sono “compiti di realtà”; al contrario, è dalla realtà che scaturiscono spontaneamente interessi e percorsi di apprendimento. La relazione non solo è tra pari, ma con persone che hanno età diverse e storie e vite diverse.

Evidenze scientifiche acclarate2 dimostrano come la frequentazione di fatto forzosa di gruppi di “pari” è non solo inefficace, ma anche nociva per il pieno sviluppo dei processi di crescita cognitiva affettiva e sociale. Pensa veramente l’Autorità Garante che vi possa essere un cammino in avanti tenendo ostinatamente lo sguardo volto all’indietro? Verso un’idea di istruzione verticale – se non frontale – collocata entro il perimetro definito e sorvegliato delle mura scolastiche, in un gruppo omogeneo solo per età anagrafica e conformizzato negli atteggiamenti, alimentata prevalentemente dai libri di testo e sostanzialmente disgiunta dai veri processi di apprendimento?

L’associazione LAIF nella sua ricerca di dialogo ha più volte interpellato le istituzioni politiche, governative e anche l’Autorità Garante medesima. Tale azione, oltre che essere programmatica per avviare un processo di vera sussidiarietà (art.118 Costituzione), faceva parte di un “compito di realtà” in merito all’educazione alla cittadinanza che abbiamo fatto con i ragazzi. Pur segnalando in calce nella nostra comunicazione che vi era questa specifica finalità e che l’esito avrebbe quindi costituito un vero e proprio apprendimento per i nostri giovani, non abbiamo nemmeno ricevuto risposta!

L’esortazione è quella di avviare un dialogo sincero e conoscitivo prima di stimolare “indagini ad hoc” e di agire in termini di sistema dell’istruzione/apprendimento e delle educazioni, riconoscendo a ogni attore capacità e necessità di intervento.

2 – Alvarez C. (2017), Le leggi naturali del bambino. La nuova rivoluzione dell’educazione, Mondadori e
Neufeld, G.G. (2012), I vostri figli hanno bisogno di voi. Perché i genitori oggi contano più che mai, Il Leone verde Edizioni

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