3 Gen 2022

Cristina alla ricerca della propria felicità: “A 50 anni ho cambiato vita, di nuovo!”

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Cristina Vignone è una donna cinquantenne che ha deciso, mossa da un profondo malessere, di cambiare la propria vita e il proprio lavoro. Da architetta si è trasformata in professionista nel settore del turismo, in rigeneratrice urbana ed esperta di innovazione sociale. Vi proponiamo la sua storia, magari può essere d'ispirazione per riscrivere anche la vostra!

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Savona - Da qualche anno vivo tra i monti liguri e per quanto ami vivere a contatto con natura selvatica, a pochi passi dal mare ho patito (soprattutto i primi anni dopo il trasferimento) la scarsità di proposte culturali che questa terra offre. O almeno di quelle conosciute da me.

Ho continuato per questi anni a nutrire una convinzione inconscia che, per quanti progetti e persone interessanti potessi incontrare in questa regione, era difficile – se non impossibile – trovarne all’avanguardia. E sono felice che anche questa convinzione limitante sia caduta definitivamente in me: è accaduto pochi giorni fa, quando ho incontrato nel suo bellissimo appartamento sul mare alassino Cristina.

I PRIMI PASSI

Nata ad Albenga (SV) e cresciuta a Loano, dopo aver capito che non le era possibile frequentare il liceo artistico Cristina opta per la scuola per geometri. Inizia a sognare di diventare un ingegnere civile, specializzata nella progettazione di ponti, ma al secondo anno di ingegneria decide di passare ad architettura, laureandosi in recupero e analisi tecnica dei monumenti antichi e consolidamento degli edifici.

«Già allora avevo iniziato a capire l’importanza di prendersi cura dell’esistente, piuttosto che creare qualcosa di nuovo. E così ho lavorato successivamente in studi professionali, ma sempre nel recupero per non consumare suolo aggiuntivo».

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LA NECESSITÀ DI CAMBIAMENTO

Dopo qualche tempo Cristina decide di entrare nel mondo del turismo e ci rimane per diversi anni. Qui lavora a contatto con strutture ricettive e aumenta via via le ore lavorative: «Qualche anno dopo ho iniziato a sentire i primi campanelli di allarme. Oramai pranzavo con a fianco il mio computer per riuscire a rispondere in tempi più rapidi possibili alle richieste che mi arrivavano. A quel punto, guardandomi da fuori, ho capito che non potevo proseguire così. Avevo bisogno di un nuovo cambiamento».

Cristina inizia così un percorso interiore mosso dalla forte spinta – divenuta poi con il tempo una necessità – a trovare qualcosa che la facesse stare bene: «Nel 2015 ho deciso di iscrivermi a un master a Venezia in Rigenerazione urbana e innovazione sociale», racconta.

Decide poi di svolgere il suo tirocinio in Sicilia a Farm Cultural Park e da lì la vita di Cristina prende una definitiva svolta. A fine 2019 lascia quindi il suo lavoro da dipendente per abbracciare una nuova strada, esprimendo il desiderio nel Natale 2019 di fare, a partire dal 2020 un lavoro creativo, che potesse dare voci a parti di Cristina sino ad allora rimaste in panchina.

«Lavoravo nel settore del turismo, che viaggia a ritmi frenetici e con esso chi vi lavora. Ero oberata di impegni, riunioni, scadenze. Non ce la facevo più. A febbraio 2020 ho discusso la tesina del master su Sou, ovvero la Scuola di Architettura per Bambini (di cui vi parleremo presto), in cui Immaginavo che questo progetto potesse uscire dalla casa che aveva avuto sino a quel momento – ovvero Farm Cultural Park – e prendere nuove strade in giro per l’Italia». Rimanendo in contatto con la scuola si crea un gruppo di persone interessate a diffondere i valori del progetto anche in altre città e così nasce a giugno l’associazione Sou Per.

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Lezione della Summer School di Alassio di Sou

Da lì a poco l’obbligo per tutti di rimanere fermi a causa della pandemia. Navigando nel web Cristina conosce Radio Antidoto di Federico Bonelli, uno strumento utilizzato per condividere idee, valori, progetti da parte di una comunità, che mira a costruire una società più sostenibile. Da qui nasce, tra le altre cose, l’idea di un nuovo Trasformatorio, e viene scelto per la prima volta un comune ligure, ovvero Cosio d’Arroscia.

UNA “NON RICETTA” PER IL CAMBIAMENTO

Quando chiedo a Cristina cosa è stato a spingerla a cambiare vita, lavoro, tornando a studiare, imparare e mettersi in gioco, mi confida che prima di questo secondo grande cambiamento provava un forte malessere: «Non ne potevo più. Mi ero fatta prendere dall’ingranaggio del lavoro frenetico e stavo male fisicamente, oltre a provare una grande insoddisfazione. Ammetterlo e riuscire a vederlo è stato difficile, ma averlo fatto mi ha permesso di fermarmi e chiedermi perché avrei dovuto rimanere in quella situazione. E non trovando validi motivi, ho deciso di cambiare».

Secondo Cristina, dopo aver interiormente deciso di cambiare, il resto viene più semplice: si riescono a trovare vie nuove, soluzioni a problemi che sembravano insormontabili. E così inizia a domandarsi cosa le piace, quali temi la smuovono, le fanno venir voglia di fare, creare, riflettere. E tra questi ci sono l’urbanistica, le comunità, l’arte.

Inizia quindi un percorso faticoso, in quanto per un anno mantiene il lavoro precedente spostandosi per due volte al mese a Venezia per poter seguire il master. Ma non se ne pente: «In quell’anno ho trovato in me una forza aggiuntiva che non pensavo neanche di avere».

L’idea di lavorare e insieme studiare sino a quel momento sembrava impossibile e invece così non è stato «perché c’era una spinta interiore che mi diceva che era ciò che volevo fare. Se c’è un malessere bisogna fare in modo di superarlo, perché questa è l’unica opportunità che abbiamo in questa vita e non volevo sprecarla».

«Penso che ognuno di noi dovrebbe investire un po’ del suo tempo a rovistare dentro di sé e chiedersi se è quello che vuole essere, se fa quello che vuole fare e se è soddisfatto del proprio percorso di vita sino a quel momento. Se una di queste risposte è no, credo si debba fare uno sforzo e cambiare e non è mai troppo tardi. Richiede fatica, tempo ed energie, ma ne vale la pena», conclude.

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