30 Giu 2022

Homers: con il co-housing la rigenerazione urbana si fa comunità – Io Faccio Così #358

Scritto da: Paolo Cignini
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

A Torino c'è una società benefit che ha messo al centro della sua agenda la rigenerazione urbana come motore di una sostenibilità sia umana che ambientale. Si chiama Homers e nasce nel 2014 per progettare soluzioni abitative in cohousing, mettendo al centro la comunità sin dalle prime fasi di progettazione dei nuovi immobili. Vi parliamo oggi di questo progetto innovativo, partecipato e sociale, che sta contribuendo a creare un mercato edilizio complementare a quello classico.

Salva nei preferiti

Torino - Co-housing, comunità, ecologia, rigenerazione urbana, economia circolare, facilitazione, progettazione condivisa, comunità energetiche. Sono alcune delle parole chiave che caratterizzano la storia che vi raccontiamo oggi e che fanno parte del “bagaglio” editoriale di Italia che Cambia.

Il progetto in questione si chiama Homers: si tratta di una società benefit nata nel 2014, con sede a Torino ma operante in diverse località italiane, specializzata nella progettazione di soluzione abitative innovative in cohousing, con l’ausilio di una progettazione degli spazi che è condivisa fin dai primi passi con i futuri abitanti, grazie al fondamentale apporto della facilitazione, vero e proprio strumento di azione di Homers.

Gli spazi progettati in comune che caratterizzano i co-housing diventano, nell’azione della società, luoghi a disposizione di tutta la comunità: «per noi il cohousing è il mezzo per innescare un processo di rigenerazione urbana, perché recuperiamo il patrimonio immobiliare dismesso cercando di attivare meccanismi di innovazione sociale, quindi proponiamo questo modello di abitare proprio per dare nuova vita ad alcuni pezzi di città».

Sono queste le parole di Giorgia Di Cintio, Service Designer di Homers, che incontriamo nella sede della società vicino Porta Palazzo, a Torino, insieme al co-fondatore Matteo Robiglio, professore al Politecnico di Torino che è spin-off del progetto. Vi ricordiamo che, all’interno dell’articolo, trovate come sempre un video che accompagna il pezzo e alla fine l’intervista integrale per chi volesse approfondire i molteplici aspetti della storia di Homers.

IL CO-HOUSING, LA COMUNITÀ

Facciamo chiarezza: co-housing non significa co-living. «Il termine cohousing definisce degli insediamenti abitativi composti da alloggi privati, corredati da ampi spazi comuni (coperti e scoperti) destinati all’uso collettivo e alla condivisione tra i cohousers. Tra i servizi collettivi vi possono essere ampie cucine, lavanderie, spazi per gli ospiti, laboratori per il fai da te, spazi gioco per i bambini, palestra, piscina, internet cafè, biblioteca e altro».

Diverso è il discorso per il co-living, nella quale è previsto la condivisione dello stesso spazio abitativo privato da parte di più nuclei familiari. Nel co-housing esistono più unità abitative, diverse tra loro, e gli abitanti condividono alcuni spazi in comune insieme, stabilendone le modalità di fruizione ed eventualmente permettendo l’utilizzo di questi luoghi anche alla comunità circostante ai cohousers.

Nel caso di Homers, come già accennato, questi spazi sono frutto di un processo di co-progettazione condivisa tra i futuri abitanti e il team di Homers, agevolati dall’utilizzo della facilitazione: «grazie a questo strumento, moltissime potenziali situazioni di conflitto si sono trasformate in occasioni di confronto e di dialogo su come utilizzare questi spazi in comune» ci spiega Matteo Robiglio «facendo sì che la progettazione sia davvero partecipata». La casa che sogniamo, non quella che troviamo, recita una delle frasi rappresentative di Homers.

COME FUNZIONA?

Cerchiamo di chiarire come lavora Homers: la società benefit accompagna i futuri abitanti lungo tutto il processo di sviluppo immobiliare, offrendo loro il supporto tecnico, giuridico ed economico necessario per immaginare, progettare e realizzare insieme i nuovi modelli abitativi. 

«Può capitare che Homers, autonomamente, faccia ricerca e valutazione immobiliare e trovi degli immobili che sono adatti a essere riconvertiti in sistemi di cohousing» ci spiega Giorgia Di Cintio. «In altri casi ci arrivano delle segnalazioni da persone esperte del settore immobiliare che conoscono la nostra realtà e ci segnalano degli immobili potenzialmente adatti ai nostri scopi.

Homers4

Homers, dunque, è tecnicamente un intermediario che facilita l’incontro tra la domanda e l’offerta nel settore del cohousing: «si rivolgono a noi sia dei gruppi già formati che cercano uno spazio dove poter andare a vivere, sia persone singole che stanno cercando un gruppo per poter vivere questa esperienza. In questo secondo caso noi incentiviamo l’incontro tra le persone e la conseguente costituzione di nuovi gruppi di co-housers».

PERCHÈ HOMERS?

Homers nasce dopo una prima esperienza di progettazione di social housing chiamata Buena Vista, che ha visto la riconversione di uno degli edifici che ospitò le Olimpiadi Invernali di Torino del 2006: oggi la struttura ospita quaranta alloggi per nuclei familiari, sia single che coabitanti. A seguito di questo lavoro, nel 2014 la società di progettazione TRA e la Fondazione Benvenuti in Italia si sono fuse per dare vita alla società benefit Homers. TRA ha tra i suoi fondatori Matteo Robiglio, co-fondatore anche di Homers.

Homers2 1

«Nella mia esperienza professionale, che include l’insegnamento al Politecnico di Torino, ho avuto la fortuna di poter viaggiare e toccare con mano esperienze di cohousing che funzionano» spiega Robiglio. «Durante un viaggio a Copenaghen, venni a conoscenza del fatto che ben il 2% dei danesi viveva in cohousing. In Italia sentivo parlare da tempo di cohousing: molte persone manifestavano la voglia di vivere una nuova esperienza e filosofia di abitare, ma nel nostro Paese poi solo poche decine di progetti vedevano effettivamente la luce».

SOSTENIBILITÀ, ECONOMIA CIRCOLARE ED ENERGIA: BORGO ROSSINI E SYNOIKEŌ

Uno dei progetti più significativi di Homers è il cohousing Borgo Rossini, situato nell’omonimo quartiere torinese. Si tratta di un ex laboratorio per la lavorazione del marmo in fase di trasformazione: stanno infatti sorgendo sette alloggi con un cortile comune, con la riqualificazione partecipata degli spazi comuni situati nell’architettura industriale circostante. Il nuovo sistema costruttivo è totalmente in legno ed è denominato XLAM: «è il primo cohousing a Torino costruito interamente con questa tecnologia» spiega Giorgia Di Cintio.

«Si tratta di un sistema prefabbricato montato principalmente a secco, composto da pannelli strutturali che permettono alti livelli di prestazione energetica degli edifici. In generale, quando siamo nella fase di progettazione di una nuova struttura, in Homers cerchiamo sempre di prevedere che il bene in costruzione possa essere costruito con materiali che possano avere una seconda vita. Una riconversione ambientale seria degli edifici, già in fase di modellizzazione, deve prevedere che il materiale utilizzato non subisca un deterioramento a breve termine o al primo utilizzo dell’edificio: è un aspetto fondamentale del nostro lavoro e che caratterizza tutti i nostri progetti in Italia».

Se la nostra attività fosse replicata in altri luoghi d’Italia, si potrebbe creare una sorta di rete alternativa al mercato immobiliare tradizionale


Uno degli elementi che salta all’occhio nella mappatura dei cohousing in Italia realizzata da Homers e da HousingLab è la disposizione geografica: il progetto più a Sud è il Condominio solidale Freedom, in Toscana. Tutti gli altri sono disposti tra l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Veneto, il Piemonte e la Valle d’Aosta

La grande scommessa di Homers si chiama Synoikeō, che deve il suo nome dal greco συνοικέω ovvero “coabitare, vivere in una stessa città o casa”. Si tratta di un progetto, nato alla fine del 2020 ed in corso di svolgimento in partnership con Legambiente e FILLEA CGIL: un progetto di riuso di immobili dismessi pubblici e privati a fini abitativi con spazi di lavoro, produzione, servizio e cultura che sono condivisi e aperti al territorio.

Gli spazi sono realizzati con l’applicazione di standard di alta qualità energetica e costruttiva, con l’obiettivo di formare intorno alla comunità di cohousing una più estesa comunità energetica di quartiere, grazie alla collaborazione con Legambiente. «Gran parte dei progetti di cohousing hanno sede nel Nord Italia, ma le potenzialità di riconversione energetica degli edifici dismessi nel Sud Italia è stata uno dei fattori che ci ha spinti ad intraprendere questa nuova avventura» ci racconta Giorgia Di Cintio.

Homers1 1

Il progetto vede tra i suoi teatri di azione la Puglia, la Sicilia e la Campania, dove sono in corso delle ricerche per individuare alcuni immobili in disuso da destinare a nuovi cohousing, ma l’obiettivo è espanderlo in tutto il Sud Italia.
«Grazie ad un bando di Fondazione con il Sud, stiamo riconvertendo un ex convento nel cuore della Città vecchia di Taranto in un Hub sociale, dove insieme ad alcuni partner del territorio andremo a creare una serie di attività di animazione territoriale».

In questo contesto la collaborazione con CGIL riguarderà anche altri immobili del centro storico della città, con l’obiettivo di trasformarli in co-housing e sottrarli così agli attuali usi illegali di cui questi edifici individuati sono vittime, creando in questo modo anche nuove possibilità lavorative per le imprese edili locali. 

«Siamo in un momento di semina, ma aver rotto questa “linea gotica” che vedeva nascere i progetti di cohousing solamente in Nord Italia per noi ha un valore importante» conclude Matteo Robiglio. «In questi anni di lavoro non mancano le difficoltà, soprattutto in un settore complesso come quello immobiliare. Spesso però mi fermo a pensare e mi domando: qualcuno di noi, anche solo venti anni fa, avrebbe pensato che la domanda di cibo biologico e sano potesse arrivare ai livelli di oggi, che tra l’altro non sono ancora espressi a pieno potenziale? Credo se lo aspettassero in pochissimi. Continuando a lavorare e a seminare come stiamo facendo, continuo a sognare tra dieci anni una Homers diffusa in tutta Italia».

Ascolta l’audio integrale dell’intervista

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
MeWe: ecco perché il cohousing conviene, da tutti i punti di vista
MeWe: ecco perché il cohousing conviene, da tutti i punti di vista

Condiviviamo, il cohousing per over 65 che promuove l’invecchiamento attivo
Condiviviamo, il cohousing per over 65 che promuove l’invecchiamento attivo

A Bari un progetto di cohousing risponde all’emergenza abitativa con la condivisione
A Bari un progetto di cohousing risponde all’emergenza abitativa con la condivisione

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

L’aggressione della troupe del Tg3 e le altre novità da Libano e Gaza – #998

|

Ashoka presenta quattro nuovi protagonisti del cambiamento italiano. Ecco chi sono

|

Sulla necessità di conoscerci: la mostra Nuragica e la volontà di riscoprire la storia sarda

|

Soluzioni fai da te per stoccare acqua in caso di siccità

|

A Pollenzo si studia il cibo tra consapevolezza, piacere e conversione ecologica

|

Il punto sull’energia in Sardegna, fra comunità energetiche e speculazione

|

“Alter Eco”, un viaggio insolito e alternativo tra le vie della Vienna ecologica e culturale

|

Biennale della Prossimità 2024: la “rigenerazione” dei luoghi napoletani

string(8) "piemonte"