7 Giu 2022

Spara e mangia: la Regione Lombardia si schiera di nuovo al fianco dei cacciatori

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato un provvedimento che consente la cessione gratuita di capi di piccola selvaggina ad attività di ristorazione. Oltre a presentare troppe incognite, questa decisione aggrava ulteriormente la posizione di una regione e di un paese intero – l'Italia – già oggetto di numerosi richiami da parte delle autorità europee sul tema dei crimini contro gli uccelli selvatici.

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Lombardia - “Spara e mangia”, così è stata definita la proposta di legge approvata il 24 maggio dal Consiglio Regionale della Lombardia, che consente ai ristoranti di far consumare ai clienti alcuni piatti “tradizionali” a base di piccoli uccelli come la polenta e osei e lo spiedo bresciano.

«La nuova norma, il cui scopo ufficiale è la “valorizzazione della cultura e della tradizione lombarda dello spiedo bresciano di altri preparati a base di selvaggina”, è concepita per aggirare il divieto di vendita della selvaggina e consentirà ai cacciatori di cedere gratuitamente ai ristoranti o alle sagre gli esemplari uccisi durante la caccia: piccoli uccelli migratori dal peso di pochi grammi», spiega il WWF.

La Lombardia si conferma così una regione particolarmente incline ad assecondare gli interessi del mondo venatorio, come testimoniano le recenti modifiche – risalenti a un anno fa – alla Legge Regionale 26/93, che sono valse all’assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi e ai Consiglieri Regionali di maggioranza i ringraziamenti di Federcaccia “per l’attenzione e la sensibilità dimostrate rispetto alle tematiche venatorie“.

spara e mangia

Di ben altro tenore è stata la reazione della Lega per l’Abolizione della Caccia, secondo cui la Regione Lombardia «ha lavorato a beneficio di una minoranza armata che vede l’ambiente solo come “cosa” da depredare, con lo stipendio fornito dalla maggioranza dei Lombardi che la natura la vorrebbe protetta davvero. LAC non si fermerà, ci rivolgeremo a governo e altre sedi istituzionali».

Ma torniamo alla “spara e mangia”. “Secondo la legge approvata – spiega il Consiglio regionale – i cacciatori potranno cedere a titolo gratuito a ristoranti e a sagre fino a 150 capi all’anno di selvaggina piccola da utilizzare per la preparazione dello spiedo bresciano e altri piatti tradizionali lombardi, nel rispetto della disciplina comunitaria e nazionale in materia di tutela e divieto di cessione per fini commerciali di determinate specie di avifauna”, aggirando così le norme che vietavano il commercio e la vendita di avifauna cacciabile per fini commerciali.

Le associazioni ENPA, LAC, LAV, Legambiente, LIPU e WWF Italia ritengono che questo provvedimento «sia solo un trucco per eludere un divieto necessario a prevenire fenomeni di illegalità come il traffico illecito di uccelli morti e di richiami vivi, il furto di nidiacei o l’uccisione di specie protette. Tutti crimini di cui la Regione Lombardia detiene un triste primato, proprio a causa della domanda di uccelli selvatici alimentata dalla “tradizione” di cibarsi di questi animali».

La Lombardia si conferma una regione particolarmente incline ad assecondare gli interessi del mondo venatorio

Secondo le associazioni, il rischio è che questa norma crei i presupposti per la diffusione di un mercato sommerso di vendita di fauna selvatica occultata da donazione gratuita a danno degli imprenditori onesti e delle finanze pubbliche, aggravando inoltre l’onere a carico delle autorità pubbliche deputate al controllo.

È paradossale che l’approvazione della “spara e mangia” sia avvenuta proprio il giorno in cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di una legge lombarda che porta la firma dello stesso consigliere regionale autore della legge votata il 24 maggio, nella parte in cui impediva alle autorità di vigilanza il controllo sugli uccelli utilizzati come richiami vivi”.

«Ricordiamo – concludono le associazioni – che l’Italia è sottoposta a una particolare attenzione da parte della Commissione Europea proprio a causa del diffuso e grave fenomeno dei crimini contro gli uccelli selvatici e che il nostro Paese ha assunto precisi impegni volti ad adeguare il sistema normativo di prevenzione e repressione di questi fenomeni. È inammissibile che nelle regioni a più alto tasso di illeciti contro gli uccelli selvatici le istituzioni pubbliche non sappiano fare altro che emanare leggi e provvedimenti amministrativi di segno contrario rispetto all’obiettivo di tutela della biodiversità, oggi tradotto in principio fondamentale dell’ordinamento costituzionale».

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