18 Lug 2022

Cinghiali in città: esistono delle soluzioni etiche per risolvere il problema?

Scritto da: Valentina D'Amora

I cinghiali si muovono solitamente in gruppo, spesso con i cuccioli al seguito. A Genova si incontrano vicino ai cassonetti, sulle alture della città oppure sempre più spesso in spiaggia. Per molti questa presenza è vista come un problema da risolvere al più presto. Ma quali sono le soluzioni etiche? Ne abbiamo parlato con Francesco De Giorgio, biologo, etologo, naturalista, da tempo interessato alla filosofia antispecista.

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Genova - Li vedi passeggiare in sopraelevata, grufolare sul greto del Bisagno, fare un bagno al mare. Mentre prima era più raro incontrarli, oggi a Genova i cinghiali sono diventati animali selvatici molto presenti in territorio urbano. Il tema incendia l’opinione pubblica, divisa tra chi propone una sterilizzazione massiva e chi ironizza sul farne pappardelle al ragù. Dopo la notizia della donna morsicata in spiaggia pochi giorni fa proprio da un cinghiale, in tanti stanno invocando abbattimenti mirati per arginare le incursioni di questi animali.

«Bisogna accelerare il depopolamento con gli abbattimenti fuori dalla zona rossa per ridurre i rischi sanitari, stradali, ma anche il flagello costante dei danni alle colture», ha fatto notare Gianluca Boeri, presidente Coldiretti Liguria, ad altre testate. Il sindaco Marco Bucci invece è per la linea morbida: «Portarli via dalla città e riportarli nel loro habitat dovrebbe essere la cosa giusta», ha dichiarato nei giorni scorsi. «A me non interessa l’abbattimento, mi interessa che i cinghiali vengano posizionati nei boschi», ha spiegato. «Non è possibile averli qua e non sono solo io a dirlo: chiedete a qualunque cittadino se è favorevole alla presenza dei cinghiali nelle nostre strade».

Il primo punto da chiarire però è perché questi animali sono diventati degli habitué della città. Secondo l’etologo Francesco De Giorgio è stata proprio la pressione venatoria a creare confusione, rumore e rischi. Oggi per i cinghiali le aree urbane potrebbero paradossalmente risultare più tranquille rispetto ai boschi, con l’aggravante della maggiore facilità di reperire il cibo. Che fare allora? Ho voluto approfondire il tema con lui, per declinarlo da diverse prospettive.

francesco de giorgio etologo
Il biologo Francesco De Gregorio durante la presentazione di un suo libro
Cosa pensi di quanto accaduto la settimana scorsa a Genova?

Il cinghiale, così come il cavallo, quando esplora un oggetto o una persona usa la bocca. C’è chi si spaventa quando si sente tirato per la maglietta, in realtà non è un atteggiamento aggressivo, è un avvicinamento di conoscenza. Pur giudicando solo dalle foto pubblicate dai giornali, osservo che il morso di un cinghiale lascia un segno molto più profondo, la medicazione sarebbe stata diversa. Siamo noi umani a dover imparare a rapportarci con i selvatici in modo corretto. Anche un cane può mordere, ma sono casi anomali. E lo stesso vale per i cinghiali che, spontaneamente e per natura, non attaccano l’uomo.

E come vedi la soluzione proposta dal sindaco Bucci, quella di spostare i cinghiali nei boschi?

Penso che sarebbe una soluzione temporanea, perché va a creare un vuoto che verrebbe occupato da altre popolazioni di cinghiali. Oppure potrebbero essere proprio loro stessi a tornare. Va poi precisato che si parla di cinghiali, genericamente, mentre bisognerebbe riferirsi alle singole popolazioni. Nel Bisagno, per esempio, quel gruppo di cinghiali sente il greto come casa propria e lo presidia. Il punto è che con le maniere dolci oppure mediante la caccia, qualora venissero liberati, quegli spazi verrebbero nuovamente occupati: al momento il gruppo sta presidiando l’area e così facendo altri cinghiali se ne tengono alla larga.

Parli dei cinghiali come animali “cognitivi”: cosa intendi?

Ogni gruppo familiare, se non viene disturbato da attività venatorie che lo rende eccessivamente reattivo, riesce a vivere secondo le proprie regole, con il proprio costrutto sociale: sono animali cognitivi nel senso che agiscono con cognizione di causa. La cognizione animale è uno degli aspetti più importanti della vita di ogni animale. Ossia, un cinghiale, un lupo, un umano nascono con questa loro cognizione, una vera e propria conoscenza del mondo e di sé stessi.

Cacciare i cinghiali è sbagliato e rischia di aumentare, come accade per la peste suina, la diffusione di patogeni

Sia gli umani che altri animali la perdono crescendo a causa di educazione, pressioni sociali, famigliari, ma è qualcosa che appartiene alla nostra evoluzione biologica. Diversamente dall’intelligenza, la cognizione ha un raggio più ampio che non riguarda solo l’aspetto mentale ma anche fisico: le nostre mani sono cognitive, annusare è cognitivo, camminare in un determinato modo è cognitivo, cioè appartiene a qualcuno che agisce nel proprio mondo senza subirlo. La reattività invece è acquisita, ha spesso una base ansiosa, fa vivere il mondo reagendo su di esso automaticamente, senza viverlo davvero.

E chi parla di abbattimenti?

Cacciare i cinghiali è sbagliato e rischia di aumentare, come accade per la peste suina, la diffusione di patogeni. In una battuta di caccia al cinghiale si crea un’enorme confusione, tra cani e umani che entrano nel bosco: rispetto al lupo, che quando entra in un territorio è quasi invisibile, in una braccata non si instaura alcun dialogo. Al contrario c’è invece molta reattività, il che porta gli animali spaventati a spostarsi percorrendo lunghe distanze e diffondendo, allo stesso tempo, i patogeni.

Da tempo si discute anche dei cinghiali del Bisagno…

Io quel gruppo di cinghiali l’ho visto e ne ho osservato i comportamenti: loro non si considerano selvatici, ma semi-domestici e lì si sentono a casa. Per questo si potrebbe creare una riserva a loro dedicata, un territorio franco che potrebbe assumere anche un valore educativo all’interno della città dove possano continuare a vivere una vita semi-domestica. In altri paesi del mondo, mi viene in mente il Texas, si sta sperimentando un anticoncezionale naturale da distribuire sul territorio e che potrebbe ridurre di tanto le nascite.

cinghiali bisagno
Alcuni cinghiali nel Bisagno
La soluzione è quindi una convivenza tra animali umani e selvatici?

L’educazione e una rivoluzione culturale sono certamente una soluzione, ma a lungo termine. Così come la convivenza con la nostra stessa animalità, che abbiamo alla nascita e perdiamo nel tempo, durante i processi educativi. Incontrare di nuovo questo aspetto di noi ci porta a vivere il mondo che ci circonda con maggiore cognizione di causa, come dicevo prima.

A breve termine invece, se si vuole contenere il numero di questi animali, può essere opportuno creare delle fasce cuscinetto intorno alle città dove la caccia non è consentita, in modo da stabilizzare la situazione. Un’altra opzione è quella che ho visto attuata a Imperia: nelle vie dello shopping sono stati installati degli altoparlanti con richiami di falchi e di poiane per allontanare i piccioni. Allo stesso modo si potrebbero collocare nei pressi delle spiagge, con il verso di un lupo.

Anche in Toscana, un viticoltore che produce Chianti, per evitare che i cinghiali entrino nelle vigne, ha installato lungo tutte le recinzioni degli apparecchi che generano ultrasuoni che infastidiscono esclusivamente i cinghiali, non le persone o altri animali. E ha funzionato. Se è vero che la tecnologia da una parte ci intimorisce, dall’altra ci consente di essere più etici. Quindi perché non orientarsi sulle nuove tecnologie per spostare lo sguardo un po’ più in là?

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