13 Lug 2022

Ecco la mappatura del fotovoltaico: i sindaci si uniscono per la transizione energetica

L'ANCI Emilia Romagna ha scritto ai sindaci proponendo di mappare i "giacimenti di fotovoltaico comunale” ovvero l'insieme degli impianti già attivi e delle superfici su cui potrebbero essere creati. Un'iniziativa che può dare un segnale politico forte sulla strada che i Comuni possono intraprendere per la transizione ecologica. Abbiamo intervistato Luca Vecchi, Presidente di Anci ER e Sindaco di Reggio Emilia, promotore dell’iniziativa.

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Reggio Emilia, Emilia-Romagna - Una delle tante cose che abbiamo capito in questi ultimi, folli, due anni e mezzo è che affidare la transizione energetica esclusivamente agli umori volatili dei mercati è un grave errore. Serve il contributo della politica e di un’attenta pianificazione. Che però spesso non arriva, persa in un cortocircuito per cui più aumentano le emergenze, più tendiamo ad attuare soluzioni rapide ed estemporanee, che alla lunga rischiano di aggravare il problema.

Eppure, pianificare la transizione è possibile, e lo dimostra l’iniziativa dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) Emilia-Romagna, che ha inviato una lettera a tutti i sindaci della regione proponendo l’avvio di un’attività di rilevazione dei “giacimenti di fotovoltaico comunale”, ovvero degli impianti già attivi e delle superfici su cui potrebbero essere creati.

Una specie di mappatura del fotovoltaico, che mostri lo stato attuale e la potenzialità delle installazioni future e permetta una più attenta pianificazione, con l’obiettivo di dare un segnale forte e di cominciare a programmare un futuro meno dipendente dalle energie fossili e dalle fluttuazioni del mercato dell’energia. Abbiamo intervistato Luca Vecchi, Presidente di Anci ER e Sindaco di Reggio Emilia, che assieme a Monica Cinti, delegata Anci ER alle politiche ambientali e coordinatrice del Gruppo di Lavoro Ambiente, ha promosso l’iniziativa.

luca vecchi
Luca Vecchi
Come è nata questa iniziativa? Da quali esigenze?

Da ben prima della guerra in Ucraina, quando è iniziato l’aumento folle del costo dell’energia, mi sono allarmato e ho proposto ai Sindaci iniziative simboliche per portare all’attenzione il problema. Spegnere un monumento come abbiamo fatto in tutta Italia non risolve nulla, ma aiuta la collettività a riflettere sul fatto che l’energia – che tutti consideriamo sempre disponibile, abbondante e a buon prezzo – andava urgentemente inquadrata sotto un’altra luce. In quella fase il focus poteva essere solamente garantire le risorse per non ridurre i servizi erogati dai Comuni.

Ora è più chiaro che, anche se il Governo deve continuare tutt’ora a erogare queste risorse per garantire continuità di servizi ai Comuni e intervenire sulle bollette di famiglie e imprese, così non può continuare. Ogni livello istituzionale deve fare la propria parte e passare a proposte il più possibile concrete. I Comuni però non hanno alcuna competenza sul mercato energetico, non possono nulla sulla diversificazione delle fonti e se anche ricoprono di fotovoltaico il proprio patrimonio hanno un impatto meno che residuale. Ma un segnale politico, quello sì possono inviarlo. L’unica energia che ci rende indipendenti è quella rinnovabile.

Ridurre la nostra dipendenza dall’estero è la direzione che vorrei che i Comuni riuscissero a indicare con forza alle proprie famiglie e imprese. Da qui il concetto di “giacimento di fotovoltaico”. Ne abbiamo tutti di giacimenti: il pubblico, le imprese e le famiglie. Dobbiamo diventarne consapevoli e responsabilmente cominciare a sfruttarli. L’energia è e sta diventando sempre di più anche una questione locale, perché le rinnovabili si fanno diffuse sul territorio.

Che risposta c’è stata da parte dei sindaci fin qui?

Aspettarsi una risposta visibile in tempi brevi non è realistico, ma so per certo che molti Comuni da tempo stanno ragionando in questi termini. Forse il cambio di passo è che l’attività di “ricerca” delle superfici può assumere carattere più continuativo e prioritario invece di essere un’attività episodica, legata alla maggiore o minore sensibilità di alcuni o alla pressione di eventi esterni. Sembra facile individuare le superfici di propria proprietà, ma riuscire a caratterizzarle adeguatamente, verificare l’assenza di vincoli, la reale possibilità tecnica di installare un impianto, è cosa più complessa di quanto si pensi. Avviare il processo è importante ed è il segnale che ho voluto dare.

fotovoltaico
Che impatto vi aspettate di ottenere?

Confido che si riesca a incidere su diversi piani. In primis quello di traino di altri soggetti. Il Comune – lo ripeto ancora – di fronte all’energia ha un margine molto limitato di intervento. I propri consumi e la propria capacità di produrre energia rinnovabile sono ben poca cosa rispetto alle esigenze del territorio.

Ma quello che mi interessa è indicare la direzione verso cui andare, che è il ruolo della politica, di chi governa e ha la responsabilità di cura amministrativa pro-tempore di una porzione del territorio che è fatto di famiglie, soggetti pubblici, imprese piccole e grandi e agricoltori che con la loro attività quotidiana possono modificare in modo strutturale il sistema energetico. E anche l’Europa conta sui Comuni: con l’iniziativa del Patto dei Sindaci intende proprio responsabilizzare le comunità locali per tramite dei suoi rappresentanti in Consiglio comunale.

Le rinnovabili e le scelte di consumo sono l’unico modo in mano a ognuno di noi per farlo. Sicuramente non risolviamo tutti gli enormi problemi che abbiamo oggi con l’energia, con il clima, le tensioni economiche e sociali che ne derivano, ma un contributo rilevante può concretizzarsi se collettivamente individuiamo una direzione e la perseguiamo con determinazione. Il tessuto socio-economico di un territorio si sviluppa e si trasforma sulla base della condivisione di una visione: oggi la partecipazione all’economia energetica da parte di tutti è una possibilità concreta disegnata dalle norme europee e dalla legislazione italiana, e ne dobbiamo cogliere in fretta tutte le opportunità.

Avete ricevuto interesse da parte di altre regioni? Pensate che altri possano prendere spunto?

Ogni territorio ha la sua storia e le sue logiche di funzionamento e potrà valutare se cogliere lo spunto che ho voluto dare o scegliere altri fronti su cui intervenire. Non c’è e non basta una soluzione, ma tante soluzioni insieme possono concorrere a risolvere i molti problemi nei quali siamo immersi, tra cui oggi emerge con crescente rilevanza anche quello energetico e che sappiamo essere poi la causa profonda di molti altri. Questa proposta è solo un modo per rendere maggiormente protagonisti i Comuni, ma sono tantissime le cose da fare e ognuno deve scegliere di concentrarsi su quelle alla sua portata.

L’energia è e sta diventando sempre di più anche una questione locale, perché le rinnovabili si fanno diffuse sul territori

Le forze amministrative e tecniche dei Comuni non sono infinite, anzi sono fiaccate da anni di blocco delle assunzioni, invecchiamento del personale, tagli di risorse e di emergenze che si sono sovrapposte l’una all’altra. Molti colleghi Sindaci in tutta Italia stanno operando nella quotidiana fatica amministrativa per fare del loro meglio. A loro dico che in tutti i momenti di grande cambiamento come questo serve ri-orientare le priorità, aprire nuove dimensioni dell’agire amministrativo e provare a ispirare la collettività, senza ansie da prestazione su singole azioni che possono pagare sul piano della visibilità, ma essere poco rilevanti sul piano del cambiamento che vogliamo ottenere.

Quali saranno i prossimi passi?

Ci sono alcune nuove prospettive che arrivano dal recepimento delle normative europee sulle comunità energetiche. Lo scenario applicativo non è ancora totalmente definito, ma è un ambito in cui i Comuni possono giocare un ruolo di supporto e facilitazione delle proprie comunità e stimolare lo sviluppo della produzione di energia rinnovabile a livello locale. Penso che nell’immediato questo possa essere uno dei ruoli che ANCI può svolgere nella nostra regione e nel resto del Paese.

C’è un grandissimo potenziale territoriale ancora da esprimere e molti cambiamenti culturali che vanno stimolati, basti pensare al tema dell’agrivoltaico o alla trasformazione dei nostri sistemi di mobilità. C’è tanto lavoro da fare nei territori, che richiede una rinnovata capacità di dialogo tra istituzioni locali e comunità, una ritrovata attenzione al medio e lungo periodo, il superamento di certe polarizzazioni estreme e controproducenti. Rimbocchiamoci tutti le maniche e riusciremo a superare i momenti di crisi costruendo un futuro più sicuro e giusto da consegnare alle prossime generazioni.

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