4 Ago 2022

Vi spieghiamo la filosofia di NaturaSì, dalla biodinamica al giusto prezzo per i contadini – Io Faccio Così #360

Scritto da: Paolo Cignini

Molti conoscono una delle catene di negozi biologici più diffuse in Italia, ma pochi sono al corrente della storia e soprattutto della filosofia da cui prende origine NaturaSì. Ce le siamo fatte raccontare dal Presidente Fabio Brescacin, che si è soffermato su temi chiave come la sostenibilità dell'agricoltura, un trattamento equo dei contadini, l'importanza della creazione di una cultura ambientale e l'approccio meritocratico che caratterizza la politica aziendale del marchio.

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Treviso, Veneto - Agricoltura: biologica, biodinamica ma soprattutto sana e attenta alla fertilità del suolo. Cultura ed educazione grazie a una scuola che da la possibilità di conseguire il primo diploma riconosciuto a livello statale in agricoltura biologica e biodinamica. Nuova concezione dell’economia, che non metta al centro solo il profitto e che sia attenta alla giusta remunerazione per chi il cibo lo produce.

Sono questi gli aspetti chiave che emergono dall’incontro con Fabio Brescacin, attuale Presidente di EcorNatura Si, che è oggi una società per azioni di proprietà della Libera Fondazione antroposofica Rudolf Steiner e che conta millecinquecento dipendenti, circa trecentosessanta punti vendita, con collaborazioni attive con oltre trecento aziende agricole sparse nel territorio italiano. Un incontro che per certi versi si rivela sorprendente, i cui punti salienti sono riportati nel video che trovate qui sotto.

Lo è perché, anche agli occhi del sottoscritto, era sfuggito il fatto che NaturaSì non fosse solamente un supermercato che vende cibo sano proveniente da agricoltura biodinamica e biologica. Allo stesso tempo infatti è un curioso ecosistema umano che gestisce la leadership basandosi sulla meritocrazia e non sull’ereditarietà.

Ma è anche un progetto imprenditoriale che investe gran parte dei suoi utili in progetti culturali e che mette l’educazione al centro del proprio operato, arrivando a fondare appunto una vera e propria scuola, la Libera Scuola Steiner Waldorf “Novalis” a San Vendemiano, vicino a Conegliano, in Veneto. Inoltre, Natura Si punta a coinvolgere sempre di più il consumatore come parte attiva di questo mondo e dei principi e degli obiettivi che lo ispirano nella sua azione.

UN PO’ DI STORIA

È una storia di crescita costante, quella di NaturaSì. È il 1985 quando, a Conegliano in Veneto, nasce un piccolo negozio di prodotti biologici chiamato Ariele. L’obiettivo di quel gruppo di precursori, di cui Brescacin faceva parte, era quello di garantire dei prodotti agricoli coltivati nel pieno rispetto della natura, del suolo, della terra e dell’Uomo.

«Sapevo fin dall’inizio che il biodinamico era la mia strada», racconta Brescacin. «Quando iniziammo, lo facemmo perché avevamo capito che un modo di fare agricoltura che non si prendesse cura del suolo e della sua fertilità e che fosse incentrato solamente sulla chimica poteva avere vantaggi nel breve periodo, ma avrebbe fatto sentire il suo costo e le sue conseguenze nel lungo periodo. Con il passare del tempo, oltre a coltivare prodotti, abbiamo coltivato relazioni tra le persone».

Un passaggio importante arriva nel 1987, con la fondazione da parte di Ariele, insieme a una piccola azienda di Biella, di una cooperativa agricola chiamata San Michele, oggi una vera e propria società agricola che gestisce due aziende agricole. Il nome NaturaSì si sente per la prima volta nel 1992. Dopo una serie di passaggi arriviamo alla situazione attuale, quella di una società per azioni con appunto trecentosessanta punti vendita aperti e millecinquecento dipendenti.

LA FONDAZIONE E I SUOI SCOPI

I fondatori di NaturaSì hanno voluto dare un chiaro segnale sin dall’inizio: il gruppo non può essere mosso solo da ideali privatistici e la priorità è proteggere la missione dell’azienda e i punti cardine su cui si fonda. A questo scopo nasce la Libera Fondazione antroposofica Rudolf Steiner, ancora oggi socio di maggioranza di NaturaSì. «Abbiamo sempre voluto mantenere lo spirito originario: per noi cibo sano, cultura della terra e del suolo e sviluppo di un modello economico che non sia prettamente individualista, ma che guardi al bene comune, sono valori imprescindibili», spiega Brescacin.

«Per questa ragione abbiamo donato tutto il lavoro di questi anni e le nostre azioni alla Fondazione, che saprà guidare la sorte di NaturaSì a prescindere dalle nostre biografie. Oltre a questo, abbiamo voluto sganciare la direzione di NaturaSì dall’ereditarietà; questo significa che non saranno automaticamente i nostri figli e le nostre figlie, in futuro, a guidare l’azienda, ma sarà la Fondazione a designare chi, dimostrando i meriti, guiderà il gruppo in futuro».

naturasi 1

La Fondazione naturalmente è risultata decisiva per sostenere la nascita, la crescita e la stabilizzazione della scuola e della società agricola, progetti che oggi hanno una loro autonomia economica, ma che non sarebbero stati possibili senza un adeguato investimento degli utili di NaturaSì. «Ho sempre saputo che la biodinamica sarebbe stata la mia strada. La Fondazione prende il nome di Steiner perché in lui e nella sua opera abbiamo trovato i diversi riferimenti sui temi dell’agricoltura e dell’economia, fino alla visione stessa della proprietà. La biodinamica non è solamente una tecnica agricola: è una visione del mondo, molto legata alla pratica. Noi, grazie anche a essa, ci abbiamo creato un’azienda».

GIUSTO PREZZO E RUOLO DEI CONSUMATORI

A più riprese, durante l’intervista, Fabio Brescacin pone l’attenzione sul tema del prezzo e del giusto prezzo. Ho raccolto, nel corso del tempo, diverse impressioni legate a NaturaSì: molte persone, spesso anche consapevoli dei temi agricoli e attente nella scelta delle materie prime, la reputano troppo cara. Si è diffusa nel corso del tempo l’idea – che, a dirla tutta, non è solo legata a NaturaSì – che il biologico e il biodinamico siano principi bellissimi ma, purtroppo, riservati solamente ai più ricchi.

Brescacin ci racconta che «su questo punto ho visto cambiare, e di molto, la consapevolezza nel corso degli anni. Effettivamente quando iniziammo come Ariele nel 1985, tendenzialmente compravano i nostri prodotti medici e insegnanti o comunque persone con una fascia di reddito medio alto. Nel corso del tempo ho visto mutare questa dinamica e oggi anche persone che non sono ricche, ad esempio i sempre citati pensionati, fanno spesa nei nostri diversi punti vendita». Purtroppo la questione del prezzo che accennavamo si scontra con uno dei punti cardine di NaturaSì e del suo fondatore: la giusta remunerazione per gli agricoltori.

Letteralmente vogliamo sempre più fare in modo che il denaro sia solo uno strumento e che si trasformi in pane

«Mi rendo conto che possiamo sempre fare di più per rendere più accessibili i nostri prodotti, almeno quelli essenziali per l’alimentazione – spiega Brescascin – ma questo non può e non deve significare una riduzione della qualità del cibo che offriamo. Su questo punto non possiamo mediare. Così come non possiamo mediare sul tema del giusto prezzo da pagare agli agricoltori».

Produrre in biodinamico e in biologico è affascinante ma anche molto impegnativo in termini di risorse, umane e materiali, da impiegare: «Dove viene pagato poco l’agricoltore – prosegue il fondatore – prospera lo sfruttamento, non solo del lavoratore ma anche della terra e del suolo, che vengono abbandonati dopo pochi anni. Noi dobbiamo fare la nostra parte, ma è anche vero che continuare a pagare troppo poco il cibo è un’aberrazione del mercato che non ci fa vedere la reale natura delle cose». 

Per cercare di ovviare a questa situazione, potentemente aggravata dalla crisi del prezzo delle materie prime, dalla siccità e dai cambiamenti climatici in generale, NaturaSì ha da pochi giorni ideato un nuovo strumento. Si tratta di un prestito obbligazionario da dieci milioni di euro a sostegno degli agricoltori bio, remunerato con un tasso del tre per cento netto annuo. La particolarità è che l’investimento sarà remunerato in cibo, mentre la quota in denaro investita – che parte da un minimo di 2500 euro – sarà restituita dopo quattro anni.

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«Abbiamo sempre reputato necessario pagare un prezzo adeguato agli agricoltori, però questo non è sufficiente, perché l’agricoltura ha bisogno di tempi lunghi per il ritorno dagli investimenti, avendo un gap finanziario strutturale», spiega Brescacin. «Noi proviamo a dare una risposta con questo prestito obbligazionario a sostegno degli agricoltori, nato in collaborazione con Banca Etica, e chiediamo un aiuto ai nostri consumatori e non per realizzarlo, investendo una parte dei propri risparmi personali su questo progetto».  

Rispetto al totale dei dieci milioni richiesti, circa cinque milioni saranno utilizzati per finanziare i fabbisogni e gli investimenti delle aziende agricole legate a NaturaSì, quattro milioni saranno destinati allo sviluppo di attività di trasformazione dei prodotti delle diverse aziende e il milione rimanente sarà destinato alla formazione dei giovani agricoltori, fondamentale sul tema del biologico e del biodinamico.

«Letteralmente vogliamo sempre più fare in modo che il denaro sia solo uno strumento e che si trasformi in pane – conclude Brescacin – perché uno degli aspetti che mi rende più orgoglioso di questi trentasette anni di lavoro in NaturaSì, ed il motivo per cui ho deciso di investire la mia vita in questo progetto, è vedere che intorno al cibo si possono costruire delle comunità di persone. L’agricoltura non è fine a sé stessa, ma se fatta con certi criteri coltiva relazioni».

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