5 Ago 2022

Nasce la Scuola Nazionale di Pastorizia per un rilancio delle aree interne e montane

Scritto da: Lorena Di Maria

Valorizzare una professione rendendo protagoniste le giovani generazioni: è questa la sfida della Scuola Nazionale di Pastorizia, progetto a lungo termine che intende rilanciare un settore riscoprendo l'antico mestiere del pastore. In Piemonte, Lombardia, Sardegna e Toscana questa scuola innovativa diventerà presto realtà, seguita dalle Regioni che crederanno nella possibilità di un rilancio delle aree interne.

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Cuneo, Verbania - Ricordo le camminate in montagna che facevo quando ero piccola. Le soste tra gli alpeggi, le case in pietra e il lento passaggio delle mucche che scandivano il passo al ritmo del suono dei campanacci. In quelle giornate di cui ancora ricordo il profumo dell’aria fresca, c’era una figura sempre presente che appariva ai miei occhi un guardiano del territorio: il pastore. Totale dedizione e forza di spirito: queste terre per lui erano casa e nessuno sembrava conoscerle meglio. E il suo essere un tutt’uno con la montagna non poteva che darmi la certezza di quanto la sua presenza fosse essenziale per la vita stessa delle terre alte.

PASTORI, GUARDIANI DELLE MONTAGNE

La pastorizia è un’attività tradizionale molto antica che nel paesaggio montano ha lasciato una traccia più profonda di quanto pensiamo. Oggi in molte realtà italiane, soprattutto nelle aree interne, montane e insulari, svolge ancora un ruolo di vero e proprio presidio territoriale. Con la sua presenza radicata e diffusa contrasta i crescenti fenomeni di degrado, valorizza la biodiversità, aiuta a ridurre i rischi idro-geologici e offre una forma sostenibile e autonoma di lavoro e reddito, sostenendo la micro economia locale.

Scuola di Pastorizia1
Foto tratta da Pixabay

Insomma, la pastorizia di montagna contribuisce a tenere vivi e produttivi territori che altrimenti finirebbero in uno stato di abbandono. Tanto per fare un esempio, la semplice pratica della transumanza, inserita dal 2019 nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dall’Unesco, ne è una testimonianza significativa. Purtroppo oggi questa attività millenaria si sta perdendo e soffre il ricambio generazionale con conseguenze negative sulle aziende pastorali, sul mondo del lavoro e sulle filiere locali. Allora, come valorizzala?

UNA SCUOLA DI PASTORIZIA

È chiaro che questo settore presenta ampi margini di sviluppo e diffusione e quello del pastore è un mestiere – anzi, il mestiere – che nelle aree interne oggi è protagonista di una rivoluzione. Per affrontare le tante e importanti sfide che le aree interne si trovano davanti, è nata la SNAP – Scuola Nazionale di Pastorizia, destinata a formare giovani pastori o “aspiranti pastori”, nonché figure specializzate interessate a investire nelle aree interne o insulari del Paese.

È chiaro che questo settore presenta ampi margini di sviluppo e diffusione e quello del pastore è un mestiere – anzi, il mestiere – che nelle aree interne oggi è protagonista di una rivoluzione. Per affrontare le tante e importanti sfide che le aree interne si trovano davanti, è nata l’idea di una Scuola Nazionale di Pastorizia come base capacitante di progetti innovativi in grado di dare concretezza alla visione di nuovi modelli evolutivi che rivisitino il ruolo di presidio sociale e produttivo della pastorizia per la vitalità delle aree interne e montane e il riconoscimento della loro centralità nel garantire uno sviluppo sostenibile e territorialmente equo del nostro paese. Si tratta di un prospettiva ambiziosa, innovativa che nasce oggi per mantenere una visione di lungo periodo.

In coerenza con la visione della SNAP nasce il progetto Formazione e Accompagnamento per Giovani Pastori (GP), destinato a formare giovani pastori o “aspiranti pastori”, nonché figure specializzate interessate a investire nelle aree interne o insulari del Paese. Si tratta di uno spin-off della ricerca-azione “Giovani Dentro”, voluta dall’Associazione Riabitare l’Italia per investigare le prospettive e i bisogni dei giovani delle aree interne. Una parte dei posti sarà riservata a territori lombardi e piemontesi. Il progetto è promosso da Riabitare l’Italia e da Crea, e finanziato da Fondazione Cariplo, con la collaborazione di Agenform e della cooperativa NEMO – Nuova Economia in Montagna.

Per saperne di più ne parliamo con quattro esperti coinvolti nel progetto che ci offrono una panoramica complessiva: sono Daniela Storti responsabile scientifica del progetto, esperta ricercatrice del CREA e membro di Riabitare l’Italia; Luca Battaglini, professore ordinario di Scienze e Tecnologie animali presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino, Francesco Di Meglio, fondatore della cooperativa Nemo – Nuova Economia in Mmontagna e Mia Scotti, project manager del progetto GP per il CREA ed esperta in politiche e progetti per lo sviluppo territoriale.

Scuola di Pastorizia
Foto tratta da SNAP – Scuola di Pastorizia
VALORIZZARE IL SETTORE DELLA PASTORIZIA: UN CAMBIO DI PARADIGMA

Come ci spiega Luca Battaglini, in Italia troviamo diverse espressioni di pastorizia: «In alcuni territori abbiamo una pastorizia più “nomade” che ha una valenza ecologica importante e che coinvolge grandi greggi che si spostano senza fissa dimora. Diversamente, nelle valli del Piemonte come nel cuneese troviamo una pastorizia più circoscritta e stanziale. Ancora diverso è il discorso se parliamo di pastorizia sugli appennini o nei territori insulari».

Tante declinazioni di pastorizia quanto numerose sono le valli in cui viene praticata. «Abbiamo avuto purtroppo una serie di impoverimenti sui territori alpini o appenninici: riduzione delle aziende, abbandono dei territori e perdita di biodiversità. Grazie al ritorno di una pastorizia qualificata e formata è possibile rigenerare questi territori e rilanciarli in chiave turistica e culturale».

Un problema diffuso che non possiamo ignorare è che oggigiorno i pastori sono figure marginali che non riescono in alcun modo a far sentire la propria voce. Tanto che ad oggi questa professione è sempre più svolta da stranieri che svolgono lavori poco pagati e precari. La scommessa della SNAP è rendere i futuri pastori nuovamente protagonisti, incentivando scelte imprenditoriali e ridando valore a questo ambito professionale.

LA VERA SFIDA È INNOVARE

«L’attuale sistema di governance oggi appare inadeguato a gestire lo sviluppo. Chi si avvicina alla pastorizia mette al centro il concetto di “cura” più che un’idea di profitto. Queste persone però risultano spesso spaesate e se cercano un riferimento nelle organizzazioni professionali e nella formazione classica e istituzionalizzata non trovano un riscontro. Accade quindi che giovani interessati o già attivi nel mondo della pastorizia non si sentano riconosciuti e finiscano per abbandonare il percorso intrapreso».

Ciò che appare subito chiaro è che la SNAP sia prima di tutto un approccio, un nuovo modo di concepire lo sviluppo del territorio

 A differenza di altri paesi come Spagna o Francia, dove esistono specifici percorsi formativi, in Italia non vi sono scuole dedicate al mestiere del pastore. In pratica la formazione in Italia è contingente a corsi o proposte formative frammentate e dipendenti da specifici finanziamenti. Per questo la SNAP vuole offrire una formazione strutturata che da un lato offra nuove opportunità ai giovani e dall’altro abbia delle ricadute sui territori considerati “marginali”.

I PROGETTI PILOTA IN PIEMONTE, LOMBARDIA, TOSCANA E SARDEGNA

Il progetto nasce con un respiro nazionale e oggi sta mettendo piede in diversi territori: Piemonte e Lombardia con Riabitare l’Italia e il CREA, in Sardegna grazie all’iniziativa del GAL Anglona-Coros di una Scuola Sarda di Pastorizia e, in Toscana, nel territorio del Casentino, nell’ambito del progetto Progetto Life ShepForBio.

Tutte esperienze che vedono nell’originario gruppo dei promotori della SNAP e del lavoro di approfondimento fatto a livello nazionale con il coinvolgimento di esperti di tutto il territorio nazionale (diverse università italiane, centri di ricerca pubblici e privati, associazioni di pastori tra cui, in maniera determinante, Rete Appia), il filo rosso che lega queste prime sperimentazioni – ci auguriamo le prime di tante altre – da nord a sud di Italia. A partire dal modello nazionale ogni progetto si svilupperà sulla base delle necessità del contesto territoriale e in virtù delle diverse sfide della pastorizia locale.

Daniela Storti, coordinatrice per il CREA del progetto “Formazione e Accompagnamento per Giovani Pastori” (Piemonte e Lombardia) ci dice chi sono i futuri pastori e ci spiega che «la gran parte dei giovani che si è candidata a questo progetto è molto giovane, alcuni hanno anche vent’anni. I futuri pastori sono giovani che si trovano a un bivio nella vita, che hanno finito gli studi, che avevano intrapreso un percorso lavorativo diverso e si sono sentiti attratti da questo mondo, sono figli interessati a portare avanti la tradizione di famiglia».

Ciò che appare subito chiaro è che la SNAP sia prima di tutto un approccio, un nuovo modo di concepire lo sviluppo del territorio a partire da attività che passano dalla consulenza alla formazione. Una possibilità concreta per “riaccendere la miccia” e superare l’attuale modello di governance che nel gestire l’innovazione sociale sui territori appare inadeguato e obsoleto. Perché, come mi viene spiegato, «i giovani che si avvicinano alla pastorizia sono coloro che possono fare la differenza come innovatori sociali».

Scuola di Pastorizia2
Foto tratta da Unsplash
UN MODELLO DIVERSO DI SCUOLA: ITINERANTE, MODULARE E INTERATTIVA

Possiamo definire la SNAP con tre parole: modulare, itinerante e interattiva. Come ci spiega Francesco Di Meglio, «modulare, perché il progetto originario che abbiamo pensato come SNAP può essere reinterpretato sui diversi territori. Per questo abbiamo definito dei moduli stagionali che dipendono da regione a regione e da valle a valle». I moduli formativi, ad esempio, sono concepiti anche come workshop residenziali, oltre che come percorsi online, e sono articolati in sessioni stagionali che comprendono momenti teorici, pratici e di stage in azienda.

La scuola è poi itinerante perché nasce, sì, con un respiro nazionale ma può essere realizzata ovunque, in qualsiasi momento. «Ci stiamo spostando nei diversi contesti per adattarla alle specificità dei territori locali, sia affiancando attori impegnati nell’ambito e sostenendo progettualità già in essere che usufruendo delle strutture ospitanti disponibili oltre che sostenendo la necessità di un coinvolgimento diretto delle aziende locali».

Infine, la scuola sarà interattiva poiché fondata attraverso il dialogo continuo con i diversi attori del territorio: «in Piemonte e più precisamente in Valle Stura ci sono due importanti enti come il Consorzio Escaroun di tutela della pecora sambucana e l’Ente Aree Protette delle Alpi Marittime che include il Parco Alpi Marittime che devono essere considerati. Noi intendiamo coinvolgerli per chiedere loro in che modo si può valorizzare il territorio o indagare il rapporto con il selvatico, organizzando dei momenti di confronto sulle strategie, ad esempio verso la gestione del gregge».

Itinerante, modulare e interattiva sono tre caratteristiche che rendono la SNAP innovativa e capace di rifondare il nostro concetto di “formazione”. La metodologia utilizzata nel suo progetto ci racconta Daniela Storti è la peer education: «parliamo di “educazione tra pari” dove il formatore è un facilitatore, non è colui che porta la conoscenza». Di certo un metodo educativo che ha grandi potenzialità ma che oggi è ancora scarsamente applicato in Italia.

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Foto tratta da Unsplash
LA SCUOLA DI PASTORIZIA IN PIEMONTE E LOMBARDIA

Partirà il 26 settembre il progetto “Formazione e Accompagnamento per Giovani Pastori”, l’esperienza piemontese e lombarda, destinata a 15 “aspiranti pastori” provenienti da tutta Italia. I territori coinvolti saranno la provincia di Cuneo, il Verbano Cusio-Ossola e l’Oltrepò Pavese. Attraverso l’iniziativa, i candidati selezionati parteciperanno gratuitamente a tre settimane di formazione sulla pastorizia (di cui due in presenza e una online) come opportunità di sviluppo sostenibile per le aree montane.

Mia Scotti ci spiega che «le prime due settimane sono dedicate ai temi del pascolo estensivo e coinvolgeranno delle “aziende tutor” che porteranno i (presenti o futuri) pastori a conoscere gli allevamenti, a confrontarsi sulle sfide e sulle difficoltà ma anche sulle potenzialità del loro mestiere. La seconda settimana sarà dedicata alla caseificazione e commercializzazione dei prodotti. La terza settimana verterà su temi più generali: la sostenibilità, i servizi ecosistemici, il valore dell’agricoltura come risorsa economica e di sviluppo locale».

Il progetto in partenza a settembre garantirà la copertura gratuita dei costi di vitto e alloggio per il periodo di permanenza in loco. Si appoggia operativamente ad aziende tutor in Valle Stura di Demonte e ai laboratori di Moretta di Agenform che accompagneranno i partecipanti che qui avranno la possibilità di creare reti di scambio e conoscenza reciproca.

Come ci spiega Daniela Storti, «non possiamo pensare che con questi progetti cambiamo il mondo in un giorno. Possiamo però convincerci che ci sono giovani che hanno lo sguardo verso soluzioni innovative e se noi li sosteniamo, possiamo davvero realizzare un cambiamento nei territori interni e montani».

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