6 Set 2022

Cittadini Sostenibili: “Ecco perché è il momento di dire basta alle pubblicità inquinanti”

Scritto da: Valentina D'Amora

Smettere di "normalizzare" i combustibili fossili ci aiuterà a fare qualcosa di concreto contro l'emergenza climatica in atto? Secondo l'associazione Cittadini Sostenibili sì, per questo appoggia la petizione europea portata avanti da Greenpeace, un importante strumento di democrazia.

Salva nei preferiti

Genova - “Le multinazionali dell’auto, del trasporto aereo e i colossi energetici come Eni e Shell continuano indisturbate a farsi pubblicità, mentre immettono nell’ambiente enormi quantità di CO2, inquinano l’aria e generano un rischio per la nostra salute e per il Pianeta. E pensano di continuare a farlo”. Questo è il messaggio che vuole diffondere la nuova campagna di Greenpeace, il cui obiettivo è quello di trasformare in legge il divieto alle pubblicità fossili in tutta Europa.

Perché vietare spot e pubblicità dei produttori di tabacco e non fare la stessa cosa contro le aziende più inquinanti del mondo? Stop alle pubblicità delle aziende inquinanti non è una semplice petizione, ma un ECI, una European Citizen Initiative in scadenza a ottobre: forse non tutti sanno che si tratta di uno strumento ufficiale di partecipazione diretta alla politica dell’Unione Europea. Questo significa che se la petizione raggiunge l’obiettivo di un milione di firme la Commissione Europea dovrà discuterne in Parlamento, con tanto di votazione.

Perché allora non diventare parte attiva di questa iniziativa dal basso? Ne ho parlato con Andrea Sbarbaro e Andrea Cavalleroni di Cittadini Sostenibili, l’associazione genovese che divulga comportamenti virtuosi a tutti i livelli del quotidiano.

andrea cavalleroni
Andrea Cavalleroni durante un incontro pubblico
Perché come Cittadini Sostenibili appoggiate questa campagna di Greenpeace e quali sono i motivi per cui secondo voi è giusto firmare la petizione?

I combustibili fossili – gas, petrolio e carbone – sono indicati dalla comunità scientifica tra i principali responsabili della crisi climatica. Questo dato è chiaro e lampante anche nei report dell’IPCC, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, solo per citare l’esempio più autorevole. Crediamo sia davvero importante firmare questa petizione, perché non si tratta di una semplice “raccolta firme”, ma di un ICE, ovvero una Iniziativa dei Cittadini Europei, un fondamentale strumento di democrazia che possiamo pensare come un “cugino” dei referendum che conosciamo in Italia. Al raggiungimento di un milione di firme, la Commissione Europea è obbligata a ricevere l’istanza presentata dai cittadini, formulando conclusioni giuridiche e politiche in merito.

Firmare significa lanciare un segnale. Significa dire che i cittadini sanno che l’uso di fonti fossili come fonte di energia è pericoloso e che il pubblico non va più bombardato con pubblicità che dipingono di verde l’uso di queste fonti inquinanti e climalteranti. Del resto è ciò che è avvenuto anche con il tabacco: nuoce gravemente alla salute ed è stato scritto a chiare lettere su ogni pacchetto di sigarette in vendita. E ora pubblicità e sponsorizzazioni da parte delle aziende del tabacco sono vietate. Se le fonti fossili sono davvero tra le cause principali di una crisi climatica senza precedenti perché non indicarlo esplicitamente?

Che impatto può avere sulla società il traguardo 1 milione di firme?

Per rispondere può essere utile dare uno sguardo alle iniziative che hanno già raggiunto il numero di firme necessario e sono state presentate alla Commissione: finora sono sei. Il primo risultato è evidente: la volontà dei cittadini ha “obbligato” le istituzioni europee a prendersi carico delle loro preoccupazioni, con ripercussioni sul piano giuridico e politico.

Nel frattempo, anche prima del raggiungimento di un milione di firme, possiamo guardare quel che sta accadendo in Francia: dal 22 agosto è scattato il divieto di pubblicizzare l’energia proveniente da fonti fossili, dopo l’entrata in vigore della relativa legge voluta dal presidente Emmanuel Macron e votata nel 2021. Si tratta di una norma che prevede eccezioni, certo, ma che rende comunque la Francia il primo paese in Europa a mettere in atto un tale divieto che coinvolge prodotti energetici a base di petrolio, combustione del carbone, idrogeno ottenuto da fossili senza cattura di CO2. Nel corso del 2023 il divieto sarà esteso anche al gas.

Se le fonti fossili sono davvero tra le cause principali di una crisi climatica senza precedenti perché non indicarlo esplicitamente?

L’importanza di questa petizione è proprio quella di smettere di normalizzare la combustione di fonti fossili. Questo può aiutare le persone a iniziare a percepire maggiormente l’urgenza che senza una riduzione drastica del consumo di combustibili fossili non si otterrà nessun obiettivo climatico rilevante (vedi gli Accordi di Parigi del 2015 e l’obiettivo di 1,5 gradi di riscaldamento globale). Le soluzioni tecnologiche le abbiamo, bisogna iniziare a implementarle al più presto possibile, senza perdere tempo in false soluzioni e senza mandare ai cittadini messaggi fuorvianti.

Purtroppo allo stato attuale un intero sistema economico è ancora basato sui combustibili fossili: quali sono i settori più impattanti e cosa possiamo fare?

Una considerazione importante da fare è che le “fonti fossili” non riguardano l’ambito economico solo per quanto concerne la mobilità, ma anche per il settore energetico, finanziario e tanti altri. Ad esempio, nella nostra mappatura degli acquisti sostenibili, segnaliamo gli strumenti per sapere se la propria banca o compagnia assicurativa fanno affari con fonti energetiche “sporche”. Oltre ai trasporti e all’energia, una menzione speciale va al cibo, una scelta che facciamo tre volte al giorno: avvicinarsi il più possibile a una dieta 100% vegetale è il modo più efficace per ridurre le proprie emissioni legate all’alimentazione.

cittadini sostenibili suq
Andrea Sbarbaro e una volontaria prima di un intervento al SUQ
Dicevamo prima che le tecnologie le abbiamo e ora vanno spinte al massimo senza promuovere l’uso dei combustibili fossili. In che modo si può agire?

Quelle che proponiamo sono alcune soluzioni, in sintesi, su scala globale basate su un assunto semplice: consumare meno energia e sempre più pulita. Ecco come:

  • risparmio energetico: in questo momento in particolare dobbiamo smettere di sprecare energia a livello individuale. Questo implica una maggiore consapevolezza anche in casa: condizionatori o riscaldamenti al minimo, spegnere luci, PC e motori quando non necessario;
  • efficientamento energetico: i nostri palazzi consumano molta energia per essere riscaldati e raffreddati, quindi dobbiamo isolarli al meglio per consumare il minor quantitativo di energia possibile;
  • elettrificazione dei consumi: esistono alternative ai consumi che oggi sono fossili. Ad esempio, possiamo cucinare con le piastre a induzione invece che con i fornelli a gas. Sono più efficienti, meno dannose per la salute e possono essere alimentate a fonti rinnovabili. Stesso discorso vale per le auto elettriche. Tra poco tutte le nuove case dovranno avere il divieto di allacciamento alla rete del gas, visto che si può fare tutto con l’elettricità; i primi casi virtuosi nel mondo iniziano a legiferare in tal senso, vediamo quanti anni ci metterà l’Italia;
  • aumentare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’energia proveniente da fonti rinnovabili emette circa il 96% in meno rispetto al carbone e 94% rispetto al gas.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Ardea, tutela e divulgazione ambientale nel napoletano e non solo
Ardea, tutela e divulgazione ambientale nel napoletano e non solo

Al via il primo Action Bootcamp Transistor, il futuro della Sicilia dipende da noi
Al via il primo Action Bootcamp Transistor, il futuro della Sicilia dipende da noi

Laura Cocco: “L’olio d’oliva in Sardegna è un fattore identitario, ma bisogna valorizzarlo”
Laura Cocco: “L’olio d’oliva in Sardegna è un fattore identitario, ma bisogna valorizzarlo”

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Come trasformare gli allevamenti in fattorie vegane, l’esperienza svizzera – #917

|

Val Pennavaire in rete: la nuova e inaspettata zuppa di sasso

|

Gaetano, terapista forestale dei Monti Lattari: “La foresta mi ha guarito”

|

Cuscini Bio, la moda etica e quel giocattolo dentro a una fornitura tessile

|

Animal Talk Italia: parlare con gli animali è possibile – Io Faccio Così #402

|

Lezioni ecologiche nelle scuole italiane, fra antropocene ed ecologia profonda

|

Alberi monumentali, in Sicilia sono 311 i tesori vegetali da tutelare

|

Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

string(7) "liguria"